Spoleto

Rivolte, risse, feriti e due incendi, caos al carcere di Spoleto

“E’ un film già visto, con un copione ampiamente preannunciato ma sistematicamente ignorato”. E’ l’amara riflessione di Fabrizio Bonino, segretario per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Quello che la Segreteria Generale del SAPPe aveva denunciato, con una lettera indirizzata al Capo del DAP il 18 ottobre e ribadito personalmente dal sottoscritto al Sottosegretario alla Giustizia Ostellari in visita all’istituto umbro lo scorso 22 ottobre, è purtroppo accaduto. Come previsto ed ampiamente preannunciato, nell’ultima settimana la situazione all’interno delle sezioni di media sicurezza è precipitata ogni giorno sempre di più con eventi critici fortemente destabilizzanti l’ordine/sicurezza interna e sempre più pericolosi per l’incolumità fisica del personale, messi in atto da reclusi trasferiti a Spoleto per rivolte, incendi, aggressioni poste in essere in altri istituti”. 

Bonino dà notizia dell’ultimo grave evento critico: “Due agenti aggrediti da un detenuto di origine tunisina, uno ha appiccato il fuoco e gli agenti sono intervenuti prontamente mentre altri ristretti, con a capo un soggetto plurirecidivo per fatti similari, hanno tentato una rivolta brandendo le gambe di un tavolo e dopo aver spaccato delle finestre hanno minacciato di morte due agenti. Ed ancora, in una sola mattinata, altri tre gravi eventi critici: nella sezione infermeria un detenuto ha appiccato il fuoco a due materassi nel corridoio per creare panico e disordini (prontamente spento dal personale), un altro ha tentato di togliere le chiavi all’agente per poter aprire la stanza e picchiare un altro recluso ed infine, nella sezione media sicurezza c’è stata una violenta rissa tra detenuti con due di loro finiti in ospedale con varie ferite da taglio, tumefazioni ed uno con un braccio rotto!”.

Per il SAPPE, “il carcere di Spoleto non ha più posti per detenuti di media sicurezza e nonostante le continue segnalazioni e rimostranze agli organi competenti, il Provveditorato di Firenze continua ad inviare detenuti per ordine e sicurezza tanto da essere arrivati a 108 presenze a fronte di 50 posti letto regolamentari. Tale sovraffollamento, palesemente illegale ed una concentrazione così massiva di soggetti facinorosi, oltre che comportare il risarcimento economico dello Stato con l’accoglimento dei ricorsi ex art 35 ter O.P. inoltrati dai detenuti al Magistrato di Sorveglianza, sta provocando al personale pericolo per la propria incolumità e stress continuo, come subire insulti, ingiurie e minacce di morte quotidiane”. Un appello che il SAPPe rivolge al Sottosegretario Ostellari “che si era preso l’impegno di risolvere tali problematiche prospettate e prevedibili, ma che senza un soluzione immediata porterà sicuramente e purtroppo ad un ulteriore aggravamento di quello che oramai e diventato un bollettino di guerra quotidiano”.

Il SAPPE esprime la vicinanza ai colleghi feriti a Spoleto ed a tutte le donne e gli uomini in servizio nelle carceri umbre”, sottolinea il segretario generale SAPPE Donato Capece, “siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti: lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza”. Il leader nazionale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria rinnova “un appello forte e chiaro alle istituzioni chiedendo l’immediato intervento del D.A.P. e del Ministero della Giustizia. Il primo sindacato della Polizia Penitenziaria sottolinea la necessità di adottare misure più severe nei confronti dei detenuti violenti reputando che soggetti come questi non meritino alcun tipo di beneficio. È necessario applicare l’art. 14 bis dell’Ordinamento Penitenziario e fornire al personale strumento adeguato alla propria difesa, denunciare i violenti ai sensi dell’articolo 336 del Codice penale, e applicare la norma che prevede che i detenuti e gli internati che abbiano un comportamento che richiede particolari cautele, anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni o sopraffazioni, siano assegnati ad appositi istituti o sezioni dove sia più agevole adottare le giuste cautele”.