Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, il vento scivola tra le mura di pietra e un silenzio surreale circonda tutto. Si chiama Scoppio, minuscolo borgo medievale incastonato sui Monti Martani, nel territorio di Acquasparta (Terni) ma a ridosso del territorio comunale di Spoleto (Perugia), e oggi completamente disabitato.
A 640 metri sul livello del mare, il piccolo agglomerato di case si affaccia sulla valle del fosso della Matassa, in una posizione dominante e suggestiva. Il nome della frazione deriva dal latino scopulus, che significa “rupe” o “scogliera”, a ricordare appunto l’elevato sperone roccioso su cui sorge il castello.
Le origini di Scoppio risalgono intorno all’anno Mille, quando entrò a far parte dei possedimenti delle terre Arnolfe, dominio longobardo legato al conte Arnolfo. Fino al ‘700 contava addirittura 25 famiglie residenti. Il borgo resistette nei secoli, ma venne progressivamente abbandonato negli anni ’50 del 1900, dopo una serie di terremoti che ne compromisero la stabilità. Da allora, la natura si è riappropriata dei suoi spazi e il borgo è diventato un paese fantasma, meta di escursionisti e curiosi.
All’interno delle antiche mura (ancora visibili in più tratti), sorge la chiesa di San Michele Arcangelo, edificata insieme al borgo e simbolo della sua identità. La semplice facciata in pietra e il campanile a vela raccontano un’architettura romanica di grande fascino. All’interno, tra intonaci caduti e volte lesionate, si intravedono ancora i fantastici affreschi attribuiti al pittore spoletino Piermatteo Piergili, risalenti al 1500, e una croce templare scolpita nell’abside, testimonianza del culto di San Michele diffuso proprio dai Longobardi.
Il fascino del luogo ha ispirato anche il regista Wim Wenders, che ha scelto Scoppio per girare alcune scene del suo docufilm su Papa Francesco. Per raggiungere il borgo si possono percorrere (anche in auto) sette chilometri di strada sterrata tra boschi e panorami mozzafiato o i sentieri del CAI dei Monti Martani, una rete escursionistica di circa 100 chilometri.
Nel 2021, otto Comuni umbri hanno firmato la Carta dello Scoppio, un protocollo d’intesa che mira a valorizzare il territorio e a costruire un progetto condiviso per il recupero dei borghi abbandonati. Ma ad oggi, tranne qualche accennato tentativo di restauro nel vicino rifugio escursionistico inaugurato nel 1992 (anch’esso in degrado e con tracce di bivacchi), nulla sembra cambiato. Tranne il fascino indescrivibile del posto, immutato nei secoli…