“Mi sono cacciato nella m… perché ho fatto degli errori e da questa m… mi tirerò fuori, ma sempre a testa alta. E non scaricando mai nessuno“. Massimiliano Santopadre unisce la sua storia personale a quella del Grifo. Quel Grifo che, in risposta a chi gli imputa di non essere degno di portarlo tatuato sul braccio, annuncia che da lunedì avrà anche sul petto.
“Il Perugia per me è una ragione di vita, non è una scommessa del c…” attacca.
“Ci metto la faccia” dice Santopadre a due giorni dalla partita spareggio con il Pescara per restare in Serie B. Rinviando a dopo, semmai, “i processi“.
“Da quando ho 13 anni ci metto la faccia. E da quando sono presidente del Perugia” dice. Sicuro che “questa squadra si salverà“.
Santopadre prova a muovere le corde dell’orgoglio. Di tutta la città: “Non siamo già retrocessi. C’è una partita da affrontare“. Si dice stanco delle campane a morto che suonano ormai da giorni in città.
“Basta coi funerali. Non siamo retrocessi ancora – tuona Santopadre -. Venerdì c’è la guerra e guerra sarà“.
Santopadre ripete come un mantra che “il Perugia non retrocederà“. Aggiungendo, in un passaggio, che “il Perugia non morirà, né oggi, né domani e nemmeno dopo il 14” assicura. Insomma, una storia, quella tra il Perugia e Santopadre, che secondo le parole del presidente non finirà venerdì sera, comunque vada.
“Vi prometto che la squadra butterà il sangue” assicura Massimiliano Santopadre. Che non scarica le colpe sui giocatori. Alcuni dei quali, per la piazza, hanno da tempo deciso di giocare contro. Santopadre non nasconde gli errori che anche i calciatori hanno fatto. Ma resta dalla loro parte. “I giocatori – dice il presidente – li difendo, perché ci devono tirare fuori da questa m...”.
M…, la parola ripetuta più volte per esorcizzare la retrocessione in C. Perché il popolo del Grifo sa quanto quella categoria diventi una palude di m… Appunto.