Il 26 maggio il suo nome non comparirà nelle liste dei candidati per Palazzo dei Priori, ma il consigliere uscente Tommaso Bori resta una delle voci più influenti tra i giovani del Pd di Perugia. Giovane, ma già con molta esperienza politica alle spalle. Maturata in questi anni travagliati per il Pd, che ha conosciuto per la prima volta la sconfitta a Perugia, le lacerazioni a livello nazionale e regionale. Fratture che, dopo la batosta alle politiche di un anno fa, sembravano essere state messe da parte e che invece sono riesplose con il caso Sanitopoli.
Dopo il consigliere regionale Giacomo Leonelli, che si è dissociato dall’atteggiamento assunto dalla maggioranza del suo gruppo a Palazzo Cesaroni; dopo il candidato sindaco del centrosinistra a Perugia, Giuliano Giubilei, che ha chiesto alla Regione di porre fine a questo stillicidio che penalizza i candidati alle comunali, anche Tommaso Bori, con un lungo post, ha detto la sua a proposito dell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina e delle conseguenze politiche.
“Tutta un’altra storia“, scrive l’esponente dem. Che si presenta così: “Sono Tommaso Bori, ho studiato Medicina e Chirurgia a Perugia e mi sto specializzando in Umbria“. Da politico e da medico, dunque, parla di quanto avvenuto da un mese a questa parte. Ma ora anche da persona che ha dovuto subire lunghe cure ospedaliere. Mostra la sua foto, infatti, mentre, sfinito, si sta sottoponendo ad una delle 14 chemioterapie, a cui si è aggiunto un prelievo di midollo osseo, due operazioni, 12 risonanze magnetiche e 4 PET-TAC. “La terapia precedente non ero neppure riuscito a tornare a casa sulle mie gambe” ricorda Bori. Che però aggiunge: “Sfinito ma non fragile. Perché?Perché la mia forza era la certezza di ricevere le migliori cure possibili, in un ospedale ottimo e in sistema sanitario regionale pubblico e di qualità riconosciuta. Sapevo di poter affidare la mia vita ad ognuno dei 10 mila operatori sanitari che svolgono il loro lavoro con un impegno, una passione e una dedizione unica: medici, infermieri, tecnici e oss che, spesso sopra le forze e a prescindere dagli orari, si dedicano alla cura del paziente, alla diagnosi tempestiva, alla terapia che spesso porta a guarigione, all’assistenza e alla riabilitazione di tutti. Giorno e notte, garantendo con le loro competenze e le loro energie una sanità universalistica e d’eccellenza“.
“Mai nessuno, durante un percorso di cure – afferma Bori – deve sentire il dubbio di poter essere curato meglio altrove. E a me questo dubbio non mi ha mai neppure sfiorato. La fiducia da parte delle persone che chiedono cure è parte integrante della cura stessa. Questa è la mia storia, tutta un’altra storia, distante dall’immagine distorta che viene data della sanità umbra e dell’ospedale perugino da un mese a questa parte“.
Una vicenda personale, di cui non aveva mai pubblicamente parlato. Ma parte da qui, ora, Tommaso Bori, per una riflessione politica su quanto accaduto. “Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni vertici della politica regionale e dell’amministrazione sanitaria rischiano di gettare nel discredito l’intera comunità umbra e il sistema sanitario regionale. E noi questo non possiamo permettercelo. Chi ha commesso degli errori o omesso i controlli sta minando la credibilità di tutti e compromettendo il rapporto tra cittadini ed istituzioni, tra cittadini e sistema sanitario. Esponendo ad un attacco strumentale 40 anni di esperienze all’avanguardia nel campo della salute pubblica da parte di chi maschera con una finta azione moralizzatrice la volontà di smantellare i servizi pubblici, magari con speculazioni interessate. Nei nostri presidi ci sono tante persone corrette, trasparenti, professionali e in gamba: una moltitudine che, per prima, subisce i danni causati dal comportamento di pochi“.
Quindi, il distinguo tra il ruolo della magistratura e quello della politica: “La magistratura ha il compito di sradicare ogni tipo di illegalità con gli strumenti che la legge gli fornisce, naturalmente preservando le garanzie degli imputati e assumendo la regola della presunzione di innocenza. La politica, però, ha un altro compito che non dobbiamo sottacere o verrà meno il senso del nostro impegno. Il bisogno di produrre una svolta, sia morale che culturale, per cambiare il cuore stesso della società: il potere si deve gestire per servire le persone e non deve essere messo al servizio di chi lo gestisce. Non deve essere la magistratura a definire questo limite, ma prima di tutta una politica rinnovata che bonifica e rende chiara questa distinzione nella selezione della classe politica. Ovunque vi siano incrostazioni di potere e mancato ricambio del gruppo dirigente deve essere la politica ad arrivare prima della magistratura“.
Bori conclude così il suo messaggio, cono un pensiero positivo, purché si abbia il coraggio di voltare pagina: “Ogni volta che riguardo questa foto ricordo ciò che ho imparato: a mie spese ho imparato che se c’è una patologia va curata e non negata, che la terapia può essere durissima ma è necessaria, che ogni scusa con cui si rimanda una scelta inevitabile è soltanto un danno a sé stessi e a chi ci sta vicino. Ma questa foto mi ha insegnato anche che dalle difficoltà si può uscirne insieme e più forti, che anche gli ostacoli che sembrano insormontabili possono essere superati e che ogni avversità si può battere lottando con tutte le proprie forze senza perdere la speranza. Tutto quello che ho imparato dalla mia esperienza, nella sanità come nella politica, la metto a disposizione delle mie comunità, insieme a queste righe di riflessione: dove per tornare in sintonia con le persone serve il coraggio del cambiamento e non le scelte di galleggiamento. È necessario voltare pagina, davvero. Per dirlo con le parole di Camus «Ho compreso, infine, che nel mezzo dell’inverno vi era in me un’invincibile estate.» Ecco, a tutti noi serve una nuova stagione”.