Philippe Daverio era realmente innamorato dell’Umbria, anche più degli stessi abitanti della regione verde d’Italia.
E nonostante fosse, prima ancora che uno straordinario Storico dell’arte, un personaggio televisivo notissimo e quindi richiestissimo da tutte le parti, non mancava mai di rispondere “si” ad ogni chiamata dell’Umbria per una conferenza o una lezione da straordinario divulgatore dell’arte come solo da par suo era in grado di fare.
Philippe Daverio è scomparso all’età di 71 anni, nel corso della notte, a causa di una lunga malattia che lo aveva costretto, negli ultimi giorni, al ricovero presso l’Istituto Tumori di Milano.
E la sua morte lascerà un vuoto incolmabile in tutti coloro che si erano abituati al fascino delle sue affabulazioni d’arte, quel particolarissimo modo di divulgare e spiegare ai più la materia. Sopratutto grazie al geniale progetto della serie televisiva Passepartout con la quale il professore rese popolare una materia infinitamente complessa e ricca di dettagli come la Storia dell’Arte.
Nasce a Mulhouse, in Alsazia, il 17 ottobre 1949 da padre italiano, Napoleone Daverio, costruttore, e da madre alsaziana, Aurelia Hauss. È il quarto di sei figli. Dopo una rigida formazione di stampo ottocentesco, Daverio inizia la sua vita professionale come gallerista in Via Montenapoleone a Milano.
Tutti lo ricordano anche come vulcanico Assessore alla Cultura e al Tempo libero nella prima giunta milanese a trazione leghista degli anni ’90, quella del sindaco Formentini.
Non c’era campo della cultura dove Philippe Daverio non potesse intervenire con competenza e trovando sempre un collegamento con l’amata Storia dell’Arte che padroneggiava senza limiti di sapere.
In Umbria le sue presenze sono state tutte memorabili e di alcune siamo stati affascinati spettatori.
Ricordiamo una lezione tenuta a Foligno nel 2010 in occasione delle celebrazioni e della mostra su Giuseppe Piermarini. Una platea stracolma di curiosi e affascinati cittadini della città della Quintana e non solo. Ricordiamo che in quell’occasione fu approntata anche una seconda sala con un maxischermo, tanto fu il successo del suo arrivo a Foligno.
Attesa e successo di pubblico anche per la memorabile lezione tenuta a Montefalco nel 2015 in occasione della manifestazione Enologica.
Chi era presente, si ricorderà due momenti fondamentali della lezione all’interno del Complesso Museale di San Francesco: quando lanciò il grido di battaglia “Basta eccellenze, valorizziamo le unicità” e quando poi, in piedi su una sedia, puntando il dito verso l’abside del Complesso e con a fianco l’allora sindaco (oggi presidente di Regione) Donatella Tesei, spiegò gli affreschi di Benozzo Gozzoli.
Particolarmente ispirata e come sempre affollata, la Lectio itinerante invece tenuta nel 2017 nella Basilica Inferiore di Assisi. Quella volta Daverio,, intabarrato nella sua celebre mantella di Loden, spiegò ad un pubblico straboccante ed entusiasta, il ciclo degli affreschi della Basilica del cosiddetto “Maestro di San Francesco”.
Indimenticabile quando scortato da Padre Enzo Fortunato lungo la navata centrale della Basilica, l’istrionico Daverio spiegò al pubblico a bocca aperta, ” Francesco qui è posizionato di tre quarti, ha smesso di essere bizantino”. E proseguendo, “Il confratello alle spalle del Santo ha una espressione preoccupata, non sa che pensare … è la modernità”.
Ma Philippe Daverio nel 2012 era stato protagonista anche al Festival dei Due Mondi, in occasione dello spettacolo con cui si consegnava il Premio Carla Fendi. Quello fu l’anno dei festeggiamenti per il restauro del Sipario Piccolo del Teatro Caio Melisso.
Al professore fu affidato il compito di descrivere il mondo dei piccoli teatri che affollano la nostra regione e Spoleto in particolare.
La sua era sempre una presenza rassicurante, una certezza di straordinaria qualità e di elevata capacità divulgativa e culturale.
Mancherà molto al mondo della cultura italiana ed internazionale. Ma sopratutto mancherà molto all’Umbria che Daverio amava forse anche più degli stessi umbri.
Foto: archivio Tuttoggi (Carlo Vantaggioli)