di Walter Verini
Ho letto la posizione polemica espressa dal Sindaco di Spoleto e da associazioni locali contro la proposta del gruppo Pd sulla riforma della “geografia giudiziaria” (tribunali, sezioni distaccate e dintorni). Rispetto tutte le opinioni, ma inviterei – se c'è da polemizzare – a farlo con rigore, sui fatti e non sulle approssimazioni.
Primo fatto: gruppi parlamentari (Pdl e anche 5 Stelle) hanno presentato al Senato proposte di legge per sospendere per un anno almeno l'applicazione della riforma. In alcuni di questi promotori c'è anche la volontà implicita di rivedere la riforma anche per quanto riguarda la cosiddetta “regola del 3” (almeno tre tribunali in ogni regione) che, come è noto, ha mantenuto la sede di Spoleto. Tra questi promotori di pdl non c'era il Pd, che dopo queste posizioni di altri partiti ha presentato al Senato una sua proposta che non pone il tema delle tre sedi.
Secondo fatto: il gruppo Pd alla Camera (non Verini, ma tutto il gruppo) non si sono limitati a chiedere una proroga della riforma, ma hanno presentato una risoluzione (complementare alla proposta Pd al Senato) che non pone in discussione l'attuale assetto della riforma, ma ne chiede alcune correzioni.
La prima: laddove vengono aboliti i tribunali (oltre trenta, in Umbria è il caso di Orvieto) si chiede di istituire sezioni distaccate, per evitare congestionamenti e per semplificare.
La seconda, laddove vengono abolite sezioni distaccate (duecentoventi in Italia, in Umbria Città di Castello, Gubbio, Todi, Assisi e Foligno) si chiede di garantire la presenza di uno sportello giudiziario del tribunale (per semplificare ed evitare ai cittadini e avvocati di perdere una mattinata intera per il deposito di un semplice atto). E si chiede di garantire l'ufficio del giudice di pace, ma a carico dello Stato e non dei Comuni, come presidio di giustizia di prossimità e contributo al decongestionamento.
Nella risoluzione non si fa cenno alcuno al superamento della cosiddetta “regola del tre” (che – lo sapete meglio di me – significherebbe il rischio di abolire Spoleto.
Ricordo per la cronaca, che un anno fa, la stessa Commissione giustizia della Camera (di cui non faceva parte nessuno di noi parlamentari umbri) approvò a larghissima maggioranza un parere sulla riforma che prevedeva l'abolizione di questa norma, cosa che – ripeto – non c'è nella attuale risoluzione. Non capisco sinceramente, quindi, dove stia la ragione di tanto nervosismo e tanta polemica.
Nella risoluzione, infine, il gruppo del Pd – ricalcando su questo, pari pari, sia il parere della commissione, sia una precedente (di otto mesi fa) mozione Pd, chiede di rivedere l'assegnazione di alcuni territori presso uffici giudiziari più lontani e territorialmente meno contigui. Tra gli esempi che si fanno, c'è Sala Consilina per la Campania e, per l'Umbria, Todi.
Come si sa, i consigli comunali di quella realtà, la Regione e altre istituzioni hanno formalmente chiesto al Ministero, più volte, di essere considerati, dal punto di vista della geografia giudiziaria, all'interno del Tribunale di Perugia e non di Spoleto.
E' una posizione che nasce da motivazioni obiettive e che, voglio ricordarlo, è da tempo all'attenzione del Ministro, indipendentemente dalla nostra recente risoluzione. Che ricorda questa richiesta condivisa, solennemente votata da Consigli comunali interi e altre importanti assemblee elettive. Posso capire che la realtà di Spoleto non la condivida, ma non si può far finta di dimenticare che si tratta di una posizione istituzionalmente molto forte e molto condivisa. Tranne che a Spoleto, ripeto.
E' un momento difficile per tutti. E per tutte le città chiudere sedi giudiziarie può anche essere un segnale negativo non solo per cittadini e avvocati, ma anche per un indotto economico e sociale che ruota attorno a questa attività. La nostra proposta va incontro anche a queste esigenze e non penalizza nessuno. E nessuno si propone di cancellare Spoleto. Consiglierei quindi più pacatezza e autentica disponibilità al confronto.
E chiudo ripetendo quanto mi permisi di proporre più di un anno fa, quando partì l'iter (e le proteste allegate) della riforma: le riforme si devono anticipare con coraggio e non subirle. L'Umbria avrebbe potuto e dovuto (e forse ancora potrebbe) definire una proposta unitaria e funzionale dell'amministrazione della giustizia (di cui la “geografia” ottocentesca è solo una parte dell'inefficienza incredibile e inaccettabile del sistema). Una proposta non campanilista, ma di aggregazioni e diversificazione di funzioni. Le polemiche localistiche, con bersagli di comodo, con la tecnica di vecchio conio di chiamare alle armi contro il nemico “esterno” a mio modo di vedere, rischiano solo di alimentare guerre tra poveri, che fanno male a tutti.