Politica

Scioglimento delle Montane, dubbi su Afor

Dalle Comunità montane all’Afor:  cambiare tutto per non cambiare nulla. Cita il Gattopardo, il consigliere regionale Sergio De Vincenzi, per manifestare la propria opposizione alla soluzione trovata dalla Giunta regionale per chiudere, dopo 7 anni, la partita delle Comunità montane. “In sette anni- accusa il rappresentante di Umbria Next – fra tutti gli addetti ai lavori, non si è stati in grado di definire un percorso coerente per il personale, le funzioni e i debiti di questi enti che, nonostante in molte occasioni siano stati definiti a ragion veduta un carrozzone, hanno tuttavia ancora in carico funzioni importanti per tutto il territorio e i relativi enti locali“.

E De Vincenzi spiega i tre punti per cui, a suo giudizio, l’Umbria sta andando incontro “all’ennesimo pastrocchio organizzativo, funzionale ed economico“.

Innanzi tutto si contesta la scelta di portare tutto in Afor (Agenzia Forestale Regionale) che come ente strumentale dovrebbe vivere di risorse proprie racimolate attraverso bandi di gara con gli enti locali e con l’Unione Europea, ma che già oggi riceve dalla Regione un contributo che sarà destinato ad aumentare per l’assorbimento di circa 150 unità di personale con contratto pubblico, fra amministrativi (circa 70) e professionisti vari (i rimanenti). Oltretutto, con la prospettiva di dove rimpiazzare i pensionamenti dei professionisti per far fronte alle funzioni autorizzative specifiche che saranno trasmesse contestualmente all’Afor.

Poi cè la questione del debito. Si tratta ad oggi di circa 15-17 milioni di euro che la maggioranza ritiene di affrontare costituendo un fondo di garanzia dei creditori alimentato dalla dismissione del patrimonio immobiliare delle ex comunità montane. Un obiettivo che secondo De Vincenzi non sarà perseguibile semplicemente per il fatto che, come anche riconosciuto dallo stesso assessore Bartolini in I commissione trattando della legge sulla gestione e valorizzazione dei beni immobili, “fare cassa con gli immobili è oggi pressoché impossibile perché non c’è mercato e, laddove anche si riuscisse, lo si farebbe deprezzando i beni pubblici anche del 60% rispetto al valore storico pre-crisi del 2008”. Insomma, le prospettive non sono rosee per  creditori.

Quanto alle funzioni da trasferire in Afor, cioè quelle autorizzative, certificative e di controllo, come pure quelle di cura del territorio e per lo sviluppo delle attività agro-zootecniche, paesaggistiche e turistiche, per De Vincenzi c’è il rischio che l’Agenzia assuma nel contempo la veste di controllore e di controllato. “Un conflitto d’interessi che potrebbe trasformarsi in apoteosi – denuncia – quando, in virtù della delega al contenzioso agro-forestale, in caso di sanzione amministrativa elevata dagli organi di vigilanza all’Afor, la stessa sarebbe costretta a inoltrare a sé stessa formale ricorso sul quale poi dovrebbe anche decidere“.

In sintesi, per De Vincenzi la giunta Marini non ha fatto altro che buttare la palla oltre la rete del 2020, quando si voterà per il rinnovo degli organismi regionali.