Attendono la convocazione del Consiglio regionale per il 23 aprile, come concordato dall’Ufficio di presidenza, per discutere le tre mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni contro Catiuscia Marini. Pur dimissionaria. Perché le dimissioni rassegnate in base all’art. 64 comma 3 dello Statuto fanno temere che si tratti di un tatticismo, nonostante quanto poi assicurato dalla stessa Marini circa la sua intenzione di confermare la decisione presa.
E’ quanto teme il consigliere regionale Sergio De Vincenzi, che attende la convocazione dell’Assemblea per il 23 aprile, come concordato. “Nonostante le successive dimissioni della Marini – spiega l’esponente di Umbria Next – crediamo sia necessario convalidare lo stato dimissionario della presidente in sede di Assemblea Legislativa, e attivare il periodo di ‘ordinaria amministrazione’, ossia un intervallo di tempo nel quale possano essere approvati solo quegli atti “improrogabili per legge o derivanti da situazione di forza maggiore conseguenti ad eventi naturali (art. 44 comma 4 dello Statuto Regionale)”.
“Se non dovesse essere attivato quanto prima lo stato di ‘ordinaria amministrazione’ – prosegue De Vincenzi – il rischio che si corre è che questa attuale giunta, seppur decapitata, potrebbe continuare a portare in approvazione atti di loro interesse. Paradossalmente, ad oggi, nonostante le dimissioni dichiarate, la stessa Marini potrebbe firmare atti ufficiali di giunta assolutamente legittimi. In sostanza è un terremoto che ha fatto tanto clamore mediatico – conclude – ma nella sostanza il carrozzone potrebbe continuare ad andare avanti per altre settimana”.
Intanto, la Prefettura sollecita una comunicazione ufficiale circa la permanenza in Consiglio regionale dell’ex assessore Luca Barberini, da venerdì agli arresti domiciliari a seguito dell’ordinanza del gip nell’inchiesta sulla Sanitopoli umbra. Barberini, infatti, si è dimesso da assessore, ma non dalla carica di consigliere. Non si deve quindi procedere alla surroga, con l’ingresso in Consiglio del primo dei non eletti nella lista del Pd, ma di una sostituzione temporanea. In caso di voto in Assemblea il Pd e la maggioranza avrebbero infatti al momento un voto in meno, qualora Barberini fosse ancora agli arresti domiciliari.
E l’Assemblea almeno una votazione importante dovrà farla (entro il primo maggio) per confermare o respingere le dimissioni rassegnate il 16 aprile da Catiuscia Marini. Ma anche, è l’auspicio delle minoranze, per discutere e votare le mozioni di sfiducia. Le opposizioni, in sostanza, vogliono che i singoli esponenti del Pd, su questa spinosa vicenda, ci mettano la faccia.
Ma si andrà subito al voto sulle motivazioni che hanno portato Catiuscia Marini a dimettersi da presidente. Questa mattina si riunisce l’Ufficio di presidenza per stabilire la data.