La scuola di polizia di Spoleto si dota di nuovi spazi per addestrare allievi agenti e lo fa senza dimenticare l’esempio di chi, prestando servizio per il bene comune, ha sacrificato la propria vita. Come Emanuele Petri, sovrintendente capo della polizia di Stato, medaglia d’oro al valor civile e vittima del terrorismo, morto il 2 marzo del 2003 in un conflitto a fuoco a bordo di un treno con due terroristi delle Brigate Rosse.
Alla sua memoria, infatti, è stata intitolata l’area addestrativa inaugurata martedì mattina all’interno dell’istituto per sovrintendenti “Rolando Lanari”, alla presenza del capo della polizia Franco Gabrielli. Presenti la moglie di Emanuele Petri, Alma, ed il fratello Leopoldo. Ma c’era anche la signora Eugenia, madre di Rolando Lanari, ucciso a Roma nel 1987 e che non fa mai mancare la sua vicinanza alla scuola spoletina intitolata a suo figlio.
A fare gli onori di casa il direttore dell’istituto per sovrintendenti, Maria Teresa Panone. Presenti a Spoleto il direttore centrale per gli istituti di istruzione, Maria Luisa Pellizzari, il prefetto di Perugia Claudio Sgaraglia, il nuovo questore perugino Mario Finocchiaro, alla sua prima uscita pubblica, i rappresentanti di Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, Esercito e vigili del fuoco. Per la Regione c’erano l’assessore Luca Barberini e la presidente del Consiglio regionale Donatella Porzi, mentre a rappresentare la Provincia di Perugia il consigliere Gino Emili. C’erano poi, tra gli altri, il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis ed il presidente del Consiglio comunale Sandro Cretoni, il cappellano della scuola di polizia don Mirco Boschi, il procuratore capo di Spoleto Alessandro Cannevale, il sostituto Patrizia Mattei ed il presidente dell’associazione Emanuele Petri, Luciano Morini.
L’area addestrativa, dedicata alla formazione dei poliziotti in materia di tecniche operative, è frutto di un articolato e scientifico planning che nasce da una forte volontà del dipartimento della pubblica sicurezza, di concerto con la direzione centrale per gli istituti di istruzione, nel voler accrescere le abilità professionali degli operatori. La realizzazione di questo spazio, suddiviso in un’area interna ed una esterna, renderà possibile riprodurre fedelmente i più svariati scenari operativi scelti per l’addestramento, ottimizzando la gestione emotiva degli allievi attraverso una escalation di difficoltà sempre più elevate. Negli spazi al chiuso, che riproducono un appartamento, è presente anche una stanza con telecamere ad infrarossi, per imparare ad operare al buio, venendo così addestrati ad intervenire in vari scenari.
“Con la realizzazione di questa area – ha evidenziato il direttore della scuola Panone – si è voluto creare uno spazio che consentisse una pluralità di scenari, anche a visione notturna, dove realizzare l’addestramento, rendendolo efficace anche dal punto di vista del coinvolgimento emotivo del frequentatore, con una escalation di difficoltà tale da verificare la capacità dell’operatore di polizia di gestire in modo opportuno lo stress. Con il sapiente indirizzo del direttore centrale, si è cercato di rendere concreto un momento formativo che consentisse ai frequentatori un approccio più immediato con i possibili scenari di impiego professionale. Grazie – ha aggiunto – a quanti di questa scuola hanno contribuito affinché un’idea potesse trovare forma”. Ricordando poi la vicinanza della famiglia Lanari alla scuola di polizia, la dirigente ha spiegato che “da oggi un altro fulgido esempio sarà sempre presente in questo istituto: Emanuele Petri“.
Prendendo la parola, il capo della polizia Franco Gabrielli ha rivolto in primis un saluto al nuovo questore di Perugia, Mario Finocchiaro, alla sua prima uscita pubblica: “non poteva iniziare in modo migliore questo suo ulteriore tratto di strada nella nostra amministrazione”.
Quindi il ricordo di figure come quelle di Emanuele Petri e Rolando Lanari e il discorso sull’importanza della memoria. “Noi rappresentiamo agli occhi del Paese – ha detto Gabrielli – un punto di riferimento grazie soprattutto a chi prima di noi e meglio di noi non solo ci ha indicato la strada, ma anche il modo di percorrerla. E tutte le volte che abbiamo la capacità di riferire la nostra azione a questi fulgidi esempi, io credo che diamo ulteriore sostanza al nostro agire. Ovviamente queste cose non possono rimanere delle mere manifestazioni esteriori, degli episodi circoscritti a una cerimonia, è qualcosa di più: non è solo il riconoscimento della loro grandezza, non è solo il rendere omaggio al loro sacrificio, è una sorta di memento, di invito ad ognuno di noi a dare il senso più pieno del nostro essere al servizio delle nostre comunità. L’unica ragione d’essere è quella di essere al servizio.
Non avremmo ragione di esistere – ha sottolineato il capo della polizia – se non per essere posti al servizio delle comunità che ci sono state affidate. E allora ricordare, non solo in questi momenti, ma sempre, chi in nome di questi valori ha sacrificato la vita credo che sia non solo un grazie a questi straordinari figli di questo paese, ma è anche benzina, carburante, per ognuno di noi, che troppo spesso ci facciamo prendere dalle negatività dei momenti, dallo sconforto delle situazioni, per altro in un Paese condannato a vivere un eterno presente”.
Rispondendo ai giornalisti, il capo della polizia ha confermato la centralità dell’istituto per sovrintendenti di Spoleto: “Abbiamo fatto di tutto perché questa struttura fosse assegnata al patrimonio di Inail, perché questo fosse per noi la garanzia di una proprietà certa, pubblica, e ci consentisse di mantenere un presidio per noi fondamentale, non solo per il territorio ma anche per l’impianto formativo della polizia di Stato che nei prossimi anni verrà molto sollecitato. Spoleto, dopo Alessandria e Nettuno, è la scuola più importante della nostra amministrazione. Per altro l’inaugurazione di un altro pezzetto importante del percorso formativo dimostra come l’amministrazione stia continuando ad investire”.
Un accenno anche al tema della sicurezza in Italia. “Credo che la recente vicenda di San Donato – ha osservato Gabrielli – ha dimostrato come siamo dentro una minaccia, ma anche che il sistema funziona. Da qualche anno dico che se da un lato ci deve essere la consapevolezza di essere in qualche modo all’interno di una minaccia, altrettanto ci deve essere la consapevolezza e la pretesa da parte dei cittadini che le forze di polizia facciano al meglio il loro lavoro”.
Durante la mattinata il capo della polizia ha poi salutato i frequentatori del secondo ciclo del primo seminario “Per una comunità formativa”, riservato agli operatori che prestano servizio nelle varie scuole della polizia di Stato nel territorio nazionale, frutto della collaborazione fra il dipartimento di pubblica sicurezza e la facoltà di psicologia dell’Università Sapienza di Roma, attraverso il contributo della professoressa Anna Maria Giannini e del proprio staff. Gabrielli ha tenuto a sottolineare quanto sia importante la continua formazione dei poliziotti, donne e uomini che hanno scelto di svolgere una professione dove il primo ingrediente fondamentale sia la passione per il proprio lavoro.