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Scuola, prof rimuove crocifisso in aula / Franco Coppoli convocato all’ufficio scolastico regionale

Si è tenuta questa mattina la seduta interlocutoria nell’ufficio scolastico regionale, dove il prof. Franco Coppoli ha spiegato le ragioni e le dinamiche della rimozione del crocifisso nell’aula scolastico dove insegnava, gesto che gli è costato la sospensione dal servizio e una contestazione d’addebito. Una lunga verbalizzazione che ha tenuto il professore nell’edificio dalle 10.00 alle 13.30. L’ufficio scolastico regionale si pronuncerà entro aprile sulle misure da adottare ni confronti del prof. ‘ribelle’.

Questa mattina è stata fattaci spiega il professor Coppoli –  da parte mia, e dal collega Nicola Giua dell’esecutivo nazionale Cobas, l’esposizione delle ragioni per cui vediamo assolutamente non motivata la contestazione d’addebito che mi è stata mossa. Abbiamo contestato da un punto di vista etico, in quanto non esistono leggi, norme primarie e secondarie, che legittimano l’affissione dei crocefissi nelle scuole pubbliche superiori in Italia. Inoltre, secondo noi, si è fatto un uso strumentale del mio gesto contro l’attività sindacale Cobas che io svolgo all’interno dell’edificio scolastico. Tra l’altro giocando sporco con alcuni termini: si è detto che io ho divelto il crocefisso, che ci è stata violenza nel togliere questo simbolo, cosa che non è assolutamente vera; la vera violenza è stata fatta dal Preside che ha posto questi simboli a tre metri d’altezza sia violando le norme contrattuali che di sicurezza nei confronti di un lavoratore ai quali è stato imposto di affiggerli senza che fosse sua competenza, tanto che se ne sono resi conto anche i ragazzi che hanno chiesto la rimozione del crocifisso”.

Si è parlato di danneggiamento. Io l’unica cosa che ho fatto è stata togliere con le mani una croce di 15 cm affissa con uno stock di 3 cm su un muro vecchio probabilmente un secolo. Io ho tolto il crocefisso, non l’ho divelto come ha scritto il Dirigente scolastico. Il mio danneggiamento sarebbe questo? Personalmente ritengo di aver garantito alla scuola, edificio pieno di buchi e di crepe, almeno la tutela di un piccolo foro. Se per questo si parla di violenza e di danneggiamento…”.

Ribadisco che non ho compiuto alcuna violenza, non giro come è stato detto da qualcuno con attrezzi di carpenteria per la scuola e che i ragazzi hanno subito invece questa imposizione di un simbolo religiose, perché la violenza è da parte di chi impone simboli religiosi, non da parte di chi lotta per una suola libera. Io rivendico nelle aule dove insegno, la piena tolleranza, la piena inclusività di tutte le culture di tutti i mille colori che hanno le nostre aule scolastiche e quindi lotto per la libertà di insegnamento e la libertà di tutti, ovvero insegnare in luoghi inclusivi dove tutti si sentano rappresentati e nessuno violi l’uguaglianza attraverso privilegi. Non si capisce perché solo un simbolo religioso debba essere affisso nel 2015 nella scuola pubblica italiana”.