Emergenza sanità: sulla road map di FdI è tregua nella maggioranza, che esclude le opposizioni, bocciandone le risoluzioni, anche quelle sui ristori a imprese e aiuti alle famiglie danneggiate dalla zona rossa, ritenendo di muoversi già su questo nella giusta direzione.
Neanche gli 851 morti dall’inizio della pandemia e gli attuali 7173 positivi al Coronavirus nell’Umbria per tre quarti zona rossa, nel giorno in cui si tocca il record negativo di ricoveri di pazienti Covid (513, di cui 79 in terapia intensiva) sono bastati a far cessare il gioco politico delle parti in Consiglio regionale.
La sanità resta terreno di scontro, tra accuse sulla gestione della pandemia e il lascito di Sanitopoli. E neanche il mutato scenario politico nazionale, che potrebbe vedere quasi tutte le forze politiche nel Governissimo di Draghi, toglie il pretesto per triangolazioni, dai lati opposti, tra l’Umbria e Roma.
Assente dal dibattito pomeridiano perché impegnata in Conferenza Stato – Regioni sul piano vaccini, la presidente Tesei nel suo intervento aveva già accostato di fronte ad una possibile crisi aperta da Fratelli d’Italia con i 10 punti della road map per arrivare a “un cambio di passo” in sanità. “Le azioni indifferibili non le chiede solo un pezzo della maggioranza“, ma tutta la coalizione, a partire dalla Giunta, le parole della governatrice nel suo intervento.
Del resto – aveva chiarito la capogruppo FdI Eleonora Pace nell’illustrare la mozione (già ampiamente illustrata il giorno prima attraverso la stampa) – la proposta non nasceva da “un’idea di rivoluzione”.
Eppure, “senza far venir meno il patto con gli elettori” e “la lealtà” nei confronti degli alleati, FdI rivendica la propria libertà di azione e di impulso a quella Giunta nella quale non siede. “L’inerzia – afferma Pace – dopo decenni di governi della sinistra, è un lusso che non ci possiamo permettere“.
Di “propulsione“, appunto, parla Squarta, sceso dallo scranno della Presidenza per vestire la giacchetta di FdI. Con toni un po’ più concilianti verso la Giunta e il resto della maggioranza. Ma decisi nell’indicare ciò che va fatto.
Perché è chiaro che si tratta solo di una tregua, come si comprende dalle cose dette (e soprattutto da quelle non dette) negli interventi di Pace e Pastorelli. Il capogruppo della Lega prova a indicare il nemico politico dall’altra parte dell’emiciclo. E attribuisce all’inchiesta Sanitopoli ed agli “scarsi investimenti nel passato” i mali attuali della sanità umbra.
Le opposizioni affondano il colpo, negli interventi più politici. Evidenziando come, con i 10 punti sulle cose non fatte e da fare di fatto l’assessore Coletto venga commissariato. E ricordando come si tratti in buona sostanza delle proposte avanzate mesi fa proprio dalle opposizioni e bocciate.
Si prova allora una mediazione tra le risoluzioni della maggioranza e quelle delle opposizioni. Queste riguardano una i ristori alle imprese e alle famiglie, colpite dalla zona rossa. Nell’altra si evidenziano gli errori compiuti nella gestione dell’emergenza Covid, si ribadiscono le proposte su personale, tracciamento, percorsi ospedalieri e se ne avanzano di ulteriori.
Ma una volta trovata la quadra per la tregua al proprio interno (i 10 punti vengono votati anche dalle opposizioni, “perché sono le nostre proposte e l’ammissione degli errori della Giunta“), la maggioranza si chiude al centrosinistra e boccia la sue risoluzioni.
Con il peggiorare della situazione sanitaria è peggiorato anche il clima politico. La parola “rossi di vergogna” è stata usata più volte da una parte e dall’altra nel corso del dibattito. “Vergogna” per come è stata gestita la pandemia. “Vergogna” perché gli umbri rischiano di diventare gli untori d’Italia. “Vergogna” per i compagni di partito arrestati.
Probabilmente, forte delle sue ragioni, nessun umbro per tutto questo è mai diventato “rosso di vergogna“. Restano “rossi“, invece, i 65 Comuni umbri individuati dall’ordinanza Tesei.