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Sanitopoli, inguaiato mezzo Pd umbro. C’è anche Riommi: che farà ora? Partito a conclave. Aggiornamenti: Pd fa quadrato su Riommi (nei Commenti)

(Carlo Ceraso) – Assunzioni mirate, lavori concordati, promozioni e posti di lavoro creati ad hoc. E’ pesante il quadro accusatorio mosso dalla procura della repubblica di Perugia che è arrivata praticamente alla conclusione delle indagini del filone d’inchiesta ribattezzato “sanitopoli” che vanta ben 21 indagati, tutti pezzi da 90 del Partito democratico umbro. Molti di loro erano già noti. La novità, clamorosa, è l’iscrizione nel registro degli indagati di Vincenzo Riommi che, agli albori delle indagini, aveva immediatamente rassegnato le proprie dimissioni da assessore alla sanità pur risultando non indagato (come aveva in principio sostenuto la stessa Procura). Ironia della sorte l’avviso è arrivato ieri, ad una settimana esatta dal nuovo incarico che la governatrice Catiuscia Marini aveva affidato al politico folignate divenuto assessore al bilancio.
Pd a conclave – la notizia relativa a Riommi ha trascinato da ieri sera, quando è trapelata la notizia, il Pd in una sorta di incubo. Segreteria provinciale e regionale sono dalle 9 di stamani in riunione per decidere il da farsi: una riunione che continuerà probabilmente nel pomeriggio quando, stando a fonti di Palazzo Cesaroni, dovrebbe arrivare una nota in proposito della govenatrice Marini. Logica vorrebbe che il neoassessore rassegnasse le dimissioni, come aveva fatto nell’inverno scorso, in un eccesso di trasparenza, come lo avevano giudicato i più allora.
I filoni – L’inchiesta si divide lungo 4 filoni. Ci sono le assunzioni in Webred dove gli indagati sono Luca Barberini, Nicoletta Filistauri, Vincenzo Riommi, Valentina Stella, Gigliola Rosignoli e Luigi Tardioli. E i posti di lavoro negli ospedali, filone che vede indagati Franco Maurizio Biti, Francesco Ciurnella, Giuliano Comparozzi, Luca Conti, Paolo Di Loreto, Carlo Liviantoni, Ivana Ranocchia, Maria Rita Lorenzetti, Giancarlo Rellini, Maurizio Rosi, Maria Gigliola Rosignoli e Sandra Santoni. Il posto alla Santoni rappresenta un’altra parte dell’indagine: secondo l’accusa Lorenzetti, Rosi, Rosignoli e Rellini “alteravano l’atto di richiesta di autorizzazione all’assunzione di personale modificando il numero dei dirigenti portandolo da 3 a 4 mediante una correzione a penna”. La Santoni era “la beneficiaria diretta della correzione, atteso che il posto da dirigente era finalizzato a consentire la sua assunzione con tale qualifica alla Asl di Foligno…”. Dall’inchiesta spunta anche il nome di Gianluca D’Ingecco, dirigente regionale del Pd. L’indagine era partita da alcune telefonate intercettate dai carabinieri di David Alpaca, accusato di estorsione perché “mediante minaccia telefonica costringeva Santoni e D’Ingecco ad attivarsi per procurargli un posto di lavoro”, posto che “abusando dei loro poteri” gli trovavano “costringendo il legale rappresentante di una società ad assumerlo senza che vi fosse esigenza imprenditoriale”. Sandra Santoni è indagata anche per peculato avendo “utilizzato il telefono cellulare di servizio per conversazioni estranee a quelle istituzionali”.
La cartella clinica – stando ai lanci di agenzia la Rosignoli e un medico urologo sarebbero indagati per aver eliminato dalla cartella clinica di un paziente un documento “facente parte del verbale di intervento chirurgico” al quale l’uomo era stato sottoposto. Si tratterebbe, il condizionale è d’obbligo, del documento che attesterebbe la somministrazione al paziente “del liquido di contrasto” , al quale lo stesso era invece allergico. Una situazione che portò il malcapitato a sottoporsi nei giorni successivi ad un nuovo intervento a Firenze perdendo la funzionalità del rene.