L’amministrazione comunale, con una nota a firma del sindaco Filippo Mario Stirati e del vicesindaco Rita Cecchetti, è intervenuta oggi per spiegare le motivazioni che hanno portato alla chiusura della Scuola dell’Infanzia comunale di Via Leonardo da Vinci.
L’amministrazione comunale investe molte risorse e attenzioni nel settore dell’educazione scolastica. Per noi è dunque motivo di profondo rammarico la chiusura della Scuola dell’Infanzia comunale di Via Leonardo da Vinci per bambini tra 3 e 5 anni, che non sarà più operativa dall’anno scolastico 2017/2018. L’ultima Scuola materna non statale del territorio cessa la sua attività, fondamentalmente per un calo demografico relativo al numero delle nascite a Gubbio che, ormai dal 2014, è in costante diminuzione
Nel 2015, nel Comune eugubino, sono nati solo 206 bambini, circa 45 in meno dell’anno precedente e nel 2016 si è avuta un’ulteriore diminuzione con 192 nuovi nati.
“L’analisi dei dati – dicono i due amministratori – impone un’approfondita valutazione dei servizi in essere, in particolare in termini di programmazione dei servizi comunali rivolti all’infanzia“.
L’altro elemento che è stato preso in considerazione da Stirati e Cecchetti è il pensionamento di una delle insegnanti della scuola, “che non avrebbe consentito di continuare ad offrire il servizio con un orario prolungato fino alle 18 e avrebbe fatto venir meno la continuità didattica con insegnanti che hanno un rapporto continuativo con l’ente, incidendo quindi sulla qualità del servizio offerto”.
“Il percorso – concludono – è stato gestito coinvolgendo le famiglie dei bambini che frequentavano il servizio, le quali per la grande maggioranza, hanno scelto il trasferimento alla Scuola dell’Infanzia statale di Via Madonna di Mezzo Piano, salvo chi abitava in altra zona della città, che aveva scelto Via Leonardo da Vinci proprio per l’orario prolungato del servizio. Ora l’amministrazione avvierà una riflessione ed un confronto con il territorio, per individuare nuove funzioni per gli spazi prossimamente liberi, al fine di garantire un presidio e un utilizzo consono”.