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Naufragio Palermo, “hanno tentato di salvarsi in tutti i modi”: la ricostruzione del pm

(Adnkronos) - Hanno tentato di salvarsi in tutti i modi, cercavano bolle d'aria, vagando vagato per diversi minuti da una cabina all'altra mentre il veliero stava affondando. Ma alla fine in sette hanno dovuto arrendersi. Perché l'evento "è stato repentino e improvviso". E sono morti annegati nel veliero Bayesian, nel naufragio di Porticello (Palermo). Per la prima volta, il procuratore capo di Termini Imerese (Palermo) Ambrogio Cartosio, a distanza di 5 giorni dalla "gravissima tragedia", come la definisce lui stesso. In una affollata conferenza stampa, il capo della Procura, insieme al giovane pm Raffaele Cammarano, ha quindi annunciato pubblicamente che, come anticipato dall'Adnkronos nei giorni scorsi, la Procura indaga per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. "Al momento - ha sottolineato - contro ignoti".  

L'autopsia sui corpi delle vittime sarà eseguita "presto". E se fino a questo momento si indaga contro ignoti, la situazione potrebbe cambiare presto, ha spiegato Cartosio. "Quando e se iscriveremo delle persone nel registro degli indagati non dipende esclusivamente dal recupero del veliero. Ci sono delle valutazioni che vanno fatte - ha detto -, ci si deve rendere conto che un procuratore che acquisisce degli elementi che provengono da accertamenti di vario tipo ha la necessità di conoscerli bene e rifletterci sopra". I magistrati non hanno ancora conferito l'incarico delle autopsie sui sette corpi, anche se avverrà molto presto.  

"Alle 4.38 un razzo rosso ha avvertito la Guardia costiera che c'era un problema a mare - ha detto ancora Cartosio - la Guardia costiera con un mezzo nautico è arrivata sul posto ma il veliero era già affondato. C'erano dei naufraghi che sono stati soccorsi da un'altra imbarcazione ancorata a circa 200 metri dal Bayesian. Il comandante della imbarcazione ha soccorso gran parte dei naufraghi. Sette erano scomparsi". Il primo cadavere, quello del cuoco di bordo, Recaldo Thomas, 37enne dell'Antigua, è stato trovato all'alba di lunedì, poche ore dopo il naufragio. "Mancavano all'appello sei passeggeri, la cui identità, è inutile che ce lo nascondiamo, è uno degli elementi principali dell'interesse internazionale, direi mondiale, che c'è sulla vicenda, cioè personaggi di rilievo internazionale nel campo degli affari", dice. Gli altri sei cadaveri sono stati recuperati. Prima quelli del banchiere Jonathan Bloomer e della moglie, dell'avvocato Chris Morvillo e della moglie. 

Uno o più portelloni a poppa della barca affondata erano aperti? "Si tratta di elementi che non possiamo rivelare per il semplice motivo che si tratta di informazioni che necessitano di essere confermate dal successivo esame del relitto. Fornirle adesso potrebbe essere pregiudizievole ai fini della indagine", ha detto ancora il pm. 

Gli eventi si sono sviluppati in pochi minuti, l'affondamento è stato repentino e improvviso. Dunque, sicuramente l'attività di indagine che si fonderà prima sul recupero e poi sull'accertamenti sul relitto ci permetterà di fornire delle risposte a quesiti al momento non conosciuti", risponde il pm alle domande su come mai l'equipaggio si è salvato quasi per intero mentre sei degli ospiti sono morti e perché il comandante non ha prima salvato i passeggeri? "Le indagini si stanno concentrando anche su questo aspetto", dice. 

La Procura di Termini Imerese non ha eseguito il test antidroga né il test per l'assunzione di alcol né sull'equipaggio né sugli ospiti, ha detto ancora il pm, aggiungendo: "In quel momento erano feriti e sotto choc, quando si doveva capire cosa fosse successo ci si è concentrati sulla cura di quei soggetti. In merito alle condotte stanno venendo esaminati, non solo i passeggeri ma anche i membri dell'equipaggio". 

Le vittime sono rimaste indietro, nel veliero "perché dormivano. Stiamo cercando di appurarlo incrociando le testimonianze e verificando cosa emerge, è un punto focale delle indagini", ha continuato il pm. "La notte del naufragio c'era in plancia di comando un uomo dell'equipaggio", ha poi aggiunto Cammarano parlando con i giornalisti: "L'attività di indagine è tesa proprio a capire cosa sia successo". Il veliero Bayesian, ha aggiunto ancora, è affondato di poppa in pochi minuti. 

Poi, entrando più nello specifico dell'inchiesta, il magistrato, rispondendo alle domande dei giornalisti arrivati da tutto il mondo ha ribadito che "al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera - ha aggiunto - In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero".  

Il comandante della Capitaneria di porto di Palermo, l'ammiraglio Raffaele Macauda ha poi spiegato che "è intenzione della proprietà del Bayesian recuperare il relitto". "In collegamento con la procura hanno manifestato la volontà di recuperare l'imbarcazione, c'è la disponibilità, con i tempi tecnici necessari, a recuperare l'imbarcazione", ha detto Macauda in conferenza stampa. Che poi ha fatto sapere: "E' necessario un piano di recupero circa le modalità da utilizzare per portare a galla il veliero. Un piano da presentare all'autorità marittima. Preliminarmente devono essere svuotati i serbatoi". 

Poi, tornando alla notte di domenica, l'ammiraglio ha spiegato: "Il veliero poteva stare in rada in quella zona. Del resto per quella sera non c'era un'allerta di burrasca". Rispondendo invece alla domanda di una cronista che gli ha chiesto se il dispositivo di soccorso fosse stato lo stesso se si fosse trattato di un barcone di migranti, Macauda ha replicato: "Il dispositivo di soccorso è uguale per tutti, la Guardia costiera non fa alcuna distinzione tra le persone, né del colore della pelle. Se al posto del veliero ci fosse stato un barcone di migranti avremmo fatto la stessa cosa. Voglio ricordare che a Lampedusa abbiamo recuperato corpi a 60 metri per restituirli ai familiari". 

"Lo scenario in cui ci siamo trovati a operare era non convenzionale, relativo a una imbarcazione affondata a una profondità di 50 metri. Le immersioni presentavano delle caratteristiche di tipo speleologico, gli operatori dovevano prestare attenzione sia alla profondità che alla presenza degli arredi che tendevano a fluttuare e ostruivano l'accesso e l'uscita". Così Giuseppe Petrone, il capo dei sommozzatori dei Vigili del fuoco, parlando delle ricerche dei dispersi. "Le difficoltà erano legate al fatto che le operazioni dovevano essere effettuate prestando attenzione ai dispositivi di sicurezza, non mettendo a rischio la propria incolumità". E ancora: "Le operazioni hanno presentato notevoli difficoltà". 

Pm: “Naufragio, evento repentino e improvviso”

(Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova) - Hanno tentato di salvarsi in tutti i modi, alla ricerca di bolle d'aria. Hanno vagato per diversi minuti da una cabina all'altra mentre il veliero stava affondando, ma alla fine in sette hanno dovuto arrendersi. Perché l'evento "è stato repentino e improvviso". E sono morti annegati nel veliero Bayesian, 56 metri di lunghezza, con un albero maestro di 75 metri. Uno degli yacht più lussuosi al mondo. Per la prima volta, il Procuratore capo di Termini Imerese (Palermo) Ambrogio Cartosio, a distanza di 5 giorni dal naufragio di Porticello (Palermo), parla con la stampa per raccontare i particolari della "gravissima tragedia", come la definisce lui stesso, costata la vita a sette persone, tra cui una ragazza di appena 18 anni, Hannah Lynch, la figlia minore del magnate britannico, morto anche lui. In una affollata conferenza stampa, il capo della Procura, insieme con il giovane pm Raffaele Cammarano, annuncia pubblicamente che, come anticipato dall'Adnkronos nei giorni scorsi, la Procura indaga per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.  

"Al momento - dice- contro ignoti". Ma la situazione potrebbe evolversi già nelle prossime ore. "Siamo solo in una fase iniziale. Non escludiamo che ci siano sviluppi che potrebbero essere di qualunque tipo", ha poi aggiunto il Procuratore. "Potrebbe anche essere possibile che iscriviamo nel registro gli eventuali indagati prima del recupero del veliero", dice. Oppure, anche prima del conferimento delle autopsie, nei prossimi giorni. 

I magistrati non hanno, infatti, ancora conferito l'incarico delle autopsie sui sette corpi, anche se avverrà molto presto. Ecco il racconto di quella tragica notte nelle parole del Procuratore Cartosio: "Alle 4.38 un razzo rosso ha avvertito la Guardia costiera che c'era un problema a mare- dice - la Guardia costiera con un mezzo nautico è arrivata sul posto ma il veliero era già affondato. C'erano dei naufraghi che sono stati soccorsi da un'altra imbarcazione ancorata a circa 200 metri dal Bayesian. Il comandante della imbarcazione ha soccorso gran parte dei naufraghi. Sette erano scomparsi". Il primo cadavere, quello del cuoco di bordo, Recaldo Thomas, 37enne dell'Antigua, è stato trovato all'alba di lunedì, poche ore dopo il naufragio. "Mancavano all'appello sei passeggeri, la cui identità, è inutile che ce lo nascondiamo, è uno degli elementi principali dell'interesse internazionale, direi mondiale, che c'è sulla vicenda, cioè personaggi di rilievo internazionale nel campo degli affari", dice. Gli altri sei cadaveri sono stati recuperati. Prima quelli del banchiere Jonathan Bloomer e della moglie, dell'avvocato Chris Morvillo e della moglie.  

Poi "due giorni fa è stato recuperato il corpo dell'imprenditore Michael Lynch e ieri quello della figlia di Lynch, Hannah di 18 anni. Una ragazza il cui volto angelico ha commosso tutti. Una tragedia gravissima". I primi 5 corpi sono stati trovati nella prima cabina sul lato sinistro e l'ultimo corpo nella terza cabina sempre sul lato sinistro. "Il naufragio è stata una tragedia gravissima nell'ambito della quale abbiamo, però, avuto la fortuna di avere la collaborazione di alcuni reparti dei vigili del fuoco che hanno avuto un coraggio eccezionale, compiendo operazioni per niente facili, sono i reparti degli speleo sommozzatori. Alla struttura va il nostro ringraziamento e il massimo riconoscimento per il valore dimostrato. Così come alla Guardia Costiera e alle altre forze dell'ordine", prosegue Cartosio. 

Poi, entrando più nello specifico dell'inchiesta, il magistrato, rispondendo alle domande dei giornalisti arrivati da tutto il mondo - presenti dal Times londinese al Ny Times, al Financial Times, a Bloomberg e The Guardian, oltre ai media italiani - ha ribadito che "al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera - ha aggiunto - In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero". Le domande arrivano a decine. Intanto è vero che il portellone del tender fosse aperto per errore? "Non possiamo confermare se c'erano i portelloni aperti. Non vi saranno dichiarazioni su quello che al momento hanno visto i sommozzatori. Possono essere informazioni che devono essere confermate da una seconda verifica", ha detto il giovane pm Cammarano. Che poi ha aggiunto: "i membri dell'equipaggio non sono stati sottoposti ad alcoltest e drug test. Erano molto provati sotto choc e necessitavano di cure".  

Ma perché a salire sulla scialuppa per primi sono stati quelli dell'equipaggio, compreso il capitano, e non i passeggeri, come prevede la prassi? "Probabilmente i passeggeri stavano dormendo, per questo sono rimasti in cabina. Su questo stiamo ancora indagando in base al racconto dei superstiti", ha spiegato Cammarano. "I passeggeri morti trovati nella stessa cabina di sinistra non dormivano tutti in quel locale", ha aggiunto Cammarano, ipotizzando che forse le vittime "cercavano bolle d'aria". Gli inquirenti stanno cercando di appurare questo passaggio incrociando le testimonianze dei sopravvissuti. Intanto oggi pomeriggio, come si apprende, Angela Barcares, la moglie del magnate britannico Mike Lynch, ha lasciato l'hotel Domina Zagarella che la ospitava dal giorno della tragedia. Con lei lasciano l'albergo altri ospiti della barca a vela. Sei in tutto. Restano i componenti dell'equipaggio sopravvissuti al naufragio. Non si sa se la vedova di Lynch lascerà l'italia. 

"Noi siamo vicini alle famiglie che hanno subito questo lutto", dice Cartosio, che poi aggiunge: "Sarebbe ancora più doloroso se lo sviluppo delle indagini dimostrasse che questa tragedia, questo lutto terribile, è stata causata da comportamenti non perfettamente in ordine con le responsabilità che ciascuno deve avere nella gestione della navigazione". Cartosio ha anche spiegato il lungo silenzio con i media di tutto il mondo: "In questi giorni mi sono trincerato nel silenzio, non ho risposto alle domande che mi sono state rivolte dai giornalisti, ma l'ho fatto semplicemente perché è giusto che si sappia che in Italia non è consentito fare diversamente, perché l'articolo 5 del decreto 106 del 2006, così come modificato da una legge del 2012, vieta al Procuratore della Repubblica di rilasciare dichiarazioni alla stampa se non in due modalità: o il comunicato stampa o la conferenza stampa. Personalmente ho criticato la legge in più occasioni, a mio avviso questa legge crea ostacoli notevoli all'attività della libera informazione. Ma credo che tutti i cittadini, più ancora i magistrati, sono tenuti a rispettare le leggi anche quando non piacciono, ecco perché non ho potuto dire rispondere alle vostre domande. Spero ci sia comprensione".  

Il comandante della Capitaneria di porto di Palermo, l'ammiraglio Raffaele Macauda ha poi spiegato che "è intenzione della proprietà del Bayesian recuperare il relitto". "In collegamento con la procura hanno manifestato la volontà di recuperare l'imbarcazione, c'è la disponibilità, con i tempi tecnici necessari, a recuperare l'imbarcazione", ha detto Macauda in conferenza stampa. Che poi ha fatto sapere: "E' necessario un piano di recupero circa le modalità da utilizzare per portare a galla il veliero. Un piano da presentare all'autorità marittima. Preliminarmente devono essere svuotati i serbatoi". 

Poi, tornando alla notte di domenica, l'ammiraglio ha spiegato: "Il veliero poteva stare in rada in quella zona. Del resto per quella sera non c'era un'allerta di burrasca". Rispondendo invece alla domanda di una cronista che gli ha chiesto se il dispositivo di soccorso fosse stato lo stesso se si fosse trattato di un barcone di migranti, Macauda ha replicato: "Il dispositivo di soccorso è uguale per tutti, la Guardia costiera non fa alcuna distinzione tra le persone, né del colore della pelle. Se al posto del veliero ci fosse stato un barcone di migranti avremmo fatto la stessa cosa. Voglio ricordare che a Lampedusa abbiamo recuperato corpi a 60 metri per restituirli ai familiari".  

Il Comandante dei Vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra, ha parlato dell'affondamento del veliero, spiegando che "la nave è affondata prima di poppa e poi si è adagiata sul lato. Abbiamo trovato i corpi nelle cabine sul lato sinistro quello che è stato invaso per ultimo dall'acqua. Cinque corpi li abbiamo trovati nella prima cabina sul lato sinistro l'ultima vittima nella terza cabina. Nel veliero c'erano sei cabine tre nel lato destro e tre nel lato sinistro".  

Il pm Cammarano ha ribadito che si è "trattato di un evento repentino e improvviso". "Al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera - ha aggiunto - In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero". Poi in un secondo momento della conferenza stampa ha aggiunto: "Il veliero non si è inabissato in maniera improvvisa. In quei minuti le condizioni del tempo sono peggiorate in maniera esponenziale, sarà molto importante capire le tempistiche. E' un accertamento che richiede un controllo incrociato. Sarà importante analizzare la cabina di comando, sono accertamenti da fare e al momento non possiamo rispondere con ragionevole certezza". E presto il capitano del veliero James Catfield sarà risentito dai magistrati. "Dovremmo ancora fargli delle domande e ci aspettiamo che prima di lasciare l'Italia attenda l'esito degli accertamenti", ha aggiunto Cartosio. Per il quale "per la conclusione delle indagini sarà fondamentale il recupero del relitto ai fini dell'accertamento delle responsabilità. Ma il passaggio del fascicolo dal registro ignoti a noti non dipende solo dal recupero del veliero, ma da tutta una serie di accertamenti e valutazioni che vanno fatte: potrebbe succedere che iscriviamo qualcuno nel registro degli indagati anche molto prima del recupero del veliero". E ha aggiunto: "L'equipaggio del veliero Bayesian non è obbligato a restare in Sicilia, non c'è alcun obbligo di legge. Ma i membri dell'equipaggio devono dare la massima disponibilità per essere risentiti". 

Insomma, sono ancora numerosi i punti interrogativi su quello che è accaduto alle 4.38 di lunedì 19 agosto nelle acqua antistanti Porticello. E le prime risposte potrebbero arrivare direttamente dal relitto che per è adagiato sul fianco destro a 50 metri di profondità.  

Papa benedice la Mediterranea Saving Humans: “Prego per voi”

(Adnkronos) - "Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco". E' il messaggio autografo di 'buon vento' che Papa Francesco ha fatto recapitare tramite don Mattia Ferrari all'equipaggio di Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans, che ieri sera è salpata dal porto di Trapani per la nuova missione di monitoraggio, ricerca e soccorso. Per la prima volta, la Mare Jonio è accompagnata lungo la sua rotta da una barca a vela di supporto organizzata dalla Fondazione Migrantes della Chiesa cattolica italiana, con funzioni di osservazione e documentazione, informazione e testimonianza.  

La nave Mare Jonio e la barca a vela Migrantes raggiungeranno oggi pomeriggio l’area di operazioni Sar a sud di Lampedusa. "Nonostante il silenzio che sembra essere calato sulla permanente crisi umanitaria nel nostro mare - spiegano da Mediterranea - la missione interviene in una situazione drammatica". 

"A monte della vantata 'riduzione degli sbarchi in Italia' vi è un incremento delle violenze e delle sofferenze per le persone in movimento e, in proporzione, anche del numero di vite perdute rispetto agli anni passati - sottolinea Mediterranea Saving Humans - È questa diretta conseguenza degli accordi stipulati dai governi italiani e dalle istituzioni europee con milizie e regimi di Libia e Tunisia". 

"All’obiettivo prioritario della missione di salvaguardare a ogni costo ogni singola vita umana in pericolo in mare - spiega Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans - si aggiunge quello di impedire intercettazioni e respingimenti delle persone migranti verso porti e Paesi 'non sicuri', come Libia e Tunisia, dove i diritti fondamentali sono negati e la stessa incolumità delle persone è quotidianamente a rischio. Intercettazioni e respingimenti che sono aperte violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo". 

Secondo i dati diffusi da Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni dell’Onu), dall’inizio di quest’anno al 17 agosto scorso, sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo centrale oltre 1.000 persone, mentre quasi 14.000 sono state catturate in mare e "deportate nuovamente nei famigerati campi di prigionia in Libia", sottolineano dall'ong. Secondo i dati forniti dalle stesse autorità tunisine, invece, sarebbero oltre 30.000 le persone in partenza dalla Tunisia e intercettate a terra o in acqua. "Per molte di esse il destino è stata la deportazione e l’abbandono nel deserto", spiegano da Mediterranea. 

Agrigento, souvenir sulla mafia al bando. Confcommercio Sicilia: “Altri seguano esempio”

(Adnkronos) - "Tolleranza zero". Ad annunciarla è il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, che si dice "sorpreso" dall'eco mediatica suscitata dalla sua ordinanza che vieta la vendita, da parte di coloro che commerciano souvenir turistici, di oggetti che rievocano la mafia. Un provvedimento "scontato e necessario" dopo la segnalazione da parte di un concittadino della presenza, nelle vetrine dei negozi della centralissima via Atenea, di magneti che raffigurano 'u mafiusu' o 'a mafiusa' con tanto di coppola e lupara, in alcuni casi a bordo di un'auto con i colori della bandiera italiana. "Per me è stato naturale agire immediatamente - dice all'Adnkronos -, trovo mortificante essere etichettati come 'mafiosi'". Da tempo l'Amministrazione comunale, che si prepara al 2025 anno in cui Agrigento sarà Capitale della cultura, lavora all'affermazione della cultura della legalità. "Lo facciamo nelle scuole e con eventi a 360 gradi. Non è tollerabile, allora, che in città si veicoli questo tipo di promozione della Sicilia e del Paese intero".  

"Ritenuto che la vendita di tali prodotti nel territorio di Agrigento mortifica la comunità agrigentina, da anni impegnata nella diffusione della cultura della legalità, si ordina il divieto di vendita di qualsiasi tipo di oggetto che inneggi, o richiami in qualunque modo e forme, alla mafia e alla criminalità organizzata", si legge nell'ordinanza. E i commercianti pare si siano subito adeguati. "I gadget sono spariti", assicura il primo cittadino. I controlli, affidati soprattutto alla Polizia municipale, proseguiranno nei prossimi giorni per garantire il rispetto dell'ordinanza e per i trasgressori scatteranno le multe. "Un turista 'ignorante' potrebbe essere attratto da questi souvenir, che veicolano un messaggio fuorviante. E' necessario allora educare sia i commercianti sia i turisti all'acquisto di gadget che rappresentino davvero una città, una Regione e uno Stato, che ha pagato un tributo altissimo nella lotta alla mafia". Un plauso arriva da Confcommercio Sicilia, che sostiene l'ordinanza emessa dal primo cittadino. "Anzi – sottolinea all'Adnkronos il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – diciamo di più. Auspichiamo che anche altri sindaci della nostra Isola possano seguire lo stesso esempio". 

Sul tema si dibatte da tempo. "Le prime posizioni, in proposito, da parte di associazioni che combattono la mafia sotto ogni punto di vista si riferiscono già a oltre un decennio fa - ricorda Manenti -. La nostra confederazione, poi, è caratterizzata da uno specifico codice etico che prevede di adoperarsi per la tutela della legalità e della sicurezza e per la prevenzione e il contrasto di ogni forma di criminalità, mafiosa, comune, organizzata e non. Il nostro impegno, dunque, è di contrastare ogni legame con la criminalità, sia materiale che formale". Per Manenti "gli stereotipi che arrivano da certi pupazzetti potrebbero sembrare poca roba. Ma così non è. Il messaggio che passa, soprattutto nei confronti dei visitatori stranieri, è devastante". Ecco perché Confcommercio continuerà a "lottare anche nei confronti delle semplici allusioni alla mafia o alla criminalità organizzata".  

"Il nome della nostra Isola deve essere associato a immagini positive e non certo alla mafia - dice ancora Manenti -. Che questo segnale arrivi da Agrigento che il prossimo anno sarà Capitale italiana della Cultura è significativo". Un passo, quello del sindaco agrigentino, assicura il numero uno di Confcommercio Sicilia che "stiamo apprezzando moltissimo" e che "speriamo possa essere il primo di una lunga serie". Anche se, sottolinea, "stare a confrontarsi su queste argomentazioni ancora nel 2024 è davvero imbarazzante. Ma tant’è". Sull'ipotesi apre anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. "L'iniziativa agrigentina potrebbe essere replicata anche qui, dove è sempre più necessario liberarsi di vecchi e superati stereotipi", dice il primo cittadino, che nei prossimi giorni si confronterà con l'assessore comunale Giuliano Forzinetti e con la commissione consiliare alle Attività produttive per individuare "il percorso più idoneo". Perché se è vero che "Palermo, grazie soprattutto ai risultati ottenuti da magistrati e forze dell'ordine, ha fatto grandi passi in avanti per liberarsi dell'immagine di una città di mafia", è altrettanto vero che "la battaglia per affermare una compiuta legalità è ancora in corso e impone l’assoluto impegno di tutti". 

Già lo scorso anno gadget e souvenir 'ispirati' a Cosa nostra erano stati messi al bando sui traghetti che collegano la Sicilia alla Calabria grazie a un intervento dell'assessore alle Infrastrutture della Regione siciliana, Alessandrò Aricò. Che oggi torna sul tema. Questa volta l'invito è rivolto ai vertici delle società di gestione degli scali di Palermo (Gesap), Catania e Comiso (Sac), Trapani (Airgest), Lampedusa (Ast) e Pantelleria (Enac). In una lettera l'esponente della Giunta Schifani chiede lo stop alla vendita di oggettistica a tema mafia negli shop e spazi commerciali degli aeroporti siciliani. "Mantenere un'immagine dignitosa e scevra dai soliti stereotipi negativi - scrive Aricò - è senza dubbio una linea ferma da tenere nei luoghi di primo approdo di turisti e visitatori che raggiungono la Sicilia, come appunto gli aeroporti dell’Isola".  

Un divieto che all'aeroporto internazionale 'Falcone Borsellino di Palermo' "vige ormai da tempo", come fanno sapere all'Adnkronos da Gesap. La società che gestisce lo scalo del capoluogo siciliano, infatti, ha scritto ai sub-concessionari chiedendo il ritiro dai banchi di vendita di simili souvenir e lo stop alla loro commercializzazione. Adesso l'ordinanza del sindaco di Agrigento, che assicura: "Ho ricevuto decine di telefonate di consensi, anche da parte dei miei concittadini". "Ben venga l'ordinanza del sindaco - conclude Giuseppe Caruana, presidente di Confcommercio Agrigento -. Il messaggio lanciato attraverso questi souvenir è distorto, un messaggio che non solo gli agrigentini ma tutti i siciliani contrastano da anni con forza. Un messaggio da condannare fermamente e che rappresenta anche un'offesa alla nostra storia e alla memoria di chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla criminalità organizzata".  

Alain Delon morto, Claudia Cardinale: “Il ballo è finito, Tancredi danza con le stelle”

(Adnkronos) - "Il ballo è finito. Tancredi è andato a danzare con le stelle...". E' questo il commosso messaggio di Claudia Cardinale alla notizia della morte di Alain Delon, suo compagno di set nel capolavoro di Luchino Visconti 'Il Gattopardo'. "Mi chiedono di commentare, ma la tristezza è troppo intensa. Mi unisco al dolore dei suoi figli, dei suoi cari, dei suoi fan", le parole dell'attrice a Le Figaro. 

“Per sempre tua, Angelica”, la firma dell'attrice, con il nome dell'iconico personaggio nel film che ha ricevuto la Palma d'Oro al Festival di Cannes. 

Alain Delon è stato l'indimenticabile Tancredi Falconeri, nipote prediletto di don Fabrizio Corbera, principe di Salina, nel capolavoro del 1963 di Visconti, che rappresenta uno dei matrimoni più riusciti di sempre fra cinematografia e letteratura. 

Pubblicato postumo nel 1958, l'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è una storia grandiosa e potente che Visconti portò sul grande schermo con eccezionale forza visiva e qualità di movimento. Maggio 1860: Garibaldi è appena sbarcato in Sicilia, e il principe di Salina, don Fabrizio Corbera, assiste al trapasso dell'aristocrazia borbonica e all'avvento del Regno 'Italia e di un nuovo mondo borghese. 

Palma d'oro a Cannes, l'ambizione del progetto di Visconti è incarnata anche dalla scelta degli interpreti, con Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale e Paolo Stoppa per i quali "Il Gattopardo" diventerà un'opera paradigmatica e memorabile. 

Morto Delon, addio alla stella del cinema francese amata da Visconti

(Adnkronos) - Alain Delon, il più talentuoso e affascinante degli attori francesi, morto all'età di 88 anni, si era imposto sulla scena internazionale negli anni Sessanta alla scuola del regista Luchino Visconti, che aveva messo in luce il carattere ambiguo della sua bellezza nei capolavori "Rocco e i suoi fratelli" e "Il gattopardo".  

Alternando nel corso di tutta la sua carriera il cinema d'autore - a partire da "L'eclisse" di Michelangelo Antonioni dove affiancò Monica Vitti - a quello commerciale, Delon in patria fu diretto da registi quali René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray che ne fecero risaltare lo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo volto angelico, rendendolo anche l'interprete ideale dell'antieroe noir di molti polizieschi.  

Per Melville fu il mafioso italoamericano Frank Costello in "Frank Costello faccia d’angelo"; dette il suo volto al gangster Roger Startet ne "Il clan dei siciliani" di Herny Verneuil e a "Zorro" nel film di Duccio Tessari. Nel 1995 al Festival di Berlino, arrivò il meritato riconoscimento al suo talento: l'Orso d'oro alla carriera, mentre solo nel 2019 il Festival di Canne gli ha conferito la Palma d'oro alla carriera; e nel frattempo, nel 2012, gli era stato assegnato il Pardo alla carriera al Festival di Locarno. 

Nato a Sceaux (Seine) l'8 novembre 1935, all'età di 17 anni, Alain Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d'Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l'ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell'affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici.  

Fu così che per il giallo di René Clément "Delitto in pieno sole" (1960) l'attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l'identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale.  

Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all'attenzione, quando lo diresse magistralmente in "Rocco e i suoi fratelli" (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall'animo 'viscontianamente' nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente.  

Il film favorì l'inizio di una carriera italiana dell'attore francese: Michelangelo Antonioni lo volle, infatti, per "L'eclisse" (1962), facendogli interpretare il dinamico e arrivista agente di borsa Piero. Nel 1963 fu ancora Visconti a scritturarlo per "Il Gattopardo", nel ruolo dell'affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, valorizzato dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista.  

Nello stesso periodo Delon fu protagonista in Francia di un 'polar' (il poliziesco alla francese) che si rivelò un grande successo commerciale: "Colpo grosso al Casinò" (1963) di Henry Verneuil, dove recitò per la prima volta con il più popolare attore francese dell'epoca, Jean Gabin, interpretando un giovane impulsivo truffatore.  

Ai successi della vita professionale per Delon si legarono in maniera inscindibile i clamori di quella privata: una lunga e tormentata storia d'amore con l'attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che ebbe un seguito anche giudiziario, il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Le vicende biografiche finirono per rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del grande pubblico, l'immagine dell'attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi.  

È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di "Frank Costello faccia d'angelo" (1967). In "Borsalino" (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l'altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell'imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l'immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine. 

Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al 'polar', con qualche altra apparizione nel cinema d'autore. L'attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film "La prima notte di quiete" (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione.  

Anche in "Mr. Klein" (1976) di Joseph Losey, Delon raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l'usuraio perseguitato dall'idea di un altro sé stesso negli anni bui dell'occupazione nazista a Parigi.  

Successivamente la carriera di Delon ha registrato una leggera battuta d'arresto. È stato infatti il protagonista di polizieschi e thriller di minore interesse, cercando di rilanciarsi come produttore e regista con "Per la pelle di un poliziotto" (1981) o "Braccato" (1983), e occupandosi anche di fiction televisiva. 

È tornato al cinema francese d'autore come protagonista, enigmaticamente autoironico, in "Nouvelle vague" (1990) di Jean-Luc Godard. L'appeal seduttivo di Delon è poi apparso lievemente appannato nel rendere l'invecchiato Giacomo Casanova di "Il ritorno di Casanova" (1992) di Edouard Niermans, dal racconto di Arthur Schnitzler. In seguito ha recitare in due polizieschi con Deray, "Un crime" (1993) e "L'orso di peluche" (1994), e successivamente ha anche interpretato sé stesso nell'ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, "Les acteurs" (2000). 

In anni più recenti Delon ha rarefatto le sue interpretazioni cinematografiche (tra le più recenti si ricorda quella del 2008 nella pellicola "Asterix alle Olimpiadi") per dedicarsi essenzialmente alla recitazione televisiva (tra le altre: "Fabio Montale", 2002; "Le lion", 2003; "Frank Riva", 2003-04; "Un mari de trop", 2010). Tra le sue interpretazioni successive quelle nella pellicola cinematografica "S Novym godom, mamy!" (2012) e nel docufilm "Belmondo par Belmondo" (2015), omaggio alla carriera dell'amico-rivale Jean-Paul.  

(di Paolo Martini) 

E’ morto Alain Delon, l’attore icona del cinema mondiale aveva 88 anni

(Adnkronos) - E' morto Alain Delon. L'attore, icona del cinema mondiale, aveva 88 anni. La notizia è stata data dai tre figli dell'artista. Nato nel nord della Francia, a Sceaux, l'8 novembre 1935, l'artista da tempo soffriva di problemi di salute. "Rocco e i suoi fratelli" e "Il Gattopardo" tra i film della consacrazione. 

Classe 1935, all'età di 17 anni Delon si arruolò nella marina militare francese e nel 1953 venne destinato al corpo di spedizione nel Sud-est asiatico che partecipava alla guerra d'Indocina. Congedato nel 1956, il giovane Alain iniziò a frequentare a Parigi l'ambiente degli intellettuali e il mondo dello spettacolo e a recitare in teatro, finché la sua singolare bellezza e la sua duttilità nell'affrontare ruoli anche modesti vennero notate da alcuni produttori cinematografici.  

Fu così che per il giallo di René Clément "Delitto in pieno sole" (1960) l'attore, scelto inizialmente per una parte secondaria, ottenne invece quella del protagonista, il subdolo Tom Ripley che uccide un giovane miliardario per assumerne l'identità. Il film ebbe un buon successo e rappresentò per Delon un trampolino di lancio, proponendo per la prima volta quel personaggio controverso a lui estremamente congeniale.  

Fu però un maestro come Visconti a consentirgli di lasciar affiorare una complessità interpretativa, che lo impose all'attenzione, quando lo diresse magistralmente in "Rocco e i suoi fratelli" (1960), opera in cui lo spirito neorealista si fonde con le cadenze del melodramma. Delon rese perfettamente l'introversa malinconia del giovane protagonista, Rocco Parondi, un figlio del Meridione immigrato a Milano, proletario dall'animo 'viscontianamente' nobile, ma destinato per la sua eccessiva mitezza a risultare un perdente.  

Il film favorì l'inizio di una carriera italiana dell'attore francese: Michelangelo Antonioni lo volle, infatti, per "L'eclisse" (1962), facendogli interpretare il dinamico e arrivista agente di borsa Piero. Nel 1963 fu ancora Visconti a scritturarlo per "Il Gattopardo", nel ruolo dell'affascinante Tancredi, nipote del principe di Salina, valorizzato dalla lettura chiaroscurale e barocca del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa elaborata dal regista.  

Nello stesso periodo Delon fu protagonista in Francia di un 'polar' (il poliziesco alla francese) che si rivelò un grande successo commerciale: "Colpo grosso al Casinò" (1963) di Henry Verneuil, dove recitò per la prima volta con il più popolare attore francese dell'epoca, Jean Gabin, interpretando un giovane impulsivo truffatore.  

Ai successi della vita professionale per Delon si legarono in maniera inscindibile i clamori di quella privata: una lunga e tormentata storia d'amore con l'attrice Romy Schneider, il discutibile attivismo politico e imprenditoriale, che ebbe un seguito anche giudiziario, il suo coinvolgimento in vari scandali rosa. Le vicende biografiche finirono per rendere ancora più avventurosa e seducente, agli occhi del grande pubblico, l'immagine dell'attore, che divenne, sul finire degli anni Sessanta, emblematica dei personaggi amorali e privi di scrupoli protagonisti di certi polizieschi francesi.  

È sulla ambigua maschera di Alain Delon che il regista Jean-Pierre Melville costruì la figura del sicario di "Frank Costello faccia d'angelo" (1967). In "Borsalino" (1970) di Jacques Deray, il divo ebbe modo di confrontarsi con l'altro attore simbolo del cinema francese, Jean-Paul Belmondo, gareggiando con lui nell'imprimere un piglio canagliesco alla recitazione in una commedia poliziesca che ebbe successo in tutta Europa. E proprio con Belmondo già da tempo era in scena sulle cronache di gossip l'immagine della rivalità con Delon, sebbene i due grandi attori si considerassero amici fino alla fine. 

Gli anni Settanta furono per Delon contrassegnati da ruoli sempre legati al 'polar', con qualche altra apparizione nel cinema d'autore. L'attore, infatti, sostituì Marcello Mastroianni nel film "La prima notte di quiete" (1972) di Valerio Zurlini, e contribuì a rendere memorabile la figura torbida e romantica del protagonista, Daniele Dominici, un maestro disilluso che rispecchia le contraddizioni e i dubbi di una generazione.  

Anche in "Mr. Klein" (1976) di Joseph Losey, Delon raffigura alla perfezione un personaggio tragico e sfuggente: l'usuraio perseguitato dall'idea di un altro sé stesso negli anni bui dell'occupazione nazista a Parigi.  

Successivamente la carriera di Delon ha registrato una leggera battuta d'arresto. È stato infatti il protagonista di polizieschi e thriller di minore interesse, cercando di rilanciarsi come produttore e regista con "Per la pelle di un poliziotto" (1981) o "Braccato" (1983), e occupandosi anche di fiction televisiva. 

È tornato al cinema francese d'autore come protagonista, enigmaticamente autoironico, in "Nouvelle vague" (1990) di Jean-Luc Godard. L'appeal seduttivo di Delon è poi apparso lievemente appannato nel rendere l'invecchiato Giacomo Casanova di "Il ritorno di Casanova" (1992) di Edouard Niermans, dal racconto di Arthur Schnitzler. In seguito ha recitare in due polizieschi con Deray, "Un crime" (1993) e "L'orso di peluche" (1994), e successivamente ha anche interpretato sé stesso nell'ironica sarabanda sugli attori francesi diretta da Bertrand Blier, "Les acteurs" (2000). 

In anni più recenti Delon ha rarefatto le sue interpretazioni cinematografiche (tra le più recenti si ricorda quella del 2008 nella pellicola "Asterix alle Olimpiadi") per dedicarsi essenzialmente alla recitazione televisiva (tra le altre: "Fabio Montale", 2002; "Le lion", 2003; "Frank Riva", 2003-04; "Un mari de trop", 2010). Tra le sue interpretazioni successive quelle nella pellicola cinematografica "S Novym godom, mamy!" (2012) e nel docufilm "Belmondo par Belmondo" (2015), omaggio alla carriera dell'amico-rivale Jean-Paul.  

(di Paolo Martini) 

Soccorsi 12 migranti al largo di Lampedusa

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) (ITALPRESS) – Astral, il veliero della Ong Open Arms, ha soccorso a circa 25 miglia da Lampedusa una imbarcazione alla deriva, senza carburante, con a bordo 12 persone di diverse nazionalità. Si tratta di 12 uomini adulti, partiti dalla Libia, provenienti da Pakistan, Sudan, Siria e Palestina. col3/gsl (Fonte video: Ufficio stampa Open […]

Strage di migranti nella stiva del barcone, fermati due scafisti

(Adnkronos) – La Polizia di Stato ha fermato due egiziani accusati di essere gli scafisti responsabili della morte per asfissia di una decina di migranti bengalesi che si trovavano all’interno della stiva nella tragedia in mare avvenuta lo scorso 17 giugno. I due, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, […]

L'associazione culturale TuttOggi è stata premiata con un importo di 25.000 euro dal Fondo a Supporto del Giornalismo Europeo - COVID-19, durante la crisi pandemica, a sostegno della realizzazione del progetto TO_3COMM

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