Nel Consiglio comunale di Città di Castello torna ancora lo spettro della crisi di maggioranza. A rendere “caldissima” la seduta di lunedì 12 ottobre è stato ancora una volta Filippo Schiattelli (Psi), che già nel febbraio scorso aveva “complicato” notevolmente l’elezione del presidente dell’assise, autocandidandosi contro Mencagli.
Prima dell’exploit di Schiattelli, però, ha parlato il capogruppo Pd Mirco Pescari, intervenuto sulla chiusura anticipata della seduta precedente a causa dell’assenza in blocco dei consiglieri dem: “La tempesta perfetta in un bicchiere d’acqua. – ha dichiarato – Le assenze erano giustificate ampiamente da motivi personali. Non c’era nessun elemento politico. E’ difficile accettare le patenti di lealtà, specialmente quando vengono concesse tra chi annovera tra i propri componenti chi ha considerata chiusa la sindacatura con l’elezione del presidente Mencagli”.
Tutto risolto dunque? Niente affatto. Il consigliere del Psi Filippo Schiattelli infatti, dopo l’intervento di Pescari, è tornato a far tremare la maggioranza annunciando il suo passaggio al Gruppo Misto (che ora conta ben 6 membri), a meno di un mese di distanza dalla medesima decisione del consigliere Pd Vittorio Massetti: “Se guardo dai banchi di questo Consiglio – ha detto Schiattelli – è palese che la maggioranza si è spenta. L’ultima riunione di maggioranza è datata anni fa. Le decisioni sono appannaggio di figure individuali e gruppetti di potere mossi da ambizioni personali. Questi modi autoreferenziali non sono connessi con la vita reale e i bisogni dei nostri concittadini. Anche nell’ultimo Consiglio (quando venne a mancare l’intero Pd, ndr) si era preferito dire che fosse tutto a posto, presentando le giustificazioni scritte che sanno di presa in giro per i tifernati. E senza convocare la maggioranza.
Si va concludendo una stagione, quella delle troppe promesse non mantenute, oggi occorre concretezza e trasparenza non slogan. Per rivalutare il centro storico c’è voluto il virus, le barriere architettoniche ancora sono là, e l situazione di Fcu ed E78 è sotto gli occhi di tutti. Per non parlare di Piazza Burri e il Lasciato Mariani, dove siamo riusciti a non spendere i soldi nelle casse del Comune dal 2016
“Non c’è pianificazione e idea di città – ha aggiunto Schiattelli – e ancora oggi ci si divide tra centri commerciali, antenne e pollai intensivi, perché non esiste programmazione a monte. L’Amministrazione di centrosinistra come può scaricare circa 200mila euro di addizionale Irpef sulle fasce deboli? Ai cittadini non interessano le battaglie centrodestra/centrosinistra ma i contenuti. Il mio contributo da oggi in poi sarà libero da dictat di partito e valuterà in sintonia con la città le prossime decisioni”.
Arcaleni (Castello Cambia): “Le dimostrazioni di sicurezza della maggioranza cadono oggi che la stabilità è stata ancora più minata, questa volta a perdere pezzi è il Psi. E’ stato sottolineato che ‘in sintonia con la città’ non significa ‘in sintonia con la maggioranza’”. Morini (Tiferno Insieme): “La crisi di maggioranza perdura e molti dei suoi pezzi confluiscono nel Gruppo Misto. Le crisi sono state tante: dall’avvicendamento in giunta al Presidente del consiglio, con l’addio di Zucchini, Domenichini e Massetti. Pescari nega l’evidenza. E’ evidente che non c’è più unità di intenti. Risparmiateci giustificazioni e menzogne”. Lignani Marchesani (Fd’I) “In questa maggioranza c’è una forza politica che l’ha appoggiata che non ha rappresentanza. Procelli non rappresenta la forza che l’ha eletto, l’assessore Bartolini non esprime la forza eletta e l’assessore Cestini non è stato eletto come premio ad un partito che aveva 8 consiglieri e ora ne ha 4”.
Zucchini (Gruppo Misto): “Ormai siamo 6. Il GM è un contenitore non ha una linea politica univoca. I colleghi sono identificabili e alcuni di loro daranno il loro contributo affinché si possa arrivare a fine del mandato. So perché si è arrivati a questo ma rispetto il lavoro e le persone e altri dovranno fare al proprio interno le loro valutazioni”. Morani (Psi): “L’uscita di un consigliere del mio gruppo è sempre un dispiacere sul piano umano e politico ma il nostro slogan è sempre avanti tutta maggiore unità e portare avanti la legislatura. Questa maggioranza governerà come da mandato degli elettori. L’amministrazione non è in affanno. Se non ci fossero più le condizioni il sindaco sarebbe il primo a sciogliere questo Consiglio, la maggioranza è più compatta di prima”.
Il sindaco Luciano Bacchetta ha concluso: “I tre consiglieri usciti quest’anno dai rispettivi partiti sono rimasti nella maggioranza e non c’è crisi ne numerica né politica; ci possono essere difficoltà di rapporti, le giustificazioni sono una battuta. Al superego di Schiattelli dico che c’è un vincolo di mandato e sarebbe immorale politicamente venire meno a questo mandato. Le argomentazioni mi sembrano tutte strumentali e politicamente infondate. Le scremature sono necessarie, la vicenda del presidente del Consiglio fu abbastanza emblematica. Continueremo ad impegnarci perché la legislatura finisca conseguendo i suoi obiettivi. Conta la convinzione di fare le cose nel modo migliore possibile”.
Non sono mancate, alla fine degli interventi, scambi di opinioni “vivaci” tra Schiattelli e Bacchetta. “Mi ha tolto anche il saluto per 8 mesi dopo la vicenda dell’elezione del presidente” ha detto il primo, accennando anche a delle “intimidazioni“, mentre il primo cittadino ha parlato di “scorrettezza” da parte del consigliere Psi per non avergli neanche risposto al telefono poco prima del Consiglio.