Foligno

San Michele Arcangelo, a Foligno le celebrazioni per il patrono della Polizia

La chiesa di Sant’Agostino a Foligno è la location per le celebrazioni di San Michele Arcangelo, Patrono della Polizia. E così, per festeggiare questa Istituzione, si ritrovano in città la presidente della Regione, Donatella Tesei, i sindaci, il questore Giuseppe Bellassai, il prefetto di Perugia Armando Gradone, magistrati, presidenti di Tribunale e procuratori. Ma anche cittadini e studenti, venuti per manifestare vicinanza a questa istituzione. Presenti due delegazioni di studenti dell’Istituto Foligno 5 e della cooperativa “La locomotiva”

Gli intervenuti alla celebrazione

Il saluto del Questore

Il vero potere è il servizio“, dice il questore Bellassai nel suo saluto finale citando Papa Francesco. “Il nostra Patrono – ha ricordato – è il simbolo della giustizia che prevale sulla forza. Ci lasciamo alle spalle tre anni difficili e tragici: una crisi sanitaria che ha rischiato di annichilirci ma il popolo ha dato prova di maturità e serietà. E dopo la guerra sanitaria ci ritroviamo in un altro conflitto che altri combattono sul campo. In questo contesto la polizia è in prima linea per chi ha bisogno d’aiuto. Chiunque infatti faccia parte di questa collettività provinciale ha ammirato la vicinanza ai cittadini, l’attenzione ai loro problemi, la consapevolezza della necessità di essere costante punto ri riferimento di tutti“. “Vorrei traeste da questa giornata, dalla riflessione sull’importanza delle memoria delle cose e del ricordo di chi poliziotto come noi non c’è più, dalla riflessione sulla nobiltà del nostro ruolo e dalla fede in San Michele Arcangelo e nelle sue virtù sante, ogni forza per continuare ad esserci sempre, facendoci prossimi agli altri attraverso l’impegno nascosto e silente“.

“Siamo in una società che ha perso il senso del bene e del male”

Dal vescovo di Foligno, Domenico Sorrentino, i riferimenti alla complessa situazione: “Siamo in una società, in una cultura che ha perso il senso del bene e del male. Abbiamo il dovere di ripensare la nostra cultura morale. Bisogna entrare in una logica della misericordia“.