Tre anni fa intorno a Walter Orlandi si giocò il lungo braccio di ferro tra la governatrice Catiuscia Marini da una parte e l’assessore Barberini e l’allora sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci dall’altra. Questi ultimi ne chiedevano la rimozione come manager della sanità. Che per troppi anni, lamentavano, proprio attraverso Orlandi era rimasta nelle mani della sinistra Pci, poi Pds, poi Ds, confluito nella Margherita.
“Io so lavorare nella sanità” ripeteva Orlandi di fronte alla prospettiva di un incarico dirigenziale in un altro settore. L’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia si era anche rivolto ad un legale per far valere i suoi diritti di manager.
E alla fine, forte anche del parere legale che rischiava di costare un sacco di soldi alla Regione, la spuntò lui. Con l’accordo che sancì la tregua tra Marini e Bocci e riportò Barberini a Palazzo Donini. In quell’accordo politico veniva prospettata anche una turnazione dei manager. Che poi non è mai avvenuta. Troppo delicato l’equilibrio raggiunto per toccare anche un solo tassello.
I guai politici del Pd, con la disfatta nelle politiche del 2018, hanno poi indicato altre priorità. Del resto sancite da un nuovo accordo tra Marini e Bocci, che ha portato a dicembre al trionfo di quest’ultimo alle primarie, con la successiva investitura a segretario regionale dem.
A tre anni dalla crisi politica sul caso Orlandi Bocci non è più sottosegretario (e nemmeno segretario del Pd); Luca Barberini non è più assessore; Catiuscia Marini è ancora presidente della Giunta regionale, anche se dimissionaria. L’unico che resta al suo posto di direttore regionale della Sanità è Walter Orlandi. Che tramite il proprio legale ha presentato una diffida alla Giunta affinché non dia applicazione alla delibera con cui ha previsto, dopo lo scandalo Sanitopoli, il rimescolamento dei manager della Regione. Con Orlandi, indagato dalla Procura di Perugia, spostato all’Area programmazione affari internazionali ed europei ed alla Sanità Luigi Rossetti.
Una rivoluzione firmata da una Giunta già in affanno, il 15 aprile scorso, con Barberini già dimissionario dopo l’ordinanza che ne decretava gli arresti domiciliari. E Marini ancora in carica. Ma Orlandi, tramite l’avvocato Lietta Calzoni, ha fatto arrivare subito una diffida alla Giunta, chiedendo l’immediato annullamento del provvedimento. In base al suo contratto, infatti, può essere spostato ad altro incarico solo attraverso un atto legislativo nazionale o regionale. Insomma, non basta una semplice delibera di Giunta. E questo, fino al 31 dicembre 2019, scadenza naturale dei contratti dei direttori.
Il 19 aprile, con Catiuscia Marini dimissionaria (ma ancora formalmente in carica) assente, così come Fernanda Cecchini, e Barberini non reintegrato né sostituito a Palazzo Donini, la Giunta ha quindi congelato tutto: i manager tornano nei precedenti uffici, in attesa del parere dell’Avvocatura sul caso Orlandi.
“Dietrofront, compagni!” commenta il consigliere regionale Sergio De Vincenzi (gruppo misto – Umbria Next). Che già aveva lamentato la procedura scelta per le dimissioni della Marini, che sino al 7 maggio (giorno fissato per il Consiglio che dovrà esprimersi sul suo passo indietro) resta effettivamente in carica, come il resto della Giunta, pur decapitata. Senza far scattare il periodo di mera gestione ordinaria affidata al vice, Fabio Paparelli. “Basta una diffida del legale di Walter Orlandi, per riportare il mega direttore sulla poltrona della direzione regionale della sanità umbra. Con la delibera di giunta numero 486 del 19 aprile scorso viene annullato di fatto lo spostamento di Orlandi dalla direzione generale della sanità regionale alla ‘Programmazione Affari Internazionali ed Europei’ stabilito dalla precedente delibera 445 del 15 aprile scorso. Questo perché il vincolo contrattuale del direttore generale con la Regione Umbria scadrà il 31 dicembre 2019 restando così intoccabile fino a quella. Uno spostamento – ricorda De Vincenzi – che era stato motivato, come specificato dalla delibera 445, ‘dalle recenti vicende in ordine agli eventi che hanno colpito in particolare il servizio sanitario regionale’ per tutelare le istituzioni e le attività di indagine“.