Meglio una ritirata strategica che una clamorosa sconfitta, soprattutto con il rischio di perire in battaglia per ‘mano amica’: la politica, piaccia o no, è anche questo.
E, per estremizzare ed al tempo semplificare, è in qualche modo questo il concetto che ha ispirato questa mattina il sindaco Nando Mismetti che ha chiesto ai ‘suoi uomini’ di abbandonare l’aula del Consiglio comunale per non rischiare ‘imboscate’ dalla fronda interna del suo stesso partito, con i ‘dissidenti’ della sinistra piddina pronti a far saltare il banco.
Ma all’ordine del giorno di oggi c’erà l’approvazione del bilancio: una bocciatura avrebbe significato la fine, o il suicidio a seconda dei punti di vista, dell’amministrazione comunale.
Una mattinata di passione, cominciata male e finita peggio: nonostante la presenza fisica a Palazzo Comunale dei consiglieri comunali di maggioranza, c’è stato chi ha scelto di non prendere parte alla massima assise cittadina.
Numeri alla mano; soltanto in undici erano ai propri posti: tre per la maggioranza di centrosinistra ed otto delle opposizioni.
L’ala sinistra del Partito Democratico ha dimostrato di voler fare sul serio, una mossa politica che, di fatto ha portato senza troppi giri di parole ad una crisi di maggioranza, mettendo con le spalle al muro gli altri esponenti del Pd, gli alleati e la stessa giunta comunale.
Tra le proteste delle opposizioni, la ritirata strategica, quindi il vertice urgente nell’ufficio del sindaco e la convocazione d’urgenza di una conferenza stampa straordinaria.
Il quadro della situazione, a dir poco turbolenta, è stato affidato ad una nota ufficiale diffusa dall’ufficio stampa del Comune di Foligno.
“La maggioranza ha scelto di far mancare il numero legale in Consiglio, convocato per l’approvazione per il bilancio, perché sono nate questioni all’interno della coalizione che non ci avrebbero permesso di affrontare la situazione in modo sereno”.
Così – si legge nella nota – il sindaco di Foligno Nando Mismetti, ha spiegato in una conferenza stampa, alla presenza di membri della giunta comunale e diversi consiglieri comunali, la scelta della maggioranza che, pur in presenza del numero legale che avrebbe consentito l’avvio della discussione sul bilancio, ha optato per questa soluzione.
“Abbiamo il tempo fino al 31 luglio per riconvocare il Consiglio sul bilancio – ha detto Mismetti – affrontare le questioni e ci auguriamo che si ritrovi il senso di responsabilità. Il rischio è quello del commissariamento, fino al prossimo appuntamento elettorale, con tutto quello che ne consegue per la città per la fiscalità e la tenuta dei servizi”.
Il sindaco – prosegue il comunicato – ha sottolineato che “non bisogna dimenticare il risultato della consultazione elettorale del 2014 che ha portato alla vittoria del centrosinistra. Nella provincia di Perugia siamo l’unica città di un certo rilievo, nell’asse Perugia-Spoleto, governata dal centrosinistra. Ci sono i giorni per affrontare le questioni per vedere se c’è condivisione e unità d’intenti. E poi faremo le nostre valutazioni. In questi anni complicati – vale la pena di ricordare che il bilancio è passato da 41-42 milioni fino a 29 milioni – siamo riusciti ad tenere i conti in ordine e a mantenere inalterati i fondi per il sociale”. Mismetti ha posto l’accento sul fatto che “non posso accettare che mi venga data la carta d’identità di appartenenza. Che c’è più di sinistra nel tenere le tariffe tra le più basse dell’Umbria oppure avere la massima attenzione alle politiche sociali? Il rispetto per i cittadini e il senso delle istituzioni, per la sinistra, sono venuti sempre prima di altre questioni”.
Il sindaco – conclude la nota – ha evidenziato che, in mancanza dell’approvazione del bilancio entro il prossimo 31 luglio, dopo venti giorni scatterà il commissariamento del Comune.
Immediata anche la reazione delle forze di minoranza che hanno inviato una nota firmata da Fausto Savini del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Meloni di Forza Italia, Elisabetta Ugolinelli e Massimiliano Romagnoli di Obiettivo Comune e di Stefania Filipponi per Impegno civile.
“Il consiglio comunale di Folign è stato fatto saltare da una parte dei consiglieri di maggioranza, pur presenti fisicamente in aula, dove sono rimasti persino dopo lo scioglimento dell’adunanza. La peggiore giunta dal dopo guerra – attaccano – ad oggi ha dato dimostrazione ancora una volta della sua incapacità a gestire il bene comune; interessi di bottega del sindaco e dei suo sodali hanno prevalso sulla buona amministrazione che avrebbe imposto, come per legge, di discutere il bilancio comunale per dare risposte concrete a famiglie e imprese in grave difficoltà. La consapevolezza di non avere i numeri e con il rischio di dover abbandonare una poltrona ben retribuita, hanno consigliato l’agevole fuga”.
Si differenzia invece Elisabetta Piccolotti, assessore nella precedente legislatura poi candidata sindaco per Sel ed ora all’opposizione.