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Segnali 2015, seconda serata di “moto perpetuo” tra suono, ricerca e immagini

C’è una certa soddisfazione nel vedere come Segnali 2015 resti fedele a se stessa e nel contempo trovi sempre nuovo stimoli per stupire un pubblico appassionato che sta seguendo la programmazione in corso all’Auditorium del Conservatorio F. Morlacchi di Perugia. Una sorta di moto perpetuo della ricerca nel campo dei suoni e delle performance multimediali che mettono alla luce profonde radici e riferimenti ad autori precedenti, ma nel contempo rielaborano e mettono di nuovo in circolo novità sorprendenti che, in alcuni casi, destano ammirazione.
Nella serata del 5 maggio, tutto questo è stato riassunto da una programmazione intensa e tutta giocata sull’interattività del suono con l’immagine, senza stare troppo a preoccuparsi di cosa viene prima o da chi dipende da “cosa”.
Con un unica eccezione. La rappresentazione di The Little match Girl Passion di David Lang, una piccola, minimalista, Suite Vocale eseguita dal soprano Letizia Pellegrino, dal contralto Francesca Lisetto, dal tenore Enrico Zuddas  (al Glockenspiel) dal basso, Riccardo Adamo (alla Grancassa e alle Tubolar Bells), con la direzione della docente del Conservatorio, Grazia Pittavini.
Una partitura che nell’intenzione dell’autore vuole raccontare una storia, quella della Piccola Fiammiferaia (H.C. Andersen), e che nella realtà, oltre al senso letterale del testo, evoca immagini, come piace a Segnali, proprio grazie alla scrittura contrappuntistica con cui è stata composta. Una piccola e gradevole gemma di 30 minuti eseguita con passione dai cantanti, non senza qualche passaggio ardito della partitura che mette a dura prova la tecnica del fraseggio.
A seguire la performance di Gianpaolo Antongirolami (sassofono baritono e sax-tenore) e Nicola Casetta (live electronics). “Gli atomi che s’accendevano e radiavano” di Andrea Agostini, 2009, e  “In memoriam… layer 4 (a tribute to Eric Dolphy)” di Mike Vaughan, 2007. Vaughan peraltro era presente in sala, arrivato a Perugia proprio per l’esecuzione della sua partitura.

 Questa performance è indirizzata alla trasformazione del suono di puro stampo jazzistico ( per intenderci una improvvisazione di free jazz) in elaborate sonorità elettroniche ed elettroacustiche, che appaiono al pubblico fratturate, quasi frutto di un linguaggio balbettante. Ed è proprio questa sospensione continua a creare l’attesa e alla fine un senso di memoria della performance. La cosa è molto più evidente nel lavoro di Vaughan dove qua e la si sentono i richiami ad Eric Dolphy a cui il lavoro è dedicato. Antongirolami è un magnete da cui non si possono staccare gli occhi tanto è intensa anche fisicamente l’esecuzione e curiosa la tecnica di lettura di misteriosi spartiti che occupano tre leggii messi in fila.

Disorientante, ma assolutamente coinvolgente, la performance Kipple di Alessio Dutto (Mixed media e live electronics). Dutto, che ha un discreto curriculum pur essendo dell’89, riprende in mano antichi percorsi, consapevolmente o meno, e trasforma materiali di scarto negli strumenti del futuro. O meglio i materiali diventano il motore di un nuovo suono, spazzatura-progenitrice di nuovi contesti sonori e visuali finalmente pronti per una nuova vita. Dutto ha utilizzato, tra gli altri, una vecchia bottiglia di Coca Cola, un paio di barattoli di vetro ed anche un bel foglio di carta argentata, di quelle che ci si incarta l’uovo di Pasqua. Il concetto, anche da un punto di vista filosofico, non è una novità in assoluto, ma è molto interessante invece nel lavoro di Dutto, il richiamo ai materiali sonori di John Cage (vasche da bagno, teiere, vasi da fiori etc. ), ed anche il richiamo alla gioiosità circense di artisti performer come Hermeto Pascoal che suona la propria barba o canta le canzoni brasiliane con l’aspiratore del suo dentista. Detto ciò però, Alessio Dutto è decisamente più rigoroso nella sua improvvisazione e con i suoi due Mac sul tavolo lascia a bocca aperta il pubblico di Segnali.
Segue le performance di Federico Ortica, vecchia conoscenza di Segnali ( seppure giovanissimo studente del Conservatorio) che propone PooP, un brano di musica elettronica e Sousafono per Banda. Solo a citarlo si sgranano gli occhi. Cosa mai avranno da dirsi due mondi così distanti? Eppure, merito di Ortica, è proprio quello di trovare una nuova collocazione all’ingombrante strumento a fiato che da comprimario nella formazione bandistica diventa invece, in un contesto elettronico, il generatore di nuova linfa sonora. E siccome Ortica è uno studente a tutti gli effetti, nella performance, visto il periodo agitato per la scuola in generale, ci infila dentro voce e testo di Andrea Camilleri sull’argomento dei tagli all’istruzione.
In prima assoluta dal vivo invece la performance di Giorgio Bertinelli (live electronics), Daniele Cateni (Accademia Vannucci), “Living Colors live”. Una dualità tutta giocata nel rapporto suono-colore. Un colore in forma liquida che attraverso un’articolato gioco di scatole scorre e si muove per opera di Cateni in base ai flussi sonori prodotti dall’immancabile Mac, “suonato” da Bertinelli ( sua anche una performance al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2012).
Il tutto ripreso da una telecamera fissa puntata sulle scatole in cui scorre il colore e proiettata su uno schermo per il pubblico. Un’opera decisamente visiva, tangibile, a tratti emozionante, dove non ci sono confini, se non quello che decide lo spettatore. Al performer spetta solo il compito di celebrare il rito della trasformazione.
Dello stesso tenore anche l’opera CONCERTO AUDIOVISIVO N°2 (2015) del Duo Core-Scacchioli, eseguita in prima assoluta per Segnali. Vincenzo Core e Fabio Scacchioli collaborano dal 2009 ed anche loro hanno un nutrito curriculum di partecipazioni e lavori, inclusa la Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel lavoro presentato a Perugia, oltre alla perfetta sintesi tra immagine e suono, colpisce anche la scelta della storia di ciò che si vuole raccontare in quello che potremmo quasi definire un montaggio decoupage del tutto. Con l’intento di sacrificare la stessa rappresentazione, il duo Core-Scacchioli esalta il simbolo come strumento di conoscenza superiore. Ed in questo, forse senza intenzione, appaionio come antichi saggi.
La serata si conclude dunque con Segnali importanti, linguaggi che impongono la curiosità di capire e al contempo di liberarsi di ciò che ci permea da anni di comunicazione spazzatura sia in termini visivi che musicale.
Nel frattempo attesa per il concerto evento di questa sera con Alvin Curran e il suo The Alvin Curran Fake Book

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Foto: Tuttoggi.info