Luca Biribanti, Riccardo Foglietta e Francesco Napoletti
Tempo di saldi e anche a Terni è scattata la caccia all'occasione, al prezzo più basso e al capo visto in vetrina e 'rimasto in memoria' per essere acquistato più a buon mercato. Ma sarà davvero così? Vediamo come si sono comportati i ternani. Tuttoggi ha fatto visita ai principali esercizi commerciali della città per avere dai commercianti un'impressione sull'andamento delle vendite e un'opinione sulla crisi economica che attanaglia l'Italia. Dalle risposte, non sempre convinte, sono emerse opinioni molto diverse; ognuno ha offerto un quadro diverso, in relazione all'andamento della propria attività e della tipologia di merce venduta: il dato generale ha comunque evidenziato un flop nelle vendite dell'abbigliamento, mentre si confermano con un trend positivo i negozi di oggettistica.
Tra i negozi di abbigliamento i responsabili del noto Visaggio non sono sembrati particolarmente soddisfatti delle vendite: “La crisi purtroppo ha condizionato anche le vendite in saldo, non abbiamo avuto particolari riscontri negli acquirenti”. Il giro continua presso Lupattelli: “Tutto sommato non ci possiamo lamentare. Le vendite stanno andando abbastanza bene, ma con un sensibile calo rispetto agli anni passati”. Anche Il Conte, una delle boutique più apprezzate in città, ci ha confermato il trend non esplosivo delle vendite: “Ci sembra che tutto sia piuttosto fermo”.
Voci più interessanti e disponibili sono arrivate dai giovani imprenditori della città che sono sembrati molto più a loro agio e interessati nel partecipare ad un'inchiesta che li vede coinvolti in prima persona. La prima che abbiamo ascoltato è Laura Grau, spagnola di origine e oggi a Terni con il negozio “Arti e Mestieri” nel centro storico della città (il primo punto vendita storico è quello di Via Battisti che ha recentemente ampliato i locali). Interessanti le sue considerazioni: “Forse gli articoli che vendiamo noi non hanno molta rilevanza in un'inchiesta sui saldi. Noi vendiamo a prescindere dal saldo e quest'anno non mi posso lamentare, abbiamo avuto una buona stagione. In attività come le nostre spesso lo sconto si applica al cliente affezionato, ma il saldo non è una discriminante”. Quindi saresti favorevole alla liberalizzazione dei saldi? “No, non credo sia una buona idea. Se così fosse, ne guadagnerebbero soltanto le attività che lavorano sui grandi numeri e che hanno grandi giacenze. Con i saldi tutto l'anno potrebbero vendere tutto ciò che hanno in deposito a prezzi stracciati durante l'intero anno e sarebbe una concorrenza spietata. Credo che sia giusto lasciare lo Stato a decidere”.
Anche Irene e Giulia Angelucci, le sorelle titolari del negozio di oggetti d'arte fatti a mano del “Poieo Art Studio”, hanno un'analoga visione: “Quello che stiamo vendendo ora, secondo me, lo avremmo venduto anche senza saldi. Qualcosina in più, magari vista in ribasso all'ultimo momento viene presa, ma in generale non c'è una vera e propria caccia all'occasione”.
Punto di vista sempre autorevole e interessante quello di Francesco Shu, già presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio: “I primi 5 giorni di saldo sono andati piuttosto bene, ma poi è stato tutto piuttosto fermo. È necessaria, a mio avviso, una liberalizzazione in fatto di saldi, in modo che l'imprenditore possa gestire in autonomia il rapporto tra spese e incassi. Ad esempio quello di novembre per i commercianti è un mese abbastanza complicato, poiché ci sono una serie di scadenze in fatto di tasse da pagare. Non altrettanto sensata mi sembra la liberalizzazione relativa all'apertura e chiusura dei negozi. Si aprirebbero delle difficoltà sia sindacali, visto che i lavoratori dovrebbero sensibilmente aumentare i loro minuti di permanenza negli esercizi dove sono impiegati, sia di sicurezza. In certe zone lasciare aperti negozi fino a tardi, con l'incasso di giornata, potrebbe essere un 'invito' a malintenzionati”.
© Riproduzione riservata
(mercoledì l'indagine di Tuttoggi.info toccherà Foligno e Spoleto)