Doveva essere un omaggio al Genius loci, un simbolo di benvenuto per raccontare ai visitatori storia e identità di Città di Castello. Ma “Vasi e Campanili”, la nuova scultura in ceramica realizzata dall’artista locale Luca Baldelli e appena collocata nella rotonda della variante del Cassero, sta accendendo un acceso quanto “colorito” dibattito in città.
L’opera, che unisce la tradizione ceramica con la verticalità delle antiche architetture tifernati – da quel preciso punto si vedono lo splendido scorcio con torre civica, campanile rotondo e torre dell’orologio -, è finita al centro delle attenzioni non tanto per i suoi riferimenti artistici, quanto per la forma che, evidentemente, richiama tutt’altro, suscitando ironie, critiche e ondate di commenti sui social.
Non sono mancate battute e meme che hanno rapidamente invaso i gruppi cittadini. Ma al di là dell’interpretazione più provocatoria, l’intento dell’artista è chiaro: sintetizzare in chiave contemporanea due anime identitarie di Città di Castello, quella legata alla ceramica — dai tempi di Cipriano Piccolpasso al padre Dante Baldelli — e quella delle architetture civili e religiose che disegnano da secoli il profilo urbano tifernate.

“Le forme richiamano vasi e torri, contenitori e verticalità – ha spiegato il critico d’arte Lorenzo Fiorucci – come archetipi universali. Il vaso come grembo femminile e creativo, il campanile come tensione spirituale”. L’opera, donata dall’artista al Comune, è stata realizzata in collaborazione con la cooperativa Ceramiche Noi e modellata dal foggiatore eugubino Daniele Minelli, con il Comune che ha sostenuto solo le spese per materiali e produzione.
Tuttavia, l’impatto visivo dell’opera (che non sarebbe nemmeno del tutto completata), visibile in ingresso città nei pressi dell’ansa del Tevere, ha colto molti di sorpresa. La forma dell’opera, specie nella sua parte superiore, richiama inevitabilmente – secondo numerosi cittadini – una forma “fallica” o, per alcuni, addirittura “una supposta“. Interpretazioni che, ovviamente, hanno scatenato l’ironia, ma anche interrogativi sul gusto estetico, sulla scelta dello spazio pubblico e sul coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte artistiche urbane. Evitiamo chiaramente di riportare alcuni commenti dei social, decisamente fuori luogo.
Sull’opera la giunta comunale ha sottolineato l’intento culturale del progetto: “Dopo i murales sul cordolo, la scultura completa l’allestimento della rotonda in chiave artistica e simbolica. È un’opera che racconta il passato e guarda al futuro, fondendo tradizione e innovazione, nella patria di Burri e dell’arte contemporanea”. Per altri, però, l’opera appare “decisamente fuori luogo” o, peggio, comicamente ambigua. Di sicuro “Vasi e Campanili” non lascia indifferenti e ha già fatto parlare di sé a pochi giorni dall’installazione. E forse, come spesso accade in arte, questo è già un successo.