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Scheggino, l’ulivo della discordia e le Miss – Guarda

Car. Cer.
Può un ulivo diventare simbolo della ‘discordia’? A compromettere l’immagine della pianta, da più di duemila anni sinonimo di ‘pace’, ci ha pensato il comune di Scheggino e la giunta guidata dal sindaco Carlo Valentini indubbiamente poco attenta ai richiami dettati dalla spending review. Gli amministratori della piccola perla della Valnerina hanno infatti deciso di investire qualche migliaia di euro per piantare sulla piazza principale un ulivo secolare. Magari proprio secolare non lo è, diciamo ‘vecchiotto’ di qualche decina di anni. La decisione di metterlo a dimora l’ha presa il primo cittadino preoccupato per il pino che fino a dicembre scorso faceva bella mostra di sé ma che, complice Caronte, era diventato ormai secco e pericoloso.
Una decisione giusta quello di abbatterlo per salvaguardare l’incolumità pubblica, un po’ meno la decisione di sostituirlo con il costoso ulivo pagato come sempre con soldi dei cittadini. In tempo di crisi sarebbe potuto bastare anche una bella aiuola ricca di colorate pansè.
La giunta invece non ha voluto badare a spese, più o meno 6 mila euro che includono il costo dell’albero (3.800 euro iva compresa) e i lavori per l’abbattimento del pino, lo scavo per toglierne le radici, la messa a dimora dell’ulivo e la ricostruzione dello spartitraffico. Cifra destinata ad aumentare fino a quasi 9mila euro se si considera che l’aiuola spartitraffico era stata realizzata appena due anni fa per una spesa di 2.870 euro. L’assessore Eresia – impossibile rintracciare al telefonino il sindaco – si dice molto soddisfatto della scelta adottata che arriva “giusto in tempo per la finale regionale di sabato prossimo di Miss Cinema, inserita nel circuito di Miss Italia”.
L’opposizione, guidata dal capogruppo Domenico Santini, ha già chiesto copia degli atti ed è pronta a chiedere spiegazioni su questa spesa che viene considerata ‘inopportuna’.
E sì che la giunta di grattacapi economici ne ha, a cominciare dal mancato pagamento della seconda rata dei lavori effettuati dalla ditta Struzzi di Terni per il rifacimento di piazza Carlo Urbani, opera costata più di mezzo milione di euro, metà dei quali finanziati dalla regione Umbria, e su cui pende una indagine della Corte dei conti.
L’altra metà (circa 260mila euro) è stata in parte liquidata grazie al mutuo acceso con la Cassa deposito e Prestiti (130.000 euro), mentre il saldo sarebbe dovuto arrivare con la vendita di un immobile che si trova nella parte alta della cittadina.
Peccato che i tre seggi di gara siano andati tutti deserti, vuoi perché l’appartamento sembra sovrastimato, vuoi per il fatto che è attualmente locato e raggiungibile solo a piedi dopo una bella salita.
Il comune, a quanto è dato sapere, visto l’esito negativo dell’incanto, ha provato ad offrire alla ditta edile l’immobile quale saldo dei lavori. Ma la società ternana, assistita dall’avvocato Crescimbeni, ha fatto sapere di non essere interessata alla permuta e di voler invece subito il conquibus, pena una immediata azione legale. Lo spettro di un decreto ingiuntivo comincia a preoccupare più di un amministratore.
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