Pena ridotta da nove anni a sette e quattro mesi per Abdallah Ardouni, il 41enne di origine marocchina che nell’ottobre del 2015 scippò un anziano lungo via della Pallotta e lo strattonò tanto forte da farlo cadere a terra e causarne la morte pochi giorni dopo. Loredano Maranini morì dopo una lunga agonia causata da quel trauma cranico.
Adesso, nonostante il suo avvocato, Laura Ferraboschi avesse chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale in cerca di una (nuova) perizia che ne certificasse l’incapacità di intendere e di volere, i giudici della Corte d’Appello, hanno rigettato la richiesta, e hanno emesso sentenza di condanna, anche se più mite, rispetto a quanto accaduto in primo grado.
Confermate solo in parte anche le statuizioni civili, i giudici di seconde cure hanno infatti revocato la provvisionale di 50mila euro stabilita in primo grado in favore del comune di Perugia. Restano valide invece quelle stabilite per i familiari di Maranini: 250mila al figlio Marco e 120mila alla sorella Loredana.
Ardouni era stato arrestato non nell’immediatezza dei fatti. All’inizio infatti, a finire in carcere per quel bruttissimo episodio, che tanto scosse la città di Perugia, era stato un altro nordafricano che venne poi liberato a seguito di un riscontrato alibi inattaccabile.
L’imputato invece venne rintracciato perché un giorno, nei video di una telecamera di sorveglianza, i carabinieri del reparto operativo di Perugia che indagavano sul caso, videro un uomo vestito proprio come lui il giorno dello scippo mortale. Lo rintracciarono e lo fermarono: era il fratello dell’odierno condannato che spiegò ai militari della presenza in città del fratello al momento dell’omicidio.
Nel frattempo, i carabinieri avevano estratto il dna dell’assassino dal borsello della vittima e, quando lo confrontarono, ebbero la certezza di aver trovato il responsabile di quell’efferato delitto.