La recente sentenza del Consiglio di Stato sulla questione Rocchetta – che ribalta di nuovo la precedente sentenza del Tar – non poteva che suscitare enorme disappunto da parte della Comunanza Agraria Gualdese, intervenuta oggi (30 giugno) proprio sulla decisione dei giudici che di fatto dà via libera alla proroga della concessione all’azienda per l’estrazione dell’acqua minerale.
“Nonostante siamo costretti a rispettarla, – dichiara la Comunanza – questa sentenza sovverte completamente e sorprendentemente tutto quanto dibattuto finora, operando una forzatura normativa nei confronti di beni inalienabili e incommerciabili. Soprattutto ci spalanca gli occhi sulla verità di una gigantesca operazione finanziaria di diversi miliardi di euro, appannaggio di pochissimi e dove la sproporzione tra benefici privati e ciò che torna al nostro territorio lascia un profondissimo senso di ingiustizia. Il Giudice ha infatti stabilito che la concessione per il prelievo dell’acqua minerale prevale sul diritto dei Gualdesi, cui appartengono terre e falde. L’interesse privato ha superato le norme sulla intangibilità dell’uso civico“.
La Comunanza ribadisce inoltre che la sentenza “è in contrasto con le precedenti dello stesso Consiglio di Stato e con le pronunce della Corte Costituzionale, che ha deciso che la terra intorno ai pozzi, sempre di proprietà dei Gualdesi, può essere sostanzialmente espropriata per effetto della concessione a vantaggio di privati“.
Per l’ente montano i magistrati hanno scritto anche “due evidenti falsità: che il pozzo R6 ‘Serrasanta’ venga descritto come ‘utilizzato per l’imbottigliamento‘ sin dal 1996, quando invece ogni gualdese sa che quel pozzo non è mai stato produttivo e che la sorgente storica sia definita come ‘pozzo storico situato in terreno di proprietà della società’, quando ormai tutti sanno che è stata definitivamente riconosciuta come proprietà della collettività Gualdese“.
La Comunanza conclude giudicando la sentenza “una pagina buia nella lotta per i diritti fondamentali delle persone, che coinvolge falde, boschi, prati e cave. Per i prossimi 20 anni verranno sottratti 25 litri al secondo (quasi 800 milioni di litri d’acqua l’anno) tramite pozzi profondi centinaia di metri dai bacini idrici della comunità. Le battaglie però non terminano al volere di un giudice o di un politico: termineranno solo quando termineranno gli abusi“.