Cinema

Sala Pegasus, oggi si torna a respirare Godard | Proiezione del film evento “Bande à Part”

La Sala Pegasus continua a rendersi protragonista di proiezioni di pietre miliari della storia del cinema completamente restaurate.

Questa è la vota di “Bande à Part” del 1964, il settimo lungometraggio del leggendario Jean-Luc Godard, restaurato per l’occasione con Movies Inspired.

Si tratta di una colonna portante del cinema francese e una delle icone della Nuovelle vague. Fu protagonista di un evento singolare: quando uscì in Italia fu distribuito con il titolo “Separato magnetico”.

Per l’occasione il cinema spoletino ha deciso di organizzare un matinée Domenica 18 Febbraio, ore 10.45, con caffè, the e pasticcini ad arricchire la visione del film introdotto da Roberto Lazzerini.

E’ la storia di due balordi, Arthur e Franz, che progettano una rapina in una casa della periferia parigina. Odile, una loro compagna di classe a un corso d’inglese per adulti, si è lasciata sfuggire che il pensionante di sua zia Victoria tiene nascosta in soffitta una grande somma di denaro contante. La rapina però non finirà troppo bene.

Il primo “Film di Serie B”

Dopo la grande produzione italo-francese de “Il disprezzo”,1963, Jean-Luc Godard prese la decisione di cambiare completamente direzione e di fare un film a basso costo e girato in poco tempo, a esplicita imitazione dei film hollywoodiani di serie B amati sia da Godard che dall’amico e collega François Truffaut. Per questo decide di portare sullo schermo una trasposizione molto libera del romanzo “Fool’s gold” (pubblicato in Francia con il titolo “Pigeon vole” e consigliatogli proprio da Truffaut) di Dolores Hitchens, letto nell’economica “Série noire” della Éditions Gallimard (una delle più importanti case editrici francesi dell’epoca).

Così Godard lo racconta: “Mi sono detto: Farò di Bande à part, un piccolo film di serie Z come certi film americani che mi piacciono”.

Le riprese durano esattamente un mese, dal 17 febbraio al 17 marzo 1964, alla periferia est di Parigi, poi nei pressi di Place d’Italie e dintorni di Joinville sulle rive della Marna. Per le riprese in esterni, Godard decise di usare una semplicissima macchina da presa che può essere tenuta sulla spalla per dare un’impressione di velocità. Il suono è in presa diretta. Con una produzione di appena 100 mila dollari dalla Columbia.

Ci sono passaggi che hanno segnato profondamente il gusto degli amanti del cinema di serie B, come la scena del ballo a tre nel caffè-ristorante, omaggiato da Quentin Tarantino in “Pulp Fiction”(1994), o la strepitosa sequenza della visita lampo al museo del Louvre (aggiunta da Godard all’ultimo momento, avendo paura che la durata del film fosse troppo esigua), omaggiata da Bernardo Bertolucci nel film “The Dreamers – I sognatori” (2003).

L’intreccio continuo tra la vita dell’autore e quella dei personaggi

I protagonisti Odile, Franz e Arthur sono a pieno diritto tra i personaggi più godardiani di sempre: innocenti, puri, ingenui. Sono come giovani animali selvaggi ancora incorrotti e non addomesticati.

È un film sulla nostalgia del regista per le proprie origini e per i suoi primi film.

“Mi piacciono soltanto i film che somigliano ai loro autori.”. (Jean-Luc Godard, Cahiers du Cinéma, 1959)

Il regista decide di ingaggiare la moglie dalla quale si sta separando, Anna Karina, nel tentativo di recuperarla dalla depressione dopo due tentativi di suicidio (in Ottobre e poi in Novembre 1963) nel nuovo appartamento al n. 9 di rue Tollier, vicino al Panthéon. Addirittura nel Gennaio 1964, mentre Godard gira un episodio per il film collettivo “Parigi di notte”, Anna è ricoverata in un ospedale psichiatrico per un totale di sei settimane.

Alla fine la donna non commetterà più questo atto estremo, ma i due si separarono comunque poco dopo l’uscita del film.

“C’è una scena che vale tutte quelle che uno sceneggiatore o uno scrittore potrebbero immaginare. Due tizi stanno svaligiando una casa, con delle calze infilate in testa. Frugano, uno dei due si ferma, si guarda in uno specchio e si aggiusta la cravatta. L’altro si ferma, guarda in una biblioteca come se fosse da un bouquiniste, prende un libro, lo mette in tasca e continua a rubare. Ora, se Godard avesse avuto Cary Grant con le calze infilate sulla testa, si sarebbe detto: “Oh, è magnifico”. Mi dispiace che non abbia avuto Cary Grant, nessuno avrebbe qualificato Bande à part “film d’arte e d’essai”.” (Samuel Fuller alla University of Southern California, 28 febbraio 1968)

Bande à Part di Jean-Luc Godard

Versione restaurata dalla Cineteca di Bologna con Movies Inspired

Cast: Anna Karina, Sami Frey, Claude Breassur

Durata: 97 minuti

(Jacopo Fioretti)

(Modificato h 16,53)