Il 5 luglio in Umbria, come in quasi tutte le altre regioni italiane, partenza ufficiale per i saldi estivi, anche se, come è sotto gli occhi di tutti, tante imprese hanno anticipato le vendite di fine stagione attraverso forme promozionali più o meno corrette, saldi privati comunicati via sms, etc., comportamenti che “drogano” il mercato ma che sono innegabilmente dettati dalla situazione di emergenza in cui molte attività si trovano.
Dopo quella che è stata davvero “una maledetta primavera” per abbigliamento e calzature, a causa non solo dei portafogli sempre più vuoti, ma anche della stagione tutt’altro che favorevole – un tempo così instabile ha confermato la fine della mezza stagione, frenando ancor di più gli stimoli dei consumatori a comprare – le aspettative degli operatori sono alte.
“Da troppo tempo – dichiara Carlo Petrini, presidente Settore Moda Confcommercio della provincia di Perugia – gli umbri non rinnovano il loro guardaroba. Speriamo in questi saldi estivi per una boccata di ossigeno per un settore in fortissima difficoltà”.
I saldi 2014 saranno un banco di prova importante per i consumi, soprattutto per verificare se davvero il bonus da 80 euro messo in busta paga dal governo produrrà effetti sul loro rilancio. Anche perché più che mai in questi saldi estivi i consumatori umbri hanno la possibilità di fare ottimi affari: “Fare previsioni su quanto le famiglie spenderanno è piuttosto azzardato. Quello che possiamo dire con certezza – spiega Petrini – è che la stagnazione delle vendite degli ultimi due mesi mette a disposizione dei clienti un grande assortimento a prezzi scontati in modo anche molto consistente. E’ dunque l’occasione giusta per coniugare ampia scelta e grande risparmio”. L’auspicio è dunque che si inverta il segno negativo (-2%) nelle vendite registrato nel settore moda anche nei primi 5 mesi del 2014, che si aggiunge a un 2013 caratterizzato da un calo di circa 10 punti.
I saldi – ricordiamo – sono un momento importantissimo per le imprese, perché valgono tra il 20 e il 30% del giro d’affari di un anno intero (quelli invernali più di quelli estivi, perché in vendita ci sono capi più costosi). Un tempo non era così, i periodi di svendita pesavano meno sui negozi di abbigliamento e di calzature. Negli ultimi anni l’incidenza dei saldi sul fatturato complessivo è aumentata di circa il 30%, sia per la crisi economica che tende a far spostare gli acquisti, sia perché la data dei saldi è stata sempre più anticipata. D’altro canto per le imprese aumentare le vendite nel periodo dei saldi significa anche diminuire gli introiti, perché hanno meno margini.
“L’acquisto d’impulso, quello che fa chi vede una cosa e non sa resistere alla tentazione di comprarla, ormai non esiste quasi più – dice ancora Petrini. – Il clima di incertezza creato dalla situazione attuale e dalla paura dell’ennesima stangata fiscale purtroppo sono un deterrente al fare acquisti anche per chi ha soldi e al rilancio dei consumi, e su queste emergenze bisogna agire. Altrimenti per le imprese del nostro settore sarà davvero l’ultima spiaggia”.
LE REGOLE IN MATERIA DI SALDI
I saldi estivi quest’anno avranno inizio il 5 luglio per un periodo di 60 giorni di calendario e termineranno il 2 settembre.
I prodotti interessati da tale tipologia di vendita sono i seguenti:
– generi di vestiario e abbigliamento in genere;
– accessori per l’abbigliamento e la biancheria intima;
– calzature, pelletteria, articoli di valigeria e da viaggio;
– articoli sportivi.
La comunicazione di inizio saldi da inoltrare al Comune non è più necessaria.
Si ricorda che i saldi vanno presentati al pubblico esclusivamente con diciture “vendite di fine stagione” o “saldi”.
Le merci in vendita – durante tale vendite – devono essere esposte con l’indicazione distinta:
– del prezzo praticato prima della vendita di liquidazione o promozionale o di fine stagione;
– del nuovo prezzo;
– dello sconto praticato e del ribasso effettuato, espresso sia numericamente che in percentuale.
Si ricorda che il prezzo deve essere espresso in modo ben leggibile e i caratteri devono essere almeno di 1,5 cm.
Le merci vendute a saldo debbono essere separate in modo chiaro ed inequivocabile da quelle che eventualmente siano poste in vendita alle condizioni ordinarie; in caso contrario tutte le merci esposte devono essere vendute alle condizioni più favorevoli.
Si ricorda, infine, che è fatto divieto tassativo di oscurare, le porte a vetri, le finestre o le vetrine con manifesti, cartelloni o altro espediente che impedisca la completa visione dei locali dall’esterno.