“La prostituzione come lo spaccio di droga sono elementi negativi che hanno provocato un danno di immagine ed economico alla città di Perugia”. Con queste parole, questa mattina il sindaco di Perugia Andrea Romizi ha testimoniato nel processo che vede imputati alcuni albanesi accusati di aver violentato, picchiato e costretto alla prostituzione una giovane ragazza rumena, minorenne.
La giovane era stata liberata dai carabinieri di Assisi nel dicembre del 2009 con l’operazione denominata “White Christimas” ed ospitata in una struttura del Comune di Perugia nell’ambito del progetto “Free woman”. Il Comune di Perugia si era costituito parte civile nel processo, con l’allora sindaco, Wladimiro Boccali. Oggi è stato il suo successore a rispondere alle domande dei difensori di parte civile Alessandra Donatelli Castaldo, per la ragazza e Antonietta Confalonieri per il Comune.
“La prostituzione e lo spaccio di droga sono due fenomeni strettamente collegati – ha detto Romizi al giudice – e costituiscono un grave danno alla città. Basti pensare all’effetto di insicurezza che ingenerano nei genitori dei ragazzi che devono scegliere l’università. Percepiscono Perugia come poco sicura e scelgono altri atenei”. E ancora: “Il Comune di Perugia impegnato nel progetto di aiuto e sostegno alle giovani che riescono a sfuggire alla tratta di esseri umani, non solo conferma, ma rilancia il progetto di aiuto alle giovani costrette a prostituirsi. Il Comune di Perugia – ha continuato Romizi – sta compiendo sforzi importanti per affrancarci da quella immagine critica che affosa la città”.