Venerdì 26 marzo, in occasione dello Sciopero Nazionale della Scuola indetto dai Cobas, in oltre 60 città italiane hanno avuto luogo manifestazioni contro i disagi causati dal protrarsi della chiusura delle scuole. A Terni, in Piazza della Repubblica, e a Perugia, in Piazza IV Novembre, sono scesi in piazza centinaia di genitori, studenti, docenti, cittadini animati dal desiderio di un agognato ritorno alla normalità.
“Siamo stati facili profeti quando, all’avvento in pompa magna di Draghi, presentato come il risolutore di tutti i drammi sanitari ed economici non risolti dal precedente governo Conte-bis, prevedemmo che a breve ci saremmo ritrovati, malgrado il Recovery Plan, di fronte alle stesse precarietà, inefficienze e disorganizzazioni del precedente governo” – in questi termini i Cobas hanno inteso esprimersi rispetto a un mutamento di rotta che ancora non si sarebbe verificato. “Chiudere le scuole, anche dove i contagi non erano aumentati, – continuano – è stata, di certo, la scelta più facile, ma anche la più deleteria per famiglie e studenti.
Tanti gli alunni, di tutte le età, che questa mattina, in Piazza della Repubblica, hanno partecipato al presidio “La Scuola in Piazza”: hanno parlato con il megafono, hanno dato lustro ai propri pensieri, al sogno di tornare fra i banchi di scuola per ristabilire un contatto con amici e insegnanti. Anche qualche docente si è fatto avanti, confessando il fatto che ogni giorno è “costretto a reinventarsi” per alleggerire il peso che grava sulle proprie spalle e su quelle dei propri discenti; insegnare e imparare dietro allo schermo di un PC non è affare di poco conto, soprattutto per i più piccoli, non ancora dotati di un metodo di studio consolidato ed efficace.
Tutti gli scioperanti condividono la stessa posizione: “è preoccupante che niente si stia facendo, non solo per riportare rapidamente in presenza piena gli studenti, ma anche per garantire che tutto ciò non si ripeta nel prossimo anno scolastico”. L’augurio, infatti, è che i miliardi di euro previsti dal Recovery Plan per la scuola siano destinati a ridurre il numero massimo di alunni in ogni classe, garantire la continuità didattica e la sicurezza, intervenendo nell’edilizia scolastica per avere spazi adeguati a una scuola in presenza.
A Perugia, invece, in Piazza IV Novembre, si è scelto di partecipare alla manifestazione promossa da “Priorità alla scuola” con mascherine, fiori colorati, e tanti computer di cartone. Anche la mobilitazione perugina aveva lo scopo di chiedere una riapertura in presenza duratura, e impegni, investimenti a livello strutturale, atti al superamento definitivo di una situazione emergenziale ormai di vecchia data.
“Priorità alla Scuola” ha, infatti, calcato la mano sulla necessità di riservare buona parte delle risorse economiche al rilancio della Scuola Pubblica: “Dobbiamo vincere la battaglia sul Recovery Fund per scongiurare una riforma della scuola fondata sulla didattica digitale, e di conseguenza sulla disuguaglianza e sull’abbandono scolastico”.
Il diritto allo studio deve essere tra le vere priorità del Paese: dietro a uno schermo, tuttavia, si riescono ad apprendere solo nozioni. Non c’è spazio in una “scuola” siffatta per la veicolazione di modelli comportamentali. Inoltre, quali abilità di stringere rapporti interpersonali avranno maturato i nostri studenti al termine dell’emergenza epidemiologica? Il fondamento su cui costruire una società sana è la capacità relazionale, della quale solo la scuola poggiante sull’empatia e sul contatto umano è maestra.
di Marco Menta