Arriva anche in Umbria l’eco della polemica Fedez – Rai che sta tenendo banco su tutti i media e social dopo il discorso tenuto dall’artista dal palco del Concertone del Primo Maggio, trasmesso in diretta da Rai 3.
Il discorso del rapper, anticipato alla società organizzatrice dell’evento prima di andare in onda ed evidentemente arrivato sul tavolo della vice-direttrice di Rai 3 Ilaria Capitani aveva per oggetto una richiesta al premier Mario Draghi di maggiore attenzione al mondo dello spettacolo e in particolare di “un progetto di riforma in difesa di un settore che è stato decimato da questa emergenza“. Un discorso che, a quanto lo stesso Fedez ha dichiarato dal palco, era stato ritenuto “inopportuno” dalla vicedirettrice di Rai3.
Il fatto ha indignato l’opinione pubblica tanto da costringere la tv di Stato ad una rapida smentita, prima, e successive scuse dell’amministratore delegato Rai Fabrizio Salini, poi.
Subito si sono formati due schieramenti distinti sulla questione anche in Umbria: da un lato chi, come il senatore leghista Simone Pillon o il segretario della Lega Umbria, Virginio Caparvi, accusa il cantante di aver politicizzato il palco, di aver espresso opinioni politiche senza un contraddittorio e di aver messo in scena un “teatrino” inutile. Dall’altro, invece, politici e personaggi che hanno semplicemente appoggiato la presa di posizione dell’artista contro la Rai e contro un “sistema” che ci chiede sempre più spesso di adeguarci. Forse un po’ dimentichi, a onor del vero, che di quel sistema ne sono almeno in parte responsabili.
Questo l’intervento del senatore umbro Caparvi: “Fedez non mi angoscia né mi scuote. Gli influencer esistono nella mente di chi li considera tali e dunque a me lui non influenza. Non è una questione di bandiera o di appartenenza politica (…).
Io se becco una sua canzone in radio la ascolto, mi piacciono e continuerò a farlo. Semplicemente ho scelto, tanto tempo fa, di non prendere lezioni sempliciotte né da lui né da altri come lui che vivono nella pretesa di riempire vuoti altrui con i propri. Il suo atto rivoluzionario di registrare una telefonata di un dirigente Rai è una messa in scena da quattro soldi che non mi fa vacillare di un millimetro, altro che libertà, altro che rivoluzione! (…) Ecco, guardo altrove e, se capita, ascolto il cantante Fedez. Nulla più”.
È interessante da questo punto di vista quanto scritto dal Consigliere regionale Patto Civico per l’Umbria Andrea Fora che pur approvando i concetti e le idee espresse da Fedez sul palco, ha tenuto a precisare: “La Sinistra che inneggia a osannare “Bravo Fedez” dimostra ancora una volta, se ce n’era bisogno, il vuoto di pensiero, di coraggio, di posizioni chiare di cui ormai è maestra la sinistra italiana, che si innamora della celebrità progressista di turno e ne fa un’icona del suo non-pensiero. La destra ne approfitta per tornare a parlare dei veri problemi materiali. Solito copione, e mi pare che non sia andata troppo bene negli ultimi anni. (…) Sono assolutamente favorevole al DL Zan e spero che il Parlamento lo approvi prima possibile. Perché se uno la chiede agli altri la coerenza, deve provare a esercitarla per primo, nella propria vita, nei fatti concreti, nel proprio lavoro, in politica, ovunque si trovi”.
A prendere posizione in merito anche diversi esponenti dell’amministrazione comunale di Terni. Tra questi il consigliere di minoranza Alessandro Gentiletti che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “L’indignazione di Fedez è l’indignazione di tante e tanti di noi: non possiamo più sopportare che impunemente vengano discriminati i nostri amici, le nostre sorelle, i nostri fratelli, le nostre figlie e i nostri figli in base al loro orientamento sessuale e alle loro scelte di vita. Chi lo fa deve risponderne davanti alla giustizia senza se e senza ma”.
“Sappiate che questo discorso è stato ritenuto inopportuno dalla vicedirettrice di Rai3. Ovviamente da persona libera mi assumo la responsabilità di ciò che dico e faccio”. Con questa premessa Fedez ha esordito ieri sul palco del Concertone del 1° Maggio. Un monologo, il suo, temuto e osteggiato dai vertici Rai prima ancora che fosse effettivamente decantato. Un attacco diretto al Governo nella persona del Presidente Draghi, per aver lasciato morire il settore dello spettacolo (tra i più colpiti della pandemia e assolutamente uno dei più dimenticato), un attacco anche a “Mamma Rai” che in nome di presunte politiche editoriali avrebbe voluto censurare parte del discorso e soprattutto i nomi dei parlamentari che si sono espressi più aspramente sulla comunità LGBTQ e sul tanto chiacchierato Ddl Zan, riportando le affermazioni pubbliche più sconcertanti, come “Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno”, “gay vittime di aberrazioni della natura”, “i gay sono una sciagura per la riproduzione” o “il matrimonio gay porta l’estinzione della razza”.
“A proposito di “Superlega” due parole sul personaggio del momento, il sonnecchiante Ostellari (Senatore del Carroccio e presidente della Commissione Giustizia ndr) il quale ha deciso che un DDL di iniziativa parlamentare, quindi massima espressione del popolo, già approvato alla camera, può essere tranquillamente bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo, cioè se stesso. Ma d’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua lotta all’uguaglianza”.
“Qualcuno come lui ha detto che ci sono altre priorità rispetto al ddl Zan in questo momento di pandemia. E allora guardiamole queste priorità. Il senato non ha avuto tempo per il DDL per discutere: l’etichettatura del vino, la riorganizzazione del Coni, l’indennità di bilinguismo per i poliziotti di Bolzano e, per non farsi mancare nulla, il reintegro del vitalizio di Formigoni”, continua il rapper dal palco.
Non è un segreto per nessuno che la calendarizzazione del Ddl sia costantemente rimandata perché osteggiata da una parte della politica italiana (cattolica e di destra) né che spesso la motivazione ufficiale sia stata proprio la “priorità” di altre questioni rispetto alla suddetta, ma quando in prima serata, su un palco tanto importante vengono specificate quali siano queste priorità l’indignazione pubblica che ne consegue, in fondo, non meraviglia nessuno.
Un fatto simile non poteva lasciare indifferente il pubblico e il video di un Fedez visibilmente emozionato mentre si schiera per la sua libertà di espressione come uomo e come artista è diventato virale in pochissimo tempo. A nulla sembrano servire i tentativi di ignorare la faccenda prima e di smentirla poi da parte della Rai. Fedez ha infatti pubblicato sui suoi social parte della chiamata avuta con la vicedirettrice di Rai 3, in cui si parla tra l’altro di “adeguarsi al Sistema”, affermando di poter mettere l’intera registrazione a disposizione delle autorità competenti. Un’azione che ha portato ad intervenire lo stesso amministratore delegato Rai Fabrizio Salini: «Di certo in Rai non esiste e non deve esistere nessun `sistema´ e se qualcuno, parlando in modo inappropriato per conto e a nome della Rai, ha usato questa parola mi scuso». Promettendo di far luce sull’accaduto.
Sull’accaduto si sono espressi, con pareri spesso contrastanti, varie figure politiche e tra queste non poteva mancare il Senatore Pillon, chiamato in causa dallo stesso artista quando ha detto: “Ma a proposito di diritto alla vita, il pres dell’associazione pro vita, ultra cattolico e anti abortista Jacopo Coghe, amicone del leghista Pillon, in questi mesi è stata la prima voce a sollevarsi contro il del Zan. L’antiabortista non si è però reso conto che il Vaticano ha investito 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica che produce la pillola del giorno dopo. Quindi cari antiabortisti, caro Pillon, avete perso troppo tempo a cercare il nemico fuori, senza accorgervi che ce l’avevate in casa. Che brutta storia”.
La replica del senatore, cattolico conservatore, non si è fatta attendere. Lo scontro (più che confronto) con Fedez è in fondo storia vecchia: il Senatore infatti, accanito oppositore del ddl e famoso per le sue idee contrarie ad IVG e Ru486, vicino per idee e interessi all’associazione pro vita, è stato spesso messo “sotto accusa” dal cantante che si è sempre esposto in prima persona anche su temi caldi e rischiosi.
Pillon, nel suo commento lasciato su Facebook, non è entrato nel merito della questione ma ha soltanto ribadito che i suoi sforzi sono volti alla salvaguardia dei bambini e che il DDL rappresenta quindi per loro un pericolo concreto:
“Vogliamo fermare il ddl Zan per assicurare ai bambini la libertà di leggere le favole di Cenerentola e Biancaneve senza esser considerati omofobi, per evitare che le ragazze si trovino a competere nelle gare sportive con maschi sedicenti femmine e per fermare chi vuole iniettare Triptorelina o ormoni maschili nel corpo delle bambine”.
(di Alessia Marchetti)