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Scs, caos liste per assemblea soci / “Amici”: “fuori Aspocredit” / Vd e Ft

Per la pace, piazza Pianciani deve ancora attendere. Almeno fino al prossimo 11 ottobre, quando l’assemblea dei soci della Spoleto Credito e Servizi – fino al 2012 controllante della Banca Popolare di Spoleto, prima del commissariamento di Bankit scaturito con il recente trasferimento nelle solide casse di Banco Desio – sarà chiamata a decidere il nuovo board. Per il quale sono in corsa, nella più becera tradizione spoletina, ben 4 comitati, tre dei quali spuntati come funghi solo a “devastazione ultimata”, ovvero dopo la messa in sicurezza della banca per mano di palazzo Koch. Dietro alcuni dei quali si nascondono o potrebbero nascondersi vecchi personaggi che hanno contribuito, direttamente o indirettamente, alla fine dell’ultima banca umbra. Insomma il solito, scontato gioco del divide et impera. Anche se ormai non c‘è più nulla da dividere, né da ‘imperare’. La rinascita della nuova Spoleto ha fatto precipitare la quota Scs dal glorioso 51% al 14%, percentuale destinata a ridursi sotto quota 10% quando l’istituto dell’a.d. Cartone conferirà i 32 sportelli dell’ex Banco Desio Lazio alla Bps. Non solo. Con le altre controllate Scs in liquidazione e la buonuscita di 15 milioni da pagare a Monte dei Paschi grazie al prestito-ponte di Banco Desio, il futuro che attende la cooperativa (che alla chiusura 2012 ha segnato un devastante -33,4 mln; patrimonio netto +52,2 mn) è tutt’altro che roseo. Bisognerà ingegnarsi in qualche “sana” attività per contare su entrate certe: la sola quota-parte di utili che dovesse provenire dalla nuova Bps, sarà infatti sufficiente a coprire solo una minima parte della rata annuale del prestito concesso da Desio.

Ecco perché suona strano il moltiplicarsi di così tanti comitati in difesa (tardiva) degli interessi dei 19mila soci della cooperativa. Politica e istituzioni locali, che per decenni hanno fatto il brutto e bel tempo, sul tema restano ancora una volta in silenzio. Fuori dai giochi si chiamano, ovviamente, i commissari di Bankitalia (Brancadoro e Stabile) ma, ufficialmente, anche i vertici dell’istituto lombardo. Inutile però nascondere la preoccupazione di entrambi se l’assemblea dovesse prendere una “brutta deriva”. I 4 comitati sono all’opera da settimane, con stili e modalità diverse: c’è chi opera alla luce del sole e chi con incontri carbonari alla ricerca della strategia migliore pur di arrivare a guadagnare il board. Cui spetterà, fra gli altri compiti, decidere se avviare o meno una azione di rivalsa nei confronti delle passate gestioni (sempre ché non ci stiano già pensando i Commissari). Non mancano però dei distinguo che in queste ore hanno innalzato la soglia di tensione ai massimi livelli.

I COMITATI – chi ha dimostrato in tempi non sospetti di essere lontano dalle scellerate gestioni, pagandone anche un prezzo significativo, è il “Comitato soci Bps e Scs” che fa capo a Massimo Marcucci, Mario Arcangeli, Francesco Graniti e Sandro Martinelli. A loro guardano con fiducia palazzo Koch e Desio, che al momento preferiscono non schierarsi apertamente. La lista è pressoché fatta (ne farebbe parte anche l’imprenditore Zeppadoro), anche se due candidature restano ‘libere’ in vista dell’esito di alcuni incontri programmati per la prossima settimana.

C’è poi il comitato “Amici della Banca Popolare di Spoleto”, guidato da Maurizio Hanke che l’ha rispolverato 27 anni dopo la lodevole battaglia intrapresa all’indomani del primo commissariamento, quando la Banca rischiò di finire sotto il controllo di un gruppo di squali capitolini. Non è dato sapere perché Hanke sia rimasto in silenzio di fronte agli scandali di questo ultimo quadriennio, ma nel corso della recente conferenza stampa (vedi sotto) ha chiarito, almeno a parole, le azioni da intraprendere.

Il più bizzarro, non fosse che per il lungo nome che solo a pronunciarlo richiederebbe due bombole di ossigeno,  è il “Comitato dipendenti soci della Banca Popolare di Spoleto SpA e/o Soci della Spoleto Credito e Servizi Soc. Coop. a r.l.” fondato nientepopodimeno che da autorevoli dirigenti sindacali di quasi tutte le sigle sindacali (non hanno aderito Cgil e Uil, anche se quest’ultima partecipa ai tavoli) alcuni dei quali ambirebbero appoggiare il deretano anche sulle poltrone del cda. Una sorta di Idra di Lerna, rimasta inerte e silente nei confronti della malagestio, ma determinata a indossare ben 4 cappelli, da Guinness dei primati: quello di dipendente, di sindacalista, di azionista e, perché no, di amministratore. Da far invidia a chi a piazza Pianciani ha tenuto per anni “solo” quelli di controllore e controllato. Sulla carta è il Comitato più forte, visto che può potenzialmente indirizzare il voto di 600 dipendenti circa; va da sé che la lezione impartita dalla storia potrebbe però cambiare l’esito del voto nel segreto dell’urna.

A completare il quadro la “ASpoCredit” del presidente Carlo Ugolini (pochi mesi fa è subentrato a Maurizio Luciani, l’indimenticato Signor L di queste colonne, rimasto nel direttivo), associazione cui guardano con simpatia e interesse proprio alcuni di quei personaggi che hanno segnato la fine della Spoleto. Le ultime magre figure, collezionate anche durante una recente assemblea dei soci Bps, ne fanno l’interlocutore meno gradito a Bankit e Desio. Nessuna di queste ha comunque ancora ufficializzato le proprie liste di candidati, in attesa di un incontro chiesto dal professor Brancadoro per trovare la giusta sintesi. Chi è uscito per il momento allo scoperto, con una conferenza stampa, è il Comitato degli “Amici Bps”.

AZIONE RISARCITORIA, NO ASPOCREDIT” – erano una trentina, ieri l’altro, a seguire i lavori alla sala congressi de Il Baio dove Maurizio Hanke ha illustrato il programma. Chiarendo in apertura che l’iniziativa non è tesa “a coprire o occupare sedie, né a prendersi una qualche rivincita politica o elettorale”. “Dobbiamo guardare alla realtà – ha detto Hanke – senza false illusioni, perché tutto è cambiato. Ci attende un periodo difficile per risanare la cooperativa”. Per il coordinatore del Comitato la Scs dovrebbe “gestire una gamma di servizi che assicurino immediati vantaggi ai soci, proseguendo la intermediazione di concessioni finanziarie della Banca ma con una gamma di prodotti ampliata e che arrivi in alcuni casi ad attivare formule di garanzia per i soci in difficoltà. Penso ad una coop che sviluppi una serie di servizi su aree di interesse quali quelli alla persona, culturali e di formazione”. L’intervento è un crescendo rossiniano: “Si deve partire subito puntando proprio sui soci, i laboriosi risparmiatori che fidando in passato nelle trionfalistiche assicurazioni degli amministratori della Scs hanno conferito i loro sudati sacrifici credendo alla veridicità dei bilanci, alle certificazioni dei revisori contabili. I soci chiedono rispetto, chiedono giustizia”. Infine l’affondo: “Propongo una azione di responsabilità che significa ogni azione legale tendente a restituirci il maltolto, ad appurare responsabilità gestionali, a recuperare il patrimonio dilapidato, a perseguire i colpevoli della malagestione che sono stati profumatamente pagati, ad assicurare alla giustizia chi ha illuso i soci con bilanci non affidabili o palesemente falsi” conclude Hanke. Chiediamo al coordinatore perché tanto silenzio in questi anni ed ora questa volontà di rifarsi avanti: “Il Comitato, che avevo contribuito a fondare nel 1986 con il compianto Paolo Uccellani era finito in altre mani – risponde il coordinatore della “Amici” -, ho preferito attendere di ‘riaverlo’…l’alternativa sarebbe stata di fondarne un altro, non l’ho ritenuto opportuno”.

Al tavolo con Hanke siedono Sandro Feliziani (già revisore Scs e grande accusatore del board nei primi anni 2000) e Lucio Giardini, dirigente nazionale Uilca. “Già nel 2002, quando la Banca distribuiva 1,2 milioni di utili, rappresentai che le cose stavano prendendo una brutta piega” esordisce Feliziani “ora si stanno muovendo molti strani personaggi, non vorrei che ci sia in atto una manovra per evitare le necessarie azioni di responsabilità. Se non si interviene in breve tempo e nella giusta direzione le azioni Scs rischiano di valere ‘zero’”. Sollecitato da Tuttoggi, Feliziani svela con chi non si deve avere a che fare: “mi pare evidente, è l’Aspocredit”. Contrario a intese o accordi con Ugolini & Co. anche Giardini che nel suo intervento ha ricordato i tanti errori dei board che si sono susseguiti. “Ho contato una 30na di partecipazioni della Scs…ve ne cito una, ‘Brasil investment & partner’, ecco come è stata dilapidata la società”. Il sindacalista parla dei dipendenti, per decenni ‘braccio armato’ dei Cda specie in occasione delle assemblee. “Non tutti i dipendenti Bps parteciparono alla Assemblea della vergogna, questo è un dato di fatto e questa è la vera forza della Bps”. A lui l’ultima domanda: come giudica la partecipazione dei dipendenti al Cda?Siamo contrarissimi”.

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