“Grazie all'ennesimo diktat della Giunta Marini si è deciso che la somministrazione della pillola abortiva RU486 venga effettuata in regime di day hospital, con un ricovero ridicolo pari a sole tre ore”. A scriverlo in una nota congiunta sono i consiglieri regionali del PdL Maria Rosi e Alfredo De Sio, che ricordano come “il processo di morte può durare fino a 32-48 ore. Di certo – denunciano – 3 ore di ricovero non sono sufficienti e forse non lo sarebbero neanche per estrarre un dente”.
Quello di Rosi e De Sio è solo l'ultimo di una raffica di interventi che oggi ha animato la discussione politica regionale, in seguito alla decisione di preadottare le linee guida da parte della Giunta Marini.
“La preadozione delle linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486, stabilita ufficialmente dalla Giunta, conferma la miopia ideologica che ha segnato tutto il percorso intrapreso dalla Regione Umbria in merito all’interruzione di gravidanza farmacologica”, ha detto per primo stamani il consigliere regionale Franco Zaffini (Costituente popolare) dopo “aver appreso da fonti di Palazzo Donini la decisione di avviare il protocollo di utilizzo”.
“In attesa di prendere visione dell’atto ufficiale (…), non possiamo che prendere atto dell’atteggiamento della Giunta che, ignorando in toto i pareri dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e del Consiglio superiore della sanità, che prevedono entrambi il ricovero ordinario dal momento della assunzione del farmaco al momento dell’espulsione del feto, ha deliberato che l’interruzione di gravidanza possa avvenire tra le pareti domestiche”, ha detto Zaffini.
Dello stesso tono l'intervento del capogruppo Udc Monacelli, che ha osservato come “la Giunta regionale, approfittando della pausa estiva, approva le linee guida per l’aborto con la pillola RU 486 in day hospital, nuovamente difformi da quelle indicate dal Ministero della Salute e dai tre pareri del Consiglio Superiore di Sanità”.
Maggioranza divisa – Soprende osservare anche all'interno della maggioranza una serie di posizioni difformi sulla questione. “Finalmente la Giunta regionale ha preadottato le linee guida per la somministrazione della pillola Ru 486, tenendo a sua volta conto delle linee di indirizzo predisposte dal Comitato tecnico-scientifico, istituito dalla stessa Giunta da oltre un anno e formato da operatori indicati da aziende sanitarie, medici e università”, ha commentato Daminao Stufara, capogruppo di Rifondazione comunista-Federazione della sinistra.
A fare da contraltare sono stati però i consiglieri regionali del Partito democratico Luca Barberini e Andrea Smacchi, che sono detti “sorpresi e rammaricati per le scelte operate dalla Giunta regionale sull'utilizzo della Ru486, perché scaricano sulle donne, che richiedono l'aborto farmacologico, tutti i rischi e tutte le responsabilità che derivano da questa procedura medica ancora da verificare”. “Non ci si può liberare la coscienza con la semplice firma del consenso informato, né fornendo le istruzioni per l'uso e il numero di telefono a cui rivolgersi in caso di emergenza”, hanno osservato Barberini e Smacchi, che si dicono delusi per una mancata fase di monitoraggio e partecipazione sulla questione.
Le donne del Pd appoggiano la Giunta – Le donne “democratiche dell'Umbria” hanno voluto esprimere infine con un comunicato “pieno apprezzamento per le posizioni manifestate dalla Giunta regionale dell’Umbria”. “Il Pd e, in particolare, la Conferenza permanente delle Democratiche, si sono sempre battuti per la tutela della salute della donna e per la vita”, ha detto Anna Ascani, portavoce del gruppo, che ha definito la RU486 “in piena sintonia con quella legge 194 che già dal 1978 prevedeva “uso di tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione di gravidanza”. (fda)