“E’ uno scimmione, lasciatelo solo e isolato”, è la frase choc che una professoressa di una scuola media di Spoleto avrebbe rivolto a un ragazzo (non presente in aula quel giorno) di origine africana e che compare nella denuncia che il padre ha presentato alla Compagnia dei carabinieri di Spoleto lo scorso novembre.
La notizia è trapelata solo in queste ultime ore, dopo che il genitore, da 30 anni ormai in Italia e che qui ha giocato come atleta professionista, ha pubblicato un lungo post nel suo profilo Facebook denunciando la situazione vissuta dal proprio figlio. Analogo post pubblicato sempre dal padre anche sul profilo di Propaganda Live, il programma di Diego Bianchi in onda su La7.
Stando alla denuncia, il giovanissimo Johnny (nome di fantasia) sarebbe stato oggetto di almeno due episodi incresciosi negli ultimi due anni scolastici.
Il primo chiamerebbe in causa una professoressa, ora in quiescenza, che si rivolgeva a lui modificando il nome con quello italiano di “Giovanni”.
Il ragazzino – questo il racconto del genitore – alla fine avrebbe chiesto alla professoressa di essere chiamato con “il proprio nome, quello che usano quotidianamente parenti e amici”. “Continuerò a chiamarti così, se non ti sta bene puoi tornare da dove sei venuto” avrebbe ribattuto la docente.
Più grave l’episodio dello scorso autunno, su cui è stato aperto un fascicolo dalla Procura delle Repubblica di Spoleto, retta da Alessandro Cannevale: una professoressa, durante un giorno di assenza del ragazzo italiano di origini nordafricane, lo avrebbe apostrofato come uno “scimmione” e invitato la classe a “lasciarlo da solo, isolato, quando non c’è siamo tutti più tranquilli”.
L’episodio – ovvero la frase choc in cui sarebbe stato definito uno “scimmione” – è stato riferito a Johnny con un messaggio vocale di un compagno di classe, messaggio che è stato allegato alla querela. Ma il padre del giovane sarebbe in possesso, a suo dire, anche di altri messaggi vocali.
Il giovanissimo, neanche 15 anni, a detta della famiglia già dopo il primo episodio avrebbe manifestato l’intenzione di non andare più a scuola. Dopo il secondo ha addirittura smesso totalmente gli studi. Pur continuando la sua passione per lo sport, lo stesso che ha visto il padre impegnato nella nazionale del suo paese di origine, con il giovanissimo atleta quale sta avendo discreti successi.
“Non è stato facile arginare questi episodi” dice il genitore a Tuttoggi “siamo dovuti ricorrere a uno psicologo e il suo giudizio sul comportamento della docente è stato pesante”.
Perché la denuncia solo oggi, dopo più di 6 mesi? “Perché la scuola è finita e non ho avuto uno straccio di risposta. Eppure insieme allo psicologo abbiamo scritto una mail alla scuola chiedendo di trovare una soluzione. Sarebbero bastate le scuse della professoressa e qualche iniziativa per riportare in classe mio figlio senza più dover temere discriminazioni”.
Le indagini sono state avviate con tempestività dai carabinieri di Spoleto, coordinati dal Capitano Aniello Falco, e già a dicembre i militari hanno ascoltato sia il dirigente scolastico sia altre persone (non escluso alcuni compagni di classe di Johnny). Indagini che sarebbero ancora in corso, dal momento che il fascicolo è ancora aperto.
La scuola è finita, neanche a dirlo, nell’occhio del ciclone. Impossibile parlare con i docenti interessati e anche il dirigente scolastico preferisce non commentare l’episodio riservandosi di adire le vie legali a tutela del proprio nome e di quello dell’istituto.
Di provvedimenti disciplinari non ne sarebbero stati fin qui presi, anche per la mancanza di un esposto all’istituto. E la scuola, da anni impegnata su temi dell’integrazione, non è mai finita al centro di polemiche di questa portata.
Lo stesso genitore ha però confermato di avere incontrato più volte il dirigente e che il ragazzo avrebbe prima cambiato sezione e poi istituto.
L’attenzione resta comunque alta sulla professoressa e, stando a quanto trapela, a qualche propria idea manifestata anche sul proprio profilo Facebook.
Se fosse lei la stessa menzionata nell’esposto, non è difficile rinvenire nel suo profilo post negazionisti sul covid, a favore dell’uscita dall’Italia dall’Unione Europea, contro clandestini e barconi. Uno in particolare, dove si intravede la foto del Presidente emerito Giorgio Napolitano, è ‘bollato’ come una fake news.
Un profilo in cui non è difficile trovare post negazionisti in merito al covid, a favore dell’uscita dell’Italia dall’Unione Europea, contro clandestini e barconi. Uno in particolare, dove si intravede la foto del Presidente emerito Giorgio Napolitano, è ‘bollato’ come una fake news.
La notizia, rimbalzata anche sul sito di Repubblica, ha convinto il deputato di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, Vice presidente della Commissione scuola a Montecitorio, a presentare una interrogazione al Ministro Bianchi. “Faccio davvero fatica a capire cosa ci sia di educativo nel definire un ragazzo, evidentemente colpevole di avere la famiglia originaria del NordAfrica, scimpanzé. E’ evidente che un docente che usa questo linguaggio deve essere immediatamente messo alla porta di qualunque scuola. Ha fatto bene la famiglia a denunciare alla magistratura, anche se il danno psicologico per il ragazzo è inimmaginabile. Comportamenti di questo genere non possono avere cittadinanza e/o giustificazione nella scuola italiana. Quello che vorrei sapere è quali provvedimenti abbiano preso le autorità scolastiche, sin da quando è accaduto, e se ne sono accaduti altri. Chiedo al Ministro Bianchi che venga immediatamente attivata dall’Usr una ispezione e che prenda tutte le iniziative necessarie affinché episodi così vergognosi non si ripetano”.
Ed il ministro dell’Istruzione effettivamente ha già disposto accertamenti, come spiega il deputato del Pd Walter Verini.
“Ho sentito poco fa il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, – dice Verini – che mi ha confermato di avere già disposto accertamenti circa il fatto di presunto razzismo che sarebbe avvenuto in una scuola di Spoleto, denunciato dal padre di un ragazzino.Quanto denunciato è incredibile nella sua estrema gravità. Il razzismo bullista è una delle piaghe con le quali ci scontriamo ogni giorno ma assume una gravità assoluta se si verifica all’interno di istituzioni scolastiche ed educative.Per questo è urgente che si verifichino scrupolosamente i fatti. Il Ministro mi ha detto che non si debbono fare “processi in piazza” ma che ci vuole tolleranza zero se quanto denunciato rispondesse alla realtà”.
(Aggiornato alle 19.30)