Terni rischia di essere penalizzata dal nuovo dimensionamento scolastico. Lo sostengono i gruppi consigliari del Pd, di Innovare per Terni e del M5s che hanno presentato una interrogazione. “La legge di Bilancio nazionale ha introdotto una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi – si legge nell’atto – e che la sua distribuzione tra le regioni ha comportato, di fatto, la riduzione, non solo delle sedi, che verranno inevitabilmente accorpate, ma anche del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi”.
“Tale personale sarà quasi dimezzato rispetto a oggi: si passerà, infatti, dai 6.490 del 2024-2025 ai 3.144 del 2031-2032; si tratta di oltre 3mila dirigenti scolastici in meno, il che andrà a impattare negativamente soprattutto sui territori – continua la nota – Il governo Draghi e la Commissione Europea hanno formalizzato un accordo inserito nelle misure del Pnnr che vede la necessità di rendere sostenibile la gestione delle scuole, anche attraverso misure di accorpamento di istituzioni scolastiche ad oggi funzionanti con l’istituto della reggenza. Nei prossimi 10 anni la popolazione scolastica diminuirà di circa 1 milione di studenti, con una media di 90.000 studenti circa in meno ogni anno.
Tale diminuzione della popolazione scolastica, non solo comporterà l’accorpamento degli Istituti scolastici più piccoli e periferici con la conseguente perdita della dirigenza, ma avrà una pesante ricaduta sulla componente del corpo docenti e del personale ATA che vedrà un riduzione di circa 130.000 unità nei prossimi 10 anni”.
“Secondo prime stime, a causa di tali norme, al termine del prossimo triennio, le attuali 8.000 istituzioni scolastiche dovrebbero diventare 7.300, per una perdita di circa 700 unità di direzione amministrativa. Scuole di ogni ordine e grado che potrebbero essere soppresse o accorpate su tutto il territorio nazionale. Appare evidente che tali disposizioni causeranno inevitabilmente ulteriori disuguaglianze educative. Queste norme, solo nella nostra regione, porteranno progressivamente alla riduzione di 9 istituti scolastici. Tra questi, tra gli altri, potrebbero essere accorpati Istituti anche a Terni, che rappresentano importanti punti di riferimento per quelle località.
Il 24 maggio la conferenza unificata, convocata dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, ha discusso dell’Accordo sullo schema di decreto del Ministro dell’istruzione e del merito sui criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni per il triennio 2024/2027.
Sullo schema di decreto sopramenzionato si è registrato il voto contrario di ben 6 regioni: Campania, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna, Abruzzo e Toscana”.
“Tali soppressioni e accorpamenti determineranno nei centri urbani maggiori l’aumento notevole del carico di studenti frequentanti alcuni istituti, con ripercussioni negative sulla didattica rivolta agli alunni a causa del numero di studenti per classe su cui il decreto non apporta alcun correttivo rispetto al dpr 81/2009.
Per salvaguardare i livelli occupazionali dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi amministrativi, del corpo docenti e del personale ATA è necessaria un’azione politica forte dei comuni, nei confronti delle Regioni, e da queste presso il Ministero dell’istruzione e del merito, al fine di rivedere i criteri di formazione delle classi e mettere una volta per tutte la parola ‘mai più’ alle classi pollaio.
Nei primi giorni di settembre si svolgerà una riunione presso la Provincia di Terni sulla questione, alla quale parteciperà anche la Regione.
Si chiede al Sindaco ed alla Giunta di:
di conoscere quali conseguenze potranno riguardare, sul punto, la città di Terni;
di conoscere le azioni che intende porre in essere l’amministrazione al fine di salvaguardare il personale scolastico ed il diritto allo studio degli studenti;
di sapere la posizione che assumerà all’interno dei lavori del tavolo convocato in provincia i primi giorni di settembre”.