Scontro Biden-Netanyahu su accordo. Hamas: "Ostaggi torneranno nelle bare" - Tuttoggi.info

Scontro Biden-Netanyahu su accordo. Hamas: “Ostaggi torneranno nelle bare”

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Scontro Biden-Netanyahu su accordo. Hamas: “Ostaggi torneranno nelle bare”

Mar, 03/09/2024 - 08:02

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(Adnkronos) - E' scontro tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu. Il presidente americano attacca il premier israeliano, accusandolo di "non fare abbastanza per trovare un accordo" per la fine della guerra a Gaza e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Sono mesi che l'amministrazione Biden lavora per arrivare a un'intesa con il Qatar e l'Egitto anche perché tra gli ostaggi ci sono alcuni cittadini americani.  

La risposta israeliana è immediata. Le parole di Biden sono "particolarmente pericolose" in quanto pronunciate "solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano", dice un funzionario di alto livello dell'ufficio di Netanyahu, riferendosi all'uccisione di Hersh Goldberg-Polin. "È sconcertante che il presidente Biden stia facendo pressioni sul primo ministro".  

 

Netanyahu, sotto pressione per lo sciopero generale che alza ulteriormente la tensione in Israele, insiste nel dichiararsi impegnato per raggiungere un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi, trattenuti da quasi undici mesi nell'enclave palestinese. Il premier torna ancora ad accusare Hamas, "da cui purtroppo non vediamo una risposta analoga". 

"Abbiamo acconsentito alla formula presentata il 31 maggio dal presidente Biden - dice in conferenza stampa -. Abbiamo accettato la cosiddetta 'proposta ponte' del 16 agosto. Hamas ha respinto la prima. E ha respinto la seconda". 

Il primo ministro, in un momento estremamente complicato, chiede perdono ai parenti dei sei ostaggi i cui corpi senza vita sono stati recuperati nel fine settimana nella Striscia di Gaza. "Ho detto alle famiglie, lo ripeto e lo dico questa sera: vi chiedo perdono per non essere riusciti a riportarli indietro vivi. Siamo stati molto vicini, ma non ci siamo riusciti". Hamas "pagherà un prezzo caro", aggiunge chiedendo che il Paese "resti unito" di fronte a un "nemico brutale e feroce". 

 

In un tutti contro tutti, si inserisce il messaggio di Hamas che, in un perenne botta e risposta, attribuisce le responsabilità per lo stallo a Netanyahu. "L'insistenza" del premier israeliano "sul rilascio dei prigionieri tramite la pressione militare, invece di concludere un accordo, significherà che verranno restituiti nelle bare alle loro famiglie", dice Abu Obeida, portavoce del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Qassam, citato dalla tv satellitare al-Jazeera. 

L'emittente riferisce di nuove 'istruzioni' che sarebbero state impartite dal braccio armato del gruppo alle guardie che tengono prigionieri gli ostaggi nella Striscia di Gaza e di 'ordini' che riguarderebbero l'eventuale avvicinamento di forze israeliane ai siti in cui vengono trattenute le persone rapite nell'attacco del 7 ottobre scorso in Israele. 

 

Proprio ieri Biden e Kamala Harris hanno incontrato il team di negoziatori degli Stati Uniti per l'accordo sugli ostaggi in seguito alla morte dell'americano Hersh Goldberg-Polin e di altri cinque rapiti. Secondo una nota della Casa Bianca, Biden ha espresso la sua "devastazione" e "indignazione" per quanto accaduto a Goldberg-Polin e ha ribadito l'importanza che i leader di Hamas ne rispondano davanti alla giustizia. 

Durante l'incontro, il presidente e Harris hanno ricevuto un "aggiornamento" dai negoziatori sullo stato della proposta-ponte delineata da Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Infine sono stati discussi "i prossimi passi" da compiere per garantire il rilascio degli ostaggi, comprese le consultazioni continue con i Paesi mediatori Qatar ed Egitto. 

Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, anche il segretario di Stato, Antony Blinken, il direttore della Cia, William Burns, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk. 

 

Migliaia di persone sono tornate ieri in piazza in Israele, per il terzo giorno consecutivo, per chiedere al premier una svolta verso l'accordo. Vicino alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme almeno dieci persone sono state arrestate nel mezzo delle proteste. 

Il raduno, poi, è stato dichiarato illegale e i poliziotti sono intervenuti con idranti e unità a cavallo per disperdere la protesta. C'è stata una manifestazione anche davanti alla residenza di Netanyahu a nord di Tel Aviv. "Non c'è più tempo! Riportateli a casa!", lo slogan più gettonato.  

(Adnkronos) – E’ scontro tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu. Il presidente americano attacca il premier israeliano, accusandolo di “non fare abbastanza per trovare un accordo” per la fine della guerra a Gaza e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Sono mesi che l’amministrazione Biden lavora per arrivare a un’intesa con il Qatar e l’Egitto anche perché tra gli ostaggi ci sono alcuni cittadini americani.  

La risposta israeliana è immediata. Le parole di Biden sono “particolarmente pericolose” in quanto pronunciate “solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano”, dice un funzionario di alto livello dell’ufficio di Netanyahu, riferendosi all’uccisione di Hersh Goldberg-Polin. “È sconcertante che il presidente Biden stia facendo pressioni sul primo ministro”.  

 

Netanyahu, sotto pressione per lo sciopero generale che alza ulteriormente la tensione in Israele, insiste nel dichiararsi impegnato per raggiungere un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi, trattenuti da quasi undici mesi nell’enclave palestinese. Il premier torna ancora ad accusare Hamas, “da cui purtroppo non vediamo una risposta analoga”. 

“Abbiamo acconsentito alla formula presentata il 31 maggio dal presidente Biden – dice in conferenza stampa -. Abbiamo accettato la cosiddetta ‘proposta ponte’ del 16 agosto. Hamas ha respinto la prima. E ha respinto la seconda”. 

Il primo ministro, in un momento estremamente complicato, chiede perdono ai parenti dei sei ostaggi i cui corpi senza vita sono stati recuperati nel fine settimana nella Striscia di Gaza. “Ho detto alle famiglie, lo ripeto e lo dico questa sera: vi chiedo perdono per non essere riusciti a riportarli indietro vivi. Siamo stati molto vicini, ma non ci siamo riusciti”. Hamas “pagherà un prezzo caro”, aggiunge chiedendo che il Paese “resti unito” di fronte a un “nemico brutale e feroce”. 

 

In un tutti contro tutti, si inserisce il messaggio di Hamas che, in un perenne botta e risposta, attribuisce le responsabilità per lo stallo a Netanyahu. “L’insistenza” del premier israeliano “sul rilascio dei prigionieri tramite la pressione militare, invece di concludere un accordo, significherà che verranno restituiti nelle bare alle loro famiglie”, dice Abu Obeida, portavoce del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Qassam, citato dalla tv satellitare al-Jazeera. 

L’emittente riferisce di nuove ‘istruzioni’ che sarebbero state impartite dal braccio armato del gruppo alle guardie che tengono prigionieri gli ostaggi nella Striscia di Gaza e di ‘ordini’ che riguarderebbero l’eventuale avvicinamento di forze israeliane ai siti in cui vengono trattenute le persone rapite nell’attacco del 7 ottobre scorso in Israele. 

 

Proprio ieri Biden e Kamala Harris hanno incontrato il team di negoziatori degli Stati Uniti per l’accordo sugli ostaggi in seguito alla morte dell’americano Hersh Goldberg-Polin e di altri cinque rapiti. Secondo una nota della Casa Bianca, Biden ha espresso la sua “devastazione” e “indignazione” per quanto accaduto a Goldberg-Polin e ha ribadito l’importanza che i leader di Hamas ne rispondano davanti alla giustizia. 

Durante l’incontro, il presidente e Harris hanno ricevuto un “aggiornamento” dai negoziatori sullo stato della proposta-ponte delineata da Stati Uniti, Qatar ed Egitto. Infine sono stati discussi “i prossimi passi” da compiere per garantire il rilascio degli ostaggi, comprese le consultazioni continue con i Paesi mediatori Qatar ed Egitto. 

Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, anche il segretario di Stato, Antony Blinken, il direttore della Cia, William Burns, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk. 

 

Migliaia di persone sono tornate ieri in piazza in Israele, per il terzo giorno consecutivo, per chiedere al premier una svolta verso l’accordo. Vicino alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme almeno dieci persone sono state arrestate nel mezzo delle proteste. 

Il raduno, poi, è stato dichiarato illegale e i poliziotti sono intervenuti con idranti e unità a cavallo per disperdere la protesta. C’è stata una manifestazione anche davanti alla residenza di Netanyahu a nord di Tel Aviv. “Non c’è più tempo! Riportateli a casa!”, lo slogan più gettonato.  

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