di Associazione Casa Rossa
In questi ultimi giorni, abbiamo letto, sulla stampa locale, diverse prese di posizione in merito alla proposta di riordino del Servizio Sanitario Regionale.
Ancora una volta la città di Spoleto si presenta, alla fase partecipativa, divisa, senza una propria proposta, vanificando le esigue possibilità di riuscire a modificare qualcosa a vantaggio, si badi bene, non solo del suo territorio, ma di tutta la regione.
La sensazione che abbiamo è che non ci si renda conto di essere di fronte ad una situazione di non ritorno.
Infatti tanto la proposta della Giunta di un riordino del Servizio Sanitario Regionale basato su due Aziende Ospedaliere e due ASL, Perugia e Terni (con quest’ultima che ricomprenderebbe Spoleto e Foligno), quanto quella dell’Amministrazione Benedetti che ipotizza tre ASL: Perugia, Foligno e Terni, in realtà, oltre a non razionalizzare nulla, hanno anche il demerito di provocare effetti devastanti sulla già disastrata economia del territorio dello spoletino.
Dal punto di vista della razionalizzazione dei servizi sanitari, entrambe le proposte non risolvono infatti quello che è l’elemento distorsivo della rete nosocomiale regionale rappresentato dalle due Aziende Ospedaliere che svolgono anche attività più propriamente riconducibili agli ospedali di ASL, con un impiego affatto ottimale delle risorse ed una “concorrenza sleale” nei confronti di questi ultimi.
La proposta della Giunta Regionale disegna sostanzialmente una rete basata su 3 ospedali di ASL (Orvieto, Foligno e Città di Castello) e due Aziende Ospedaliere (Perugia e Terni) finendo per rafforzare anziché limitare l’elemento distorsivo di cui sopra.
Al di fuori di questi cinque ospedali, tutti gli altri, compreso quello di Spoleto, sarebbero inevitabilmente condannati ad un lento e inevitabile declino.
Su questo riflettano bene coloro che parlano della centralità di Spoleto, purtroppo vaso di coccio tra due di ferro (Terni e Foligno).
La proposta del sindaco Benedetti porta invece acqua solo al mulino di Foligno e non fa che consolidare una situazione i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
A nostro modo di vedere, la nuova rete ospedaliera dovrebbe essere disegnata tenendo conto della necessità di favorire l’impegno delle Aziende Ospedaliere verso l’altissima specialità e di limitarne invece l’intervento verso le patologie trattabili degli ospedali di ASL.
In una tale logica la proposta più adeguata appare quella di una sola Azienda Ospedaliera e due sole ASL, ma con una diversa ripartizione dei territori rispetto a quella proposta dalla Giunta Regionale.
In particolare appare essere più adeguata una suddivisione trasversale delle regione con il perugino, l’alta valle del Tevere, il folignate e la parte settentrionale della media valle del Tevere a nord e con il ternano, lo spoletino, la Valnerina, l’orvietano e la parte meridionale della media valle del Tevere a sud.
Con questa organizzazione troverebbero infatti piena operatività tutti gli ospedali delle ASL ed in particolare Foligno sul versante perugino e Spoleto su quello ternano e sulla Valnerina.
In ogni caso, il mandato di tutti i Direttori Generali, organi politico-tecnici, fiduciari della Giunta Regionale per il governo della sanità, dovrebbe prevedere l’impegno ad operare in sinergia piuttosto che in competizione tra di loro, mettendo veramente al centro il bisogno di salute dei cittadini e non l’interesse dei professionisti o di un territorio a discapito degli altri.
Quello che è certo è che Spoleto, la cui economia è oggi quasi esclusivamente affidata al terziario, dopo aver assistito negli anni alla scomparsa od al ridimensionamento delle sua storiche attività produttive (Cotonificio, Panetto e Petrelli, Minerva, SMMT di Baiano, Ex Pozzi – IMS) e con il settore turistico che, a discapito della qualità e quantità del patrimonio storico artistico ed ambientale che vanta la nostra città, non riesce ad uscire dalla quella tipologia di presenze efficacemente etichettata come “mordi e fuggi”, non può permettersi di arretrare ulteriormente sul versante dei servizi sanitari.
Nel 1992, quando ancora del nuovo ospedale di Foligno esisteva solo il progetto e l’individuazione dell’area, peraltro nel punto più lontano da Spoleto, attraverso Antonello Briguori e Stefano Galiotto, presentammo la proposta per la realizzazione di un unico ospedale a metà strada tra Foligno e Spoleto.
L’allora PDS votò contro; la coalizione PSI, DC, PRI, PLI e Caccia Pesca Ambiente si astenne e la proposta fu respinta.
Oggi tutti lamentano la mancata realizzazione dell’ospedale unico.
Dal 1995 al 2012 la città di Spoleto ha potuto verificare, nella ASL 3, come sia stata declinata la dichiarata pari dignità con Foligno e nonostante ciò c’è chi ancora persevera in una logica, condannata dalla pratica e dalla storia, di “Terza Provincia”.
E’ ora che Spoleto si svegli e si faccia sentire.
Se non ora …. quando ?
Organizziamo una grande manifestazione di studenti, operai, artigiani, commercianti, liberi professionisti.
Un corteo per le vie della città, come non si è mai visto.
Un corteo contro l’ennesimo insulto alla più bella città dell’Umbria.
Non crediamo che a farlo possono essere questi partiti politici o che siano sufficienti le petizioni delle associazioni dei cittadini.
Una proposta di referendum, per il passaggio di Spoleto alla ASL di Terni, da noi presentata anni fa, giace inevasa in attesa che il Comune di Spoleto si decida ad approvare il necessario regolamento (cioè mai).
Noi lanciamo l’idea affinché gli uomini di buona volontà mettano da parte il pessimismo della ragione e mettano in campo l’ottimismo della volontà
Chi ci sta, batta un colpo.
Si dirà che questa è una posizione campanilistica, ma non lo è, perché guarda sì alla città di Spoleto, ma lo fa all’interno di una visione d’insieme e nell’interresse dell’intera Regione.
Le posizioni campanilistiche sono altre.
L’altro giorno, una delle domande che una giornalista ha posto, in un’intervista al Direttore Generale della ASL n.3, a proposito dell’istituzione di un'unica centrale telefonica del118 a Perugia, è stata “Non crede che Foligno, per la sua centralità nella regione e la sua vocazione a polo dell’emergenza, potrebbe essere la sede ideale anche per la centrale operativa del 118?
A buon intenditor poche parole !