Sanremo, Conti: "Mai detto che non voglio canzoni su guerra e immigrazione" - Tuttoggi.info

Sanremo, Conti: “Mai detto che non voglio canzoni su guerra e immigrazione”

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Sanremo, Conti: “Mai detto che non voglio canzoni su guerra e immigrazione”

Ven, 13/12/2024 - 12:03

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(Adnkronos) - "Non ho mai detto non voglio canzoni che trattino temi di guerra o di migrazione a Sanremo". Così Carlo Conti, direttore artistico del festival di Sanremo 2025, durante il corso di formazione in Rai per giornalisti, ‘Identità mediatiche e social media: Sanremo, fenomeno culturale e sociale?’, fa chiarezza sulle sue ultime dichiarazioni in merito ai testi delle canzoni presentate.  

"Tempo fa - racconta - in un podcast, tre colleghi mi hanno chiesto che tipo di canzoni stessero presentando gli artisti. Ho risposto che molti cantanti stavano tornando a parlare di cose più dirette e personali: famiglia, amore, rapporto con i figli. Ma poi si è letto che io non voglio canzoni su guerra e migrazioni a Sanremo. Una domanda precisa trasformata in scoop", continua Conti.  

"Sanremo catalizza l'attenzione e tutto viene amplificato", afferma. "Bisogna stare attenti a non essere fraintesi e i giornalisti devono verificare le fonti". E conclude: "Il gioco del toto-nomi a Sanremo è fantastico, crea interesse e serve proprio per alimentare questo fumo fantastico che si deve creare intorno a questo arrosto ma bisogna verificare sempre che cosa è stato detto, che cosa è vero e che cosa non è vero". 

 

Ricordando le sue prima esperienze con il festival, Conti racconta che "negli anni '80 ci sono andato a Sanremo con la mia 127 arancione partendo da Firenze come inviato delle radio private nelle quali lavoravo in quel periodo. Cercavo una battuta, un saluto, un'intervista rubata a qualche cantante fuori dall'Ariston o dall'albergo. In quegli anni ovviamente non avrei mai immaginato di ritrovarmi un giorno sul palco di Sanremo e addirittura diventarne il conduttore e il direttore artistico". 

Oggi, invece, "Sanremo è casa. Ci sto bene, l'Ariston è familiare. Non sento più l'emozione degli anni '80, quando cercavo interviste. È buffo. Ora che ho responsabilità, mi sento a casa, senza pressioni. Allora, ragazzetto con mille speranze, sentivo il pathos di Sanremo". 

Il festival di Sanremo, aggiunge Conti, "lo vivo molto volentieri perché è una grande festa, una grande festa della musica". E ricorda l'appuntamento, proprio da Sanremo, per la finale dei giovani: "Mercoledì faremo questa nostra diretta su Rai1 che abbiamo intitolato 'Sarà Sanremo' dove io presenterò i 30 big in gara mentre Alessandro Cattelan guiderà la finalissima per scoprire le quattro nuove proposte che arriveranno all'Ariston a febbraio". 

 

(Adnkronos) – “Non ho mai detto non voglio canzoni che trattino temi di guerra o di migrazione a Sanremo”. Così Carlo Conti, direttore artistico del festival di Sanremo 2025, durante il corso di formazione in Rai per giornalisti, ‘Identità mediatiche e social media: Sanremo, fenomeno culturale e sociale?’, fa chiarezza sulle sue ultime dichiarazioni in merito ai testi delle canzoni presentate.  

“Tempo fa – racconta – in un podcast, tre colleghi mi hanno chiesto che tipo di canzoni stessero presentando gli artisti. Ho risposto che molti cantanti stavano tornando a parlare di cose più dirette e personali: famiglia, amore, rapporto con i figli. Ma poi si è letto che io non voglio canzoni su guerra e migrazioni a Sanremo. Una domanda precisa trasformata in scoop”, continua Conti.  

“Sanremo catalizza l’attenzione e tutto viene amplificato”, afferma. “Bisogna stare attenti a non essere fraintesi e i giornalisti devono verificare le fonti”. E conclude: “Il gioco del toto-nomi a Sanremo è fantastico, crea interesse e serve proprio per alimentare questo fumo fantastico che si deve creare intorno a questo arrosto ma bisogna verificare sempre che cosa è stato detto, che cosa è vero e che cosa non è vero”. 

 

Ricordando le sue prima esperienze con il festival, Conti racconta che “negli anni ’80 ci sono andato a Sanremo con la mia 127 arancione partendo da Firenze come inviato delle radio private nelle quali lavoravo in quel periodo. Cercavo una battuta, un saluto, un’intervista rubata a qualche cantante fuori dall’Ariston o dall’albergo. In quegli anni ovviamente non avrei mai immaginato di ritrovarmi un giorno sul palco di Sanremo e addirittura diventarne il conduttore e il direttore artistico”. 

Oggi, invece, “Sanremo è casa. Ci sto bene, l’Ariston è familiare. Non sento più l’emozione degli anni ’80, quando cercavo interviste. È buffo. Ora che ho responsabilità, mi sento a casa, senza pressioni. Allora, ragazzetto con mille speranze, sentivo il pathos di Sanremo”. 

Il festival di Sanremo, aggiunge Conti, “lo vivo molto volentieri perché è una grande festa, una grande festa della musica”. E ricorda l’appuntamento, proprio da Sanremo, per la finale dei giovani: “Mercoledì faremo questa nostra diretta su Rai1 che abbiamo intitolato ‘Sarà Sanremo’ dove io presenterò i 30 big in gara mentre Alessandro Cattelan guiderà la finalissima per scoprire le quattro nuove proposte che arriveranno all’Ariston a febbraio”. 

 

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