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San Valentino, si svela l'antichità segreta: foto su un libro del 1985 svela cosa c'è sotto l'ex convento

Da circa un anno, Diocesi di Terni, Soprintendenza archeologica dell’Umbria e ricercatori free-lance stanno silenziosamente lavorando a un innovativo piano per San Valentino. La necessaria rilettura di documenti, pubblicazioni e vecchi scritti relativi alla storia della basilica se, da un lato, sta consentendo un approccio ancor più informato ai nuovi progetti, dall’altro conferma quel che taluni potevano finora soltanto ipotizzare: non solo, come è noto, l’area della basilica poggia su un preesistente sito romano e, forse, preromano; ora abbiamo la riprova che, sotto l’ex convento, insistono delle strutture antichissime. Secondo taluni si tratterebbe di luoghi dedicati al dio pagano Mithra, rarissimi in Umbria. Negli anni ’70 il carmelitano Fedele Santini fu tra i pochissimi a visitare questi locali, facendosi immortalare in una foto poi pubblicata in un suo libro, intitolato “San Valentino”. Dopo il fortunoso recupero di quel volume -e di quella immagine- è scattata una difficile ricerca al fine di rintracciare i testimoni oculari viventi, coloro che avevano visitato quel che Santini chiamò “mitrei”, ovvero nove cappellette con volta a botte, strutture sotterranee raggiungibili esclusivamente attraverso una serie di cunicoli che si snodano sotto la basilica. Una caccia dall’oggettiva difficoltà: 1) l’accesso dei cunicoli fu murato tra gli anni ’80 e ’90: non esistono memoria storica, né tracce documentali e architettoniche di tali tamponature, così come non ci sono registrazioni di passaggi sotterranei, né dei c.d. mitrei presso alcun archivio; 2) è irreperibile l’autore, citato nel libro, della suddetta foto dei c.d. mitrei -tale Piccirilli; 3) la generazione dei carmelitani dell’epoca è pressoché perduta. La ricerca ha dunque assunto natura filologica, storica e persino anagrafica, perché reindirizzata a rintracciare i bambini che, in quel tempo, frequentarono padre Fedele Santini e che probabilmente potevano aver visitato le strutture ipogee. Mossa vincente, portata avanti attraverso alcune tracce rinvenute nei “ringraziamenti” in appendice al libro scritto dal carmelitano scomparso. Sono stati trovati tre bambini di allora –oggi un primario ospedaliero, un pubblicitario e un filosofo: invitati singolarmente presso la basilica, costoro hanno fornito indicazioni univoche sull’accesso ai cunicoli, la cui porta di ingresso, perfettamente murata e invisibile, è stata individuata nel seminterrato dell’ex convento, oggi in uso all’ADISU e alla Facoltà di Scienze Politiche. Demolendo la tamponatura, evento previsto entro il mese di novembre 2011, sarà possibile restituire pubblico accesso a strutture di epoca ben più risalente –c’è chi dice di 2000 anni fa- rispetto al complesso secentesco attualmente visibile. Quasi nessuno ricorda più nulla di tali luoghi, abbandonati per secoli, poi resi transitoriamente accessibili e, infine, di nuovo impenetrabili da circa un trentennio. Ma il velo di mistero sul sito urbano e mondiale del patrono degli innamorati ora potrebbe essere sollevato. E chi può dire che lo stesso nostro Santo non abbia avuto conoscenza di ambienti così suggestivi? Intanto sta facendo la sua parte anche la Fondazione Carit: richiesta da Soprintendenza dell’Umbria e Diocesi di Terni per un finanziamento di € 100.000 finalizzato alla realizzazione di un museo-memoriale su San Valentino anche attraverso nuovi lavori archeologici, di cui la Fondazione ha assegnato proprio poche ore fa un primo stralcio, leva essenziale per un progetto tra i più importanti dopo gli scavi del 1934 e del 1969. Fondamentale fin qui è stata la stretta collaborazione tra la Soprintendenza archeologica dell’Umbria, la Curia di Terni-Narni-Amelia, e la Provincia Romana dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, ma anche il supporto del Comune di Terni attraverso l’assessore alla Cultura, Simone Guerra, e dalla Provincia di Terni tramite il presidente della Commissione Cultura, Giuliano Rossi.