Ha chiesto la revoca in autotutela della sospensione dall’attività ospedaliera che le è stata applicata dai vertici dell’ospedale di Perugia la dottoressa Susanna Esposito, primario di Pediatria finita al centro di un’azione ritorsiva, come emerge dalle carte dell’inchiesta esplosa negli ultimi giorni sulla gestione della sanità perugina.
La sua figura esce riabilitata dalla vicenda “sanitopoli”, emergendo infatti un disegno preciso alla base del procedimento disciplinare che ha subìto. Il primario di Pediatria, in realtà, lo aveva denunciato sin dai primi momenti. Ed ora, attraverso l’avvocato Cesare Pozzoli del foro di Milano, chiede che la sanzione emessa nei suoi confronti a dicembre venga revocata.
D’altronde sono oltre 50 le pagine dedicate alla “Vicenda Esposito” tra le 489 con cui la Procura chiede al gip di Perugia l’applicazione di misure cautelari nei confronti di alcuni degli indagati nell’inchiesta che da venerdì vede agli arresti domiciliari l’ormai ex assessore alla Sanità Luca Barberini, l’ex segretario del Pd umbro Gianpiero Bocci, l’ex direttore generale dell’ospedale di Perugia Emilio Duca e quello amministrativo Maurizio Valorosi (qui tutti gli articoli sulla vicenda giudiziaria e le ripercussioni politiche).
E’ stata forse la vicenda legata alla dottoressa Susanna Esposito la goccia che ha fatto traboccare il vaso in merito agli illeciti all’interno dell’ospedale Santa Maria della Misericordia. Illeciti ovviamente tutti da dimostrare nelle fasi processuali, ma lo spaccato che emerge dalle carte dell’inchiesta è senza dubbio deprimente sotto vari fronti.
A commentare oggi tutta questa vicenda è il legale del primario, l’avvocato Cesare Pozzoli: “In qualità di difensore della professoressa Susanna Esposito nella fase cautelare, durante la quale abbiamo chiesto in via d’urgenza l’annullamento delle sanzioni disciplinari, e preso atto degli sconcertanti esiti sia dei provvedimenti penali emessi dalla Magistratura che anche delle intercettazioni ambientali, confermiamo quanto scritto nel ricorso d’urgenza: siamo in presenza di una vera e propria volontà ritorsiva posta in atto dai vertici dell’Azienda Ospedaliera di Perugia nei confronti della professoressa Esposito. È stato dunque integralmente confermato il quadro fattuale che era stato già prospettato. Alla luce delle schiaccianti risultanze istruttorie, presenteremo nei prossimi giorni il ricorso di merito avanti il Giudice del Lavoro per far valere la natura ritorsiva delle sanzioni intimate alla professoressa Esposito.
Inoltre, lo scorso 15 aprile abbiamo chiesto formalmente, in via di autotutela e preso atto della situazione conclamata, che l’Azienda Ospedaliera di Perugia revochi la sanzione della sospensione disciplinare prima della naturale scadenza prevista per il prossimo 10 maggio. Confidiamo che i nuovi vertici appena nominati vogliano porre fine alle gravi e ingiuste vessazioni inflitte alla dottoressa Esposito, rea soltanto di avere fatto il suo dovere e di avere denunziato comportamenti illegittimi. Dal punto di vista di una sanzione ritorsiva questo è veramente un caso di scuola. È rarissimo vedere così clamorosamente documentato un intento ritorsivo e punitivo come in questa occasione.
Espressioni come ‘pezzo di m… della Esposito…’ ovvero, ‘non ha capito che gli fo male, … gli ho promesso:… fai attenzione che io ti faccio male’, ovvero ‘ma non possiamo dargli una bastonata di quelle forti che si fa male? … cominciamo a contestare … a contestare l’assenza dal servizio’ che le registrazioni acquisite hanno dimostrato essere state pronunciate in veri e propri conciliaboli dei vertici aziendali ormai decapitati, – evidenzia l’avvocato – non possono più ripetersi nell’ambito di Aziende pubbliche chiamate a curare i pazienti (qui addirittura bambini) nel rispetto dei lavoratori e dei più basilari principi di trasparenza, efficienza e imparzialità della pubblica amministrazione”.
Sono gli stessi titolari dell’inchiesta che vede 35 indagati (ma il numero starebbe aumentando proprio in queste ore) – il procuratore capo di Perugia Luigi De Ficchy ed i sostituti Mario Formisano e Paolo Abbritti – ad esprimere un duro commento sulla storia che vede quale parte lesa la professoressa Esposito. “La vicenda che ci apprestiamo a narrare – scrivono gli inquirenti – ha una serie di risvolti paradossali. Ci sono fatti così incredibili e allo stesso tempo gravi che rendono il racconto degli stessi una sorta di commedia dell’assurdo. Si tratta, sia ben inteso, di condotte che hanno danneggiato in modo grave la vita di una professionista e che sono state poste in essere nella gestione di un’istituzione sanitaria”.
Ed ancora più assurdo, secondo i pm, è l’antefatto di tutto, vale a dire la presenza al Santa Maria della Misericordia – dalla fine del 2015 – di un professore universitario di genetica, convenzionato con la struttura complessa di clinica pediatrica, “che ovviamente poco o nulla sa dell’assistenza ai bambini”. Tanto che questi in realtà al reparto – a cui era stato assegnato provvisoriamente per poi essere costretto a rimanerci finora – non si sarebbe fatto vedere quasi mai.
Si tratta di una storia che è al centro di un’altra inchiesta penale, avviata in seguito ad un esposto anonimo e condotta dai carabinieri Nas di Perugia e per la quale tra l’altro la dottoressa Esposito – chiamata in qualità di primario a valutare il genetista assegnato al suo reparto – avvia uno scontro con i vertici dell’azienda ospedaliera. Non solo: secondo quanto ricostruito dalla Procura, la decisione del primario di Pediatria di inviare, nel corso del 2018, le lettere inviate ai suoi vertici sul problema del genetista per conoscenza anche in Procura (a cui poi era seguito un vero e proprio esposto) avrebbe però portato la direzione ospedaliera ad agire con azioni ritorsive nei confronti della Esposito.
Invece di risolvere il problema del professore di genetica, che rimane tuttora al suo posto, cioè in un reparto non congeniale alle sue competenze, i vertici dell’azienda “concentrano le loro forze per annichilire la professionalità della professoressa Esposito“. Ne nasce così una sanzione disciplinare a carico del primario, per contestazioni anche proprio sul ruolo del genetista, per mancate timbrature del badge e per l’attività intramoenia: la dottoressa è sospesa dal servizio, con privazione della retribuzione, per 4 mesi, oltre a 350 euro di multa. Per quanto concerne le false attestazioni sulla sua presenza in servizio (contestata per due giornate la dichiarazione sulla sua presenza al lavoro), gli esiti del procedimento disciplinare sono stati trasmessi in Procura, che su questo ha aperto un’altra indagine ancora.
Nelle carte dell’inchiesta su sanitopoli vengono riportate anche le dichiarazioni rese davanti ai pm dal genetista e dalla Esposito nell’ambito degli altri due fascicoli, con quest’ultima che circostanzia l’insussistenza delle accuse che le vengono mosse anche in merito alle timbrature del badge. E proprio mentre i due medici vengono ascoltati in Procura, così come i vertici ospedalieri (come persone informate sui fatti), le intercettazioni in corso per sanitopoli svelano i timori e la strategia della dirigenza aziendale per ‘incastrare’ la professoressa Esposito. Su cui comunque vanno avanti parallelamente le indagini in merito al fascicolo a suo carico, come evidenziano i pm.
Dietro il procedimento disciplinare, però, secondo gli inquirenti, si nasconde appunto un’azione vendicativa, tanto che al direttore generale Emilio Duca, a quello amministrativo Maurizio Valorosi, a quello sanitario Diamante Pacchiarini ed alla componente dell’Ufficio per i procedimenti disciplinari dell’azienda ospedaliera Serena Zenzeri viene contestato il reato di abuso d’ufficio in concorso dai danni della dottoressa Susanna Esposito. De Ficchy, Formisano e Abbritti parlano di “volontà persecutoria nei confronti della professoressa Esposito che era divenuta per i dirigenti dell’Azienda Ospedaliera di Perugia un obiettivo da colpire ancor prima che la stessa trasmettesse un esposto in Procura”.
Sulla vicenda del genetista compaiono alcune intercettazioni tra Duca e Valorosi, la prima del 3 aprile 2018, quando si ipotizza un trasferimento del professore in un altro reparto. Anche per evitare ripercussioni future a loro carico. “…con un occhio al pubblico ministero e alla futura Corte dei conti no?” dice Valorosi a Duca mentre cercano una scappatoia sulla gestione del genetista, nel frattempo al centro di un’indagine, e dopo le sollecitazioni formali dell’avvocato dello stesso professore. Anche se poi nessuno spostamento viene fatto.
A maggio 2018 i dialoghi tra Duca, Valorosi e Pacchiarini si incentrano sulla professoressa Esposito che non è più disposta a chiudere gli occhi sulla presenza del genetista nel reparto di Pediatria ed inizia a scrivere lettere ufficiali. Tra queste ne viene riportata una, in cui il primario conclude così: “Ritengo, quindi, opportuno interrompere l’attività convenzionata del prof. (…) presso la SC Clinica Pediatrica perché non risulta avere le competenze necessarie per lo svolgimento dell’attività clinica e laboristica che afferisce alla struttura che dirigo”. Una presa di posizione che fa arrabbiare Valorosi e Pacchiarini.
VALOROSI: Lei?! Lo chiede lei?! Ma lei che ruolo ha? Ma questa è fuori!
PACCHIARINI: Ma almeno…ma non lo dice, dice che non svolge più l’attività…io l’ho letta adesso…(omissis)…
VALOROSI (omissis: chiede con che forma è stata mandata questa lettera, dice “lascia traccia”)… ma non si può mandare via questa?
PACCHIARINI: (incomprensibile)… concorso…
VALOROSI: Con la questione penale in corso… dove… te l’ha detto DUCA, sembra che fosse lui l’accusato… questa rischia di farci prendere l’avviso di garanzia a tutti… tanto ce ne ha pochi (fonetico)… capito (ride)…
[…]
VALOROSI: Questa, Diamante, ci fa veramente passare dei guai… ma non possiamo dargli una bastonata di quelle forti che si fa male? Perché fa tutto per crearci dei problemi.
PACCHIARINI: Cominciamo a… niente, mando io… vado su qualche volta anch’io… mando su la cosa… la Direzione Medica… non ci sta mai a Reparto, tutti i giorni… (incomprensibile)… so’ stato il giorno tal dei tali non c’era (incomprensibile)…
VALOROSI: Cominciamo a contestare… a contestare l’assenza dal servizio…
Seguono diverse altre intercettazioni, in cui si richiama anche il consiglio di un avvocato sull’opportunità di avviare un procedimento disciplinare nei confronti della professoressa Susanna Esposito soprattutto dopo un’altra sua lettera, inviata per conoscenza al procuratore capo di Perugia e che allarma molto i tre dirigenti dell’azienda ospedaliera.
VALOROSI: Intanto la anticipo perché lui m’aveva detto, (l’avvocato) m’ha detto “Fate molta attenzione!”
DUCA: Esatto.
VALOROSI: “a non fare decadere i termini dei procedimenti disciplinari”… m’ha detto “perché qui ci sono… potrebbe anche, sa’” ha detto ” ‘ste procure non si sa mai come la pensano, fate tutte ‘ste lettere e poi non fate niente, potrebbe anche apparire che è un balletto costruito” ha detto lui…
DUCA: Chiaro. Chiaro.
VALOROSI: “perché questi sono fatti da procedimenti disciplinari”
DUCA: è chiaro
VALOROSI: gli ho detto “guardi avvocato, appena che io ritorno ci sentiamo e probabilmente verremo a riparlarne con”
DUCA: mandaglie anche quella di ieri…
VALOROSI: esatto, “probabilmente verremo a parlare con lei perché queste cose non le dice, io ci avevo pensato però… e certo… l’attivazione del procedimento disciplinare è il suo superiore gerarchico immediato che è PACCHIARINI”
DUCA: infatti, infatti ieri sera dopo che ci siamo sentiti io l’ho chiamato… gli ho detto Guarda, domani Maurizio c’ha il concorso. Vediamo se troviamo un quarto d’ora nel corso della giornata per fare un briefing noi. Tira fuori i tabulati perché dico tocca vedere anche ‘sta roba, no?”
VALOROSI: servono quelli! Ma lui già i fatti stessi
Sono poi vari gli incontri e le conversazioni in cui si stabiliscono le possibili contestazioni da muovere al primario di Pediatria. Su cui in alcuni casi sembrano scettici loro stessi. Come quando Valorosi dice, durante una riunione, alla presenza di Duca, Pacchiarini e Zenzeri, il 13 luglio:
c’è un illecito disciplinare della Esposito che però è talmente diffuso che nel momento in cui applichiamo a lei dovremmo fare una analisi random e sanzionare tutti i trentasei primari… perché io non so gli altri ma i primari non lo fanno sicuro…”.
E ancora, durante un’altra riunione, qualche giorno dopo, sempre Valorosi, parlando con Duca dice:
Per quanto riguarda la ESPOSITO… io però sto pensando… per quanto riguarda la ESPOSITO, questa questione dei tabulati se è come dice Diamante… è così generalizzata e io sono convinto che è così generalizzata… è un punto sul quale è difficile fargli la contestazione… bisognerebbe farla a tutti quanti e apriremmo una situazione più che altro incontrollabile, perché se noi dicessimo… poi oltre tutto te viene a dì “dopo sei anni te ne accorgi? Adesso? Perché devi colpire la ESPOSITO?”…sembrerebbe proprio la volontà vessatoria, di persecuzione sua…”.
Ma nonostante i dubbi che emergono dalle intercettazioni, anche su altre contestazioni da muovere al primario, alla fine la questione della timbratura del badge risulta tra quelle contestate nel famoso provvedimento disciplinare alla Esposito.