Scena prima del concerto di chiusura di Segnali 2015– Alvin Curran entra nell’Auditorium del Conservatorio F. Morlacchi di Perugia. La sala è insolitamente austera, con un bel pianoforte a coda, il suo sgabello con cuscino di panno rosso acceso, una tastiera midi ad 88 tasti attrezzata con le solite diavolerie che cialtronescamente definiremo “tecnosintoelettroacustiche” e necessarie in un simile contesto, l’imperituro Mac e niente altro.
Scena seconda- Si inizia, e Curran si avvicina al pianoforte ma con un rapido gesto che confonde il pubblico accorso per l’evento, trascina intenzionalmente (e letteralmente) lo sgabello per due volte, indietro e di lato, emettendo così la nota di attacco del concerto, in una sala ammutolita.
Basterebbe questo resoconto telegrafico della serata per raccontare l’essenza di una performance molto attesa e che ha chiuso la serie dei concerti di Segnali 2015.
Ma così facendo ci priveremmo del gusto di raccontare cosa si prova ad assistere ad un concerto di Alvin Curran, storico fondatore nel 1965 a Roma del gruppo Mev-Musica Elettronica Viva. Nel corso del suo periodo romano, il compositore ha avuto modo di frequentare artisti come Ennio Morricone e Giacinto Scelsi, guadagnandosi da vivere suonando il pianoforte nei Piano-Bar e lavorando come fonico per il cinema. Curran, nato a Providence, classe 1938, inizia a suonare a 5 anni e si forma su una base solida divisa tra Jazz e Classica. Decisamente talentuoso con il pianoforte, nonostante i primi anni ’60 sia avviato ad una brillante carriera anche grazie ad una collaborazione a Berlino con Elliot Carter, e dove sarà a contatto con personaggi del calibro di Stravinsky, Stockhausen e Berio, Curran preferirà invece iniziare a viaggiare per l’Europa.
Ed il viaggio, inteso come metafora dell’apprendimento, per il compositore statunitense sarà la principale fonte di approvvigionamento di suoni ed esperienze.
Nella performance eseguita a Perugia per Segnali 2015, Curran ha raccontato uno spaccato di questo lavoro. Il suo The Alvin Curran Fake Book, altri non è che una grande contenitore di appunti per una partitura senza fine dove l’improvvisazione è il collante di tutte quelle esperienze sonore e persino rumoristiche, di suoni precampionati che Curran ha raccolto in decine di anni di lavoro, ben più di 40 quasi. “Suonare il mondo con la punta delle dieci dita”, lo definisce il compositore nella presentazione del programma di sala della serata. “Una riflessione molto personale -aggiunge Curran- sull’arte e sulla cultura dell’Improvvisazione musicale, sui temi popolari e sugli spazi nebulosi che separano e avvicinano la musica di ricerca da quella per tutti”.
A voler trovare qualcosa di simile ad una performance di Curran, l’unica cosa che ci viene in mente nella nostra esperienza personale, potrebbe essere relativa alle produzioni di alcuni Dj-compositori che usano molto la sovrapposizione di tanti generi diversi in una specie di dialogo continuamente interrotto, fatto di parole musica ed anche rumori ambientali. Non ce ne sono molti in giro infatti ed in ogni caso non c’è possibilità di confronto sopratutto nel metodo di costruzione della performance. Curran, nel suo pentolone, cucina tutto “al momento” come un cuoco stellato ed il materiale per la ricetta è tutto di sua produzione. Al Limite, lui, potrebbe essere un Fake Dj !
Ci si trova di tutto dentro, dalla scala melodica di stampo jazzistico, al rumore del treno, al fischio di una nave o al canto dei Native Americans. La distorsione elettronica di voci capionate che interrompe una serie di note suonate con singolare lentezza al piano o lunghi passaggi monotonali che annunciano la tempesta di altri campionamenti presi chissà dove.
Davvero arduo riassumere. Ed è per questo che la scelta di mettere nel programma di Segnali 2015, una data dedicata ad Alvin Curran, in prima europea, e organizzare anche un seminario con la sua docenza, va applaudita e apprezzata.
Non smetteremo mai di scrivere che questa manifestazione, tutta umbra, va sostenuta con forza perchè la qualità delle proposte e al contempo anche l’apprezzabile formula del programma che consente a tutti gli interessati di poter assistere non solo ad un concerto ma anche ad una lezione-seminario tenuta dallo stesso musicista o compositore, rende giustizia ai “cervelli sani” presenti in questa nostra regione, ed in grado di offrire conoscenza e spunti di riflessione senza per questo trasformare la faccenda in un fatto di puro business che, per la maggior parte delle volte, copre invece indicibili interessi personali.
Chiudiamo con le parole di Curran che meglio di ogni altra chiacchiera descrivono il senso di una vita di ricerca.
“…Quello che sentirete fa parte di un progetto musicale che ho sviluppato in quasi 50anni, ossia una pratica che deriva dalla mia personale necessità e capacità di fare musica con qualsiasi cosa, ovunque, sempre e alla fine con qualcuno. In breve la mia autobiografia”.
Riproduzione riservata
Foto: Tuttoggi.info