Nella sera di ieri, 3 maggio, la nota trasmissione Atlantide di la7 ha proposto uno speciale di circa 3 ore su “L’ombra del mostro di Firenze a Perugia”. In studio, il magistrato Giuliano Mignini e la componente della Commissione Antimafia (2018-2022) Stefania Ascari, hanno cercato di ripercorrere le trame occulte che collegherebbero l’ombra del mostro di Firenze a Perugia, con particolare riferimento alla figura del medico Francesco Narducci, appartenente ad una loggia massonica del Grande Oriente d’Italia, morto in circostanze misteriose nel 1985.
Sette sataniche, riti esoterici, assassini, massoneria, presunti mandanti, dietro agli omicidi del mostro di Firenze e dei compagni di merende sembra esserci un’oscura trama che, ancora oggi, è rimasta, in parte, irrisolta. 50 anni di indagini, centinaia di sospettati, informatori, lettere anonime, interrogatori, non sono riusciti a far luce su una delle vicende più torbide della cronaca nera italiana, iniziata nel 1974 (delitto del Mugello) o, secondo altri, addirittura nel 1968. Nel 2022, il mostro del Circeo, Angelo Izzo, ha raccontato ai commissari parlamentari del pool antimafia costituito per far luce sui misteri del mostro di Firenze, di aver conosciuto il medico perugino Narducci nella chiesa templare di San Bevignate e poi, come riferito da Izzo in “riunioni monarchiche che si tenevano negli anni ’70 in provincia di Arezzo”. Secondo quanto emerso dai suoi racconti, Narducci sarebbe stato un adepto della “Rosa Rossa” (legata al filone di indagine fiorentino sul mostro di Firenze e dedita all’esoterismo omicida) e dei “Nove Angoli”, setta satanico-nazista.
Pietro Pacciani, alias il mostro di Firenze, secondo quanto emerso in 50 anni indagini, potrebbe essere uno dei tanti killer ai quali venivano commissionati i delitti. Intanto viene commissionato all’FBI il compito di profilare la personalità del mostro di Firenze: “è un maschio italiano, a suo agio nei posti degli omicidi e agisce da solo. Può avere esperienza militare, denuncia un certo sadismo e odio verso le donne. Soffre di disfunzione sessuale, non violenta mai la vittima femminile, ma uccide l’uomo solo per eliminare una fonte di interferenza con il suo rito. Gode della sua fame, ritagliando articoli di giornale e custodisce le armi, una pistola e un coltello, come reliquie sacre”. L’FBI profila dunque un serial killer solitario, ma, nella relazione, specifica che quelle risultanze sono emerse in base all’esperienza americana e invita l’Italia ad approfondire altre piste.
il 13 ottobre del 1985, dal lago Trasimeno viene ripescato un cadavere, sul quale non viene esperito nessun esame clinico. Tutti pensano che sia il corpo del medico Francesco Narducci, misteriosamente scomparso. Col tempo si insinua il dubbio che quel corpo non è di Narducci, ma di un ignoto. Ci sarebbe stata dunque una sostituzione di cadavere per depistare le indagini sulla scomparsa di Narducci che, forse, sarebbe poi stato ucciso in altro luogo con rito satanico e il corpo fatto sparire. Nel 2001 la Procura di Perugia riapre le indagini su Narducci a seguito di alcune segnalazioni di sedicenti appartenenti a una setta satanica e dai riscontri sui movimenti del medico nella zona di San Casciano e della frequentazione con Calamandrei. Il magistrato Mignini, 16 anni dopo la morte, fa riesumare il cadavere di Francesco Narducci per dimostrare che il corpo ripescato dal Trasimeno non era quello del medico perugino. E la scienza gli dà ragione: l’ispezione del cadavere da parte del medico legale, il dottor Giovanni Pierucci, rivela infatti tratti del cadavere incompatibili con quelli di Narducci. Quando nel 2007 il magistrato Mignini ripresenta il caso in tribunale, si disegna il triangolo della morte, con centro Firenze. I giudici accolgono la tesi della sostituzione del cadavere ipotizzata da Mignini.
La Procura di Firenze denuncia il magistrato Mignini e Michele Giuttari (capo della squadra anti-mostro dal 1995 al 2003) per abuso di ufficio, sequestra il fascicolo di inchiesta relativa a Narducci e l’indagine viene sospesa. Dopo 7 anni, in seguito al ricorso del magistrato, la documentazione viene restituita e lo stesso magistrato assolto, insieme a Giuttari. È la fine del filone di indagini sui mandanti degli omicidi.