Questa volta Massimo Sisani, principale rappresentante della fronda interna alla Cia (Confederazione italiana agricoltori) Umbria contro il presidente Matteo Bartolini, sceglie la lettera aperta per manifestare il dissenso contro la linea dell’associazione, ritenuta poco incisiva e rappresentativa.
E lo fa da membro della Giunta regionale della Cia, alla luce degli sviluppi della nota di censura politica al presidente Bartolini inoltrata da lui e da altri oppositori all’interno del gruppo dirigente umbro. Critica che la Cia ha respinto duramente, minacciando anche di ricorrere alle vie legali.
“Riportiamo il confronto nel giusto terreno dialettico e sul territorio – scrive ora Sisani – facciamo della trasparenza il nostro modus operandi per ripartire ed evitiamo scivoloni mediatici che hanno il sapore della censura e nulla hanno a che vedere con la storia della Cia Umbria“. Il riferimento è evidentemente alla diffida che l’associazione aveva inviato alla stampa affinché non venisse pubblicata la nota degli “oppositori”.
“No ai veti da censore”
“Questo – prosegue Sisani nella sua lettera aperta a questo proposito – è il momento della chiarezza e dell’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Ritengo che sia stato grave, da parte della nostra presidenza, aver posto un veto da censore e aver cercato di azzerare il dibattito interno minacciando azioni legali alla stampa e a chi, la scorsa settimana, ha manifestato attraverso un comunicato stampa una lecita critica politica figlia di una chiara insofferenza“.
Il confronto interno
“Al di là delle posizioni, sterilizzare in questo modo il dibattito, minacciando ritorsioni e denunce alle testate e ai ‘presunti contestatori’ – scrive ancora Sisani – è qualcosa di lontanissimo dalla cultura della Cia che da sempre, e ripeto da sempre, ha utilizzato il confronto interno, anche aspro, per crescere fino a diventare un punto di riferimento nel mondo agricolo regionale e nazionale. Da queste modalità non posso che prendere le più nette e decise distanze“.
Nuove richieste di dimissioni
Sisani torna a chiedere nuovamente le dimissioni del presidente Bartolini. Questione che era stata formalmente posta a maggio, all’interno del gruppo dirigente, e che poi sembrava rientrata, a seguito dell’approvazione del bilancio e delle linee di mandato del presidente Bartolini. Ma che è tornata d’attualità dopo la vicenda delle nomine del Gal.
“Credo che qualcuno dovrebbe ora capire – insiste Sisani – quanto grave sia stato il suo operato e pensare seriamente ad un passo indietro“.
Il “cambio di rotta”
“Ma questo – prosegue la lettera – non basta. Il brutto episodio della scorsa settimana impone a tutti uno stop e una riflessione. E’ chiaro che ci sono dei forti e fondati motivi di tensione interni, che riguardano scelte politiche e programmatiche della Cia in cui una larga parte dell’associazione non si riconosce più e per questo è necessario che noi tutti, dalla presidenza alla giunta, dalla direzione ai territori, ci fermiamo per capire cosa si è rotto nel nostro meccanismo democratico interno. Stiamo vivendo una fase delicata, quello che è successo di recente è un forte campanello d’allarme, ed è necessario porre da subito le basi per un deciso cambio di rotta”.
Insomma, il problema posto non è solo la presidenza Bartolini, ma l’intera linea dell’associazione regionale.
“Non possiamo più sottrarci ad un confronto serio – conclude Sisani la sua lettera aperta – apriamo una nuova fase prima che sia troppo tardi“.