Cronaca

Scuola, le ‘maestre d’acciaio’ di Terni promettono lotta contro sentenza Consiglio di Stato

Le maestre di Terni allo sciopero di Roma

20 dicembre 2017, le sezioni riunite del Consiglio di Stato sanciscono che gli insegnanti in possesso del diploma magistrale, conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, saranno esclusi dalle Graduatorie Ad Esaurimento (GaE) e inseriti nelle Graduatorie Di Istituto. In direzione contraria rispetto alle precedenti che avevano sempre ammesso i diplomati in GaE la sentenza ha creato un vero e proprio allarme tra i docenti delle scuole della primaria e dell’infanzia che, l’8 gennaio 2018  sono scesi in piazza a Roma per contestare la sentenza sotto le porte del Miur, chiamati a raccolta dai Cobas.

Piero Bernocchi (Cobas), nell’occasione aveva sottolineato che la sentenza: “pone drammatici problemi, professionali e umani. Molti di loro (gli insegnanti, ndr) hanno avuto nomine annuali dalle Gae, in diversi sono già stati immessi in ruolo, e ora, oltre alla perdita del posto di lavoro, rischiano di ritrovarsi improvvisamente reinseriti in seconda fascia o, secondo un’interpretazione ancora più penalizzante della sentenza, addirittura in terza fascia. Chi è stato immesso in ruolo dovrà mantenere il proprio posto”.

Nella giornata di ieri, nei locali della Siviera c’è stata una riunione, nell’ambito della quale sono stati illustrati i risultati del monitoraggio del Miur per quanto riguardo l’Umbria.

Dai dati è emerso che sono 897 i docenti coinvolti e, tra questi, 59 sono già assunti a tempo indeterminato con clausola risolutiva che rischiano il posto di lavoro; 149 le iscritte a pieno titolo nella Gae; 689 gli iscritti con riserva alle GaE.

 Le ‘maestre d’acciaio’ di Terni, coordinatrici dell’assemblea insieme al DAT (docenti autorganizzati), hanno preso visione dell’allarmante situazione che rischia di scatenare una “guerra tra poveri” – così come puntualizzato anche dai COBAS che, dopo aver sottolineato l’assenza dei sindacati confederati dalla lotta sul tema in questione, hanno esposto una piattaforma unificante sia per le diplomate/i magistrali sia per tutti i precari/e della scuola, basata sui seguenti punti: 

1) le immesse/i in ruolo che hanno superato l’anno di prova mantengono il proprio posto e lo stesso vale per chi deve superare l’anno di prova in questo anno scolastico; 2) permanenza nelle GAE, in base al punteggio acquisito, di tutti/e i/le docenti con relativo scioglimento della riserva; 3) riapertura delle GAE, in tutti gli ordini di scuola, per tutti/e i/le docenti in possesso di abilitazione (Diplomati Magistrali con titolo conseguito entro l’a.s. 2001/2002, Laureati in Scienze della Formazione Primaria Vecchio e Nuovo Ordinamento, PAS, TFA, ecc.); 4) immissione in ruolo di tutti/e i/le precari/e con 3 anni di servizio presso le scuole di ogni ordine e grado.

“La delegazione COBAS ha espresso la sua totale insoddisfazione per la tattica dilatoria e “ponziopilatesca” del MIURsi legge in una nota dei Comitati di Base e per la smaccata irresponsabilità di un governo che avrebbe l’occasione di sanare, almeno in parte, il malfatto pluridecennale dello Stato nei confronti dei precari, sottolineando peraltro come tanti posti si renderanno disponibili nei prossimi anni, a maggior ragione se si estendesse il lavoro usurante (anticipando la pensione) a lavoratori/trici di altri segmenti scolastici, in particolare nelle scuole elementari. Abbiamo anche evidenziato le gravi implicazioni che a breve si dovranno affrontare in relazione al divieto della prosecuzione dei contratti oltre i 36 mesi, e che proprio i numeri delle iscritte/i nelle GaE, consegnatici nell’incontro, confermano che, ove disgraziatamente non si trovasse una soluzione positiva, il prossimo anno interi territori sarebbero privi di insegnanti. Infine, di fronte al pilatesco “non possumus” del MIUR, i COBAS hanno ribadito che in assenza dell’indispensabile e urgente Decreto-legge, che eviti intollerabili licenziamenti e che sani definitivamente le profonde ingiustizie perpetrate in questi anni a danno dei precari/e, la mobilitazione si intensificherà e si “indurirà”.