Al presidente Igor Cruciani, che dopo il secondo stop al bilancio sente l’Atc 1 “ostaggio dei cacciatori”, Ferdercaccia, Libera Caccia ed Enalcaccia, che finora hanno fatto mancare il numero legale, ricordano che per il suo incarico è pagato da quei cacciatori ai quali non accorda un confronto. Il nodo è quello dei risarcimenti agli agricoltori per i danni causati dai cinghiali, che l’Atc1, con i conti in rosso, vuole pagare chiedendo un contributo aggiuntivo ai cacciatori. Come vuole la Regione.
Ma per le associazioni un margine di manovra per trovare una soluzione ci sarebbe. Se il presidente fosse disponibile ad aprire un confronto. E “non risponde mai neanche al telefono”, lamentano.
“Un presidente che è lì – ricordano i cacciatori – perché a suo tempo è stato votato dalle associazioni, a guidare un organismo che non è monocratico, ma che dovrebbe continuare a godere del sostegno di tutte le rappresentanze. Cosa che a quanto pare il presidente Cruciani non ha più e sulla quale dovrebbe quindi trarre le conclusioni”.
E i cacciatori spiegano perché, a loro giudizio, si è arrivati a questo punto: “Con risorse totalmente erogate dai cacciatori, anche quelle che arrivano dalla Regione Umbria, che sono comunque stornate dalle tasse dei cacciatori, l’ATC PG1 ha ormai in bilancio prevalentemente spese che non aiutano la caccia. Si è assunto senza battere ciglio l’onere dei danni dei cinghiali e questo problema oramai assorbe gran parte dei soldi con la minaccia di assorbirli tutti nel vicino futuro”.
“Cosa ha fatto negli anni – si chiedono le associazioni venatorie – per correggere questo problema? Poco di progettuale, ma ha continuamente minacciato gli stessi cacciatori che gli versano risorse, che dovevano accettare la situazione pena il non cacciare, come adesso minaccia di non pagare i danni agli agricoltori e di non approvare il regolamento di attuazione della selezione”.
E’ un fatto e non una opinione, evidenziano, che il regolamento della selezione poteva approvarlo e può approvarlo perché non è necessaria la presenza di 2/3 dei componenti del comitato ATCPG1, come per il bilancio. “Ma poi ci chiediamo – proseguono – come pagherà i danni agli agricoltori, visto che i cacciatori di cinghiale dovrebbero partecipare per buona parte del versamento con soldi extra e non hanno alcun intenzione di farlo. Il presidente forse si è dimenticato di non aver fatto molto per chiedere alla Regione di derogare le ferree regole nazionali che hanno impedito di fare contenimento e caccia per le note regole anti Covid, mentre alcune categorie di persone erano libere di muoversi. Quindi ora ha intenzione di attingere alle loro tasche nonostante non siano stati fatti cacciare e lo ha scritto nero su bianco nel famoso bilancio non approvato e diremmo non approvabile da chi paga”.
I problemi però non sono solo questi. Perché tutti chiedono alla Regione di coprire questi danni. “Il problema – scrivono le associazioni venatorie – è che la caccia ha bisogno urgentemente di risorse e strategie per migliorarla come chiediamo da tempo. Il problema è che da più di 16 mila cacciatori in ATC PG1 in appena 10 anni si è passati a circa 10 mila. Il problema è che nei tavoli istituzionali l’ATCPG1 si presenta con linee tecniche che contrastano molto con la caccia, esprimendo attraverso la voce di un tecnico pagato sempre con soldi dei cacciatori pareri fortemente contrastanti con le indicazioni e le idee dei cacciatori”.
Problemi che non si risolvono senza un dialogo costruttivo. “Vorremmo capire – lamentano le tre associazioni venatorie – come sia possibile che chi si occupa di caccia non abbia un rapporto almeno cordiale con i cacciatori e non sia in grado di collaborare, come vorremmo capire cosa stiano facendo le istituzioni in tutto questo”.