Tired Boy Studying In Bedroom
Si è tenuta martedì 8 luglio al Comune di Terni la conferenza di presentazione del progetto nazionale “Campioni di Vita”, promosso dall’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e il Disagio Giovanile rappresentato dal presidente Luca Massaccesi, con la partecipazione di Michele Grillo consigliere della presidenza del consiglio dei ministri che fa da collante con polizia e Questura, dell’Assessore all’istruzione Viviana Altamura e dell’associazione Think Tank Terni.
La presidente dell’associazione Think Tank Terni Paola Idilla Carella spiega: “Con la conferenza, dedicata a dirigenti scolastici e docenti, volevamo presentare il progetto dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Disagio Giovanile agli addetti ai lavori perché sarà un protocollo al quale potranno aderire in forma gratuita come scuole e istituti di scuola sia primaria che secondaria. In questo modo anche i ragazzi si potranno iscrivere in maniera anonima a sondaggi, test, attività che riguarderanno la divulgazione dei vari comportamenti. Un’educazione ai giovani, che in questo momento storico in cui di bullismo si sente parlare spesso, attraverso i social non riescono a poter contenere determinati comportamenti perché spesso il bullo è già un bullizzato. O magari i ragazzi non ne parlano con i genitori o con gli insegnanti. Questo serve a far emerge situazioni che magari tendono a essere nascoste”.
Un’attività di divulgazione di cosa fa l’Osservatorio (che ha già 1500 scuole) per dare strumenti nuovi ai docenti e iscrivere i propri istituti. Una volta aderito le richieste arriveranno all’Assessorato.
“Tra le varie proposte concrete oltre a sondaggi anonimi anche lezioni in e-learning che i ragazzi dovranno frequentare a casa, quiz per famiglie. Vengono inserite in piattaforme a cui vengono dati tutti gli strumenti” spiega la presidente dell’associazione Think Tank Terni.
A Terni “i dirigenti scolastici dicono che si le situazioni di bullismo sono in aumento. Occorre agire presto. E’ una società multirazziale, multiculturale dove è importante far sentire la presenza di un’attenzione da parte della scuola e delle istituzioni ai problemi dei giovani. E’ un problema che spesso ha radici nell’educazione familiare, oggi i genitori si ritrovano entrambi a lavorare e ad avere poco tempo da dedicare ai figli che passano la maggior parte del proprio tempo sui social dove c’è un altro mondo. Dai 13 ai 20 anni in questa fascia c’è un baratro dove i ragazzi non hanno punti di riferimenti. Sui social un bambino non ha il senso critico di capire cosa è giusto e cosa sbagliato, perché non ha degli esempi” continua.
“E’ una rete in cui il dialogo tra istituzioni, docenti e famiglia viene privilegiato. E’ un coinvolgimento a 360 gradi, il problema coinvolge tutti. Il disagio è la conseguenza delle varie situazioni in cui si manifestano le storie di bullismo. Devono essere tutti concordi e in grado di comprendere il problema, perché in molte famiglie neanche si capisce il problema, anche gli insegnanti stessi non lo capiscono perché i ragazzi non parlano. C’è la proposta di una patente digitale cioè di far capire ai più giovani cosa accade quando si mette una foto sui social e se non la si mette. Anche per gli insegnanti avere il supporto di un avvocato, di uno psicologo, pronti a supportare chi si trova in una situazione di questo tipo è importante. L’obiettivo è portare questo progetto in tutte le scuole d’Italia, perché il problema è in aumento e lo vediamo ogni giorno, nei film (Adolescence su Netflix), dappertutto. I ragazzi non lo capiscono nemmeno quello che stanno facendo sino a quando la situazione non si fa drammatica”.