Poche volte si è potuto assistere, in questi tre anni e mezzo con la fascia tricolore, all’esibizione del “Romizi Furioso”. Quando è andato in scena, è stato un evento. Nella seduta del Consiglio comunale dedicata alla correzione dei conti dell’Ente, complice il clima da campagna elettorale, i pochi presenti hanno dunque potuto assistere al “Romizi Stizzito”.
Col consueto suo tono pacato, il sindaco è sbottato, arrivando ad imitare, scimmiottandoli, con voce in falsetto, coloro che, di mese in mese, di anno in anno, fanno il conto alla rovescia fino alle elezioni amministrative, scandendo così il presunto immobilismo della sua Giunta rispetto all’anno zero, quel 9 giugno 2014 da cui si conta il d.C. (dopo Centrosinistra).
Romizi lamenta ai suoi detrattori un livello del confronto politico “mai sceso così in basso”. Si toglie dalla scarpa il sassolino entrato con l’intervista rilasciata giorni fa dalla governatrice Marini, pur rinunciando a repliche (“Dovrei rispondere ad ogni politico che dà le pagelle?”), ma poi allarga con gesto eloquente la giacca e aggiunge: “Ma neanche posso dire: sparate!”.
Piuttosto, alla governatrice umbra ricorda che “Perugia, nella ripartizione dei fondi, riceve meno” e riapre l’acceso fronte sui costi della mobilità alternativa. Guardando l’opposizione, ricorda che i fondi “europei o statali o regionali” non sono un contentino, come a dire “toh, t’ho dato il giochino”, ma sono “soldi dei perugini”.
Sottolinea che i Governi Renzi e Gentiloni hanno dimezzato i trasferimento ai Comuni. E quando tra i banchi dem si alzano gli occhi al cielo, si ricorda del suo invito appena fatto ad alzare il livello del dibattito, ed allora aggiusta il tiro: “Forse lo hanno fatto anche i Governi precedenti”.
Chiede scusa a Cristina (Rosetti) prima di ricordarle che se sono eroici la Raggi a Roma e la Appendino a Torino, lo può essere anche Romizi a Perugia. E finisce addirittura col citare Di Maio.
“Chi amministra deve essere sportivo”, lo ammonisce, dai banchi dell’opposizione, l’ex vice sindaco Nilo Arcudi. Che aggiunge: “Noi non siamo permalosi”. E però, anche lui, un sassolino se lo toglie. Verso l’assessore Prisco, assente, che lo aveva snobbato e sminuito con un “ma questo ancora parla?”. E ora che ha preso la parola, si chiede, che succederà, si ritroverà gli squadristi sotto casa? Squadrista, un aggettivo che Arcudi usa ancora, a proposito di quei “tifosi” del centrodestra, che insultano gli oppositori in modo, appunto, squadrista, ma da cui il centrodestra perugino, lamenta, non ha mai preso le distanze.