Il punto 3 all’ordine del giorno della Consulta della pesca recitava “distribuzione delle trote mediterranee dell’impianto ittiogenico di Borgo Cerreto”. Ma quali trote, si chiedevano i pescatori umbri, se gli 80 quintali di quelle ora definitive di ceppo atlantico sono considerate non pure in base alla Carta ittica e quelle mediterranee di cui si è avviato l’allevamento sono ancora troppo piccole? Tanto che le associazioni della pesca sportiva sono state tentate di disertare la seduta convocata dal dirigente Grohmann, presente l’assessore Morroni.
Poi hanno partecipato, ma il confronto tra Regione e pescatori sportivi si è tradotto in un muro contro muro. Con i toni che, come era stato in precedenza per la caccia, si sono accesi.
L’assessore Morroni ha ribadito che, sulla base delle risposte ricevute dal Ministero – due i confronti con il sottosegretario Vannia Gava – la normativa nazionale, nonostante la deroga inserita in Finanziaria e nel Milleproroghe, non consente in Umbria immissioni di trote che non siano mediterranee pure almeno al 98%. Un livello di purezza – nella ricerca delle trote “ariane”, si è ironizzato anche nell’ultima seduta in Aula – fissato da una dirigente, accusano le associazioni della pesca sportiva. Che chiedono di modificare la Carta ittica così penalizzante per i pescatori umbri. E tra l’altro, sottolineano, disattesa in altre occasioni.
Paletti ferrei che rischiano anche di mandare al macero 80 quintali di trote ora definite di ceppo atlantico, allevate dalla Regione nel Ternano e poi portate all’impianto ittiogenico regionale di Borgo Cerreto. Trote non pure, che non possono essere immesse e che si sta tentando di vendere, finora senza successo.
Le trote mediterranee che saranno immesse sono avannotti di 6 cm. Destinati ad essere prede di altri pesci e cormorani, è la previsione dei pescatori. Per i quali si vuole far passare per un successo quello che definiscono l’ennesimo fallimento inseguendo progetti universitari lautamente finanziati con fondi pubblici, ritenendo che in realtà i pesci in questione siano immessi così piccoli perché problemi sanitari ne impediscono l’allevamento.
Lo scontro sulle (mancate) immissioni di trote ha fatto saltare il dibattito su un’altra questione per la quale la Regione aveva convocato associazioni di pesca sportiva e ambientalisti: la richiesta dell’istituzione di un tratto no kill sul Timia, nel territorio comunale di Bevagna.
Una convocazione che è suonata un po’ come una beffa per i pescatori, visto che in altre occasioni sono state prese decisioni ben più impattanti sul settore senza sentire l’esigenza di consultare le stesse associazioni.