La Procura ha chiesto l'archiviazione sull'ipotesi di minacce per far dimettere l'allora governatrice
Solo pressioni politiche portarono alle dimissioni dell’allora presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, coinvolta nell’inchiesta sulla cosiddetta Sanitopoli. Ne è convinta la Procura di Perugia, che aveva aperto un fascicolo sulle presunte minacce subite dall’allora governatrice da parte di esponenti del Pd, che avrebbero avuto soffiate sulle indagini in corso. Per questo la Procura ha chiesto l’archiviazione, dopo aver ascoltato la stessa Marini e alcuni degli altri politici coinvolti.
Di minacce subite dalla Marini dopo che era scoppiato lo scandalo Sanitopoli, da parte di esponenti del Pd che avrebbero fatto capire appunto di avere notizie provenienti direttamente dalla Procura sui prossimi esiti dell’indagine – evidentemente aggravati in caso di mancate dimissioni – aveva parlato il quotidiano La Verità.
Articoli sulla base dei quali il procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, aveva avviato un’indagine. Ora la stessa Procura perugina ne chiede però l’archiviazione al giudice per le indagini preliminari, ritenendo infondata l’ipotesi di reato di violenza privata nei confronti di due personaggi.
“Gli esiti delle indagini – scrive il procuratore Raffaele Cantone in una nota – però, pur confermando che nei confronti della più volte citata Marini vennero fatte pressioni motivate solo da argomenti politici non hanno, invece, fornito alcun elemento di riscontro, anzi hanno smentito che la predetta avesse subito minacce esplicite o larvate”.
Insomma, se “faida” – come scrisse La Verità – ci fu nel Pd in quei giorni, fu solo politica, senza forzare con reati le regole del gioco. Questa, almeno, è la convinzione della Procura.