Perugia

Rivolta a Capanne, Verini e Ginetti incontrano la direttrice

Mentre il Sappe si appresta ad un sopralluogo al carcere di Capanne, chiedendo la sostituzione della direttrice dell’Ufficio detenuti e trattamento  del provveditorato Toscana e Umbria, Angela Venezia, anche i parlamentari Pd Walter Verini e Nadia Ginetti hanno effettuato un sopralluogo nel penitenziario perugino, teatro di una serie di disordini, con atti di violenza nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria e la rivolta dei detenuti seguita al suicidio di un tunisino nella sua cella d’isolamento.


Rivolta in carcere, il Sappe chiede le dimissioni di Angela Venezia


I parlamentari dem hanno incontrato la direttrice del carcere di Perugia Bernardina di Mario, insieme ai comandanti Brillo e Tosoni e ad alcuni agenti di polizia penitenziaria dopo i fatti dell’altro giorno.

Abbiamo sentito il dovere – sottolineano Verini e Ginetti – di assicurare la nostra vicinanza e il nostro sostegno a tutti coloro che operano in un’istituzione modello come il carcere di Perugia dopo eventi che evidentemente hanno colpito e scosso; e insieme di mobilitarci, mettendo in pratica quanto è nelle nostre competenze e possibilità, per risolvere le criticità. Abbiamo registrato la grande professionalità con la quale in queste ore si sono governati momenti drammatici di emergenza. Ora, però, pensiamo ci sia bisogno urgente di assumere provvedimenti immediati, come abbiamo già avuto modo di segnalare direttamente al ministro Bonafede nelle ore passate e che torniamo a sottolineare. Su tutti la garanzia di un organico effettivo e operativo, perché non basta fare la pianta organica se poi questa rimane sulla carta e il personale non c’è o non è messo nelle condizioni di svolgere al meglio le proprie funzioni. Abbiamo chiesto, poi, che il carcere di Perugia non sia un luogo di compensazione rispetto alle difficoltà di altri istituti, con il rischio di concentrare detenuti difficilmente gestibili. Servono, quindi, maggiori risorse dal provveditorato per far lavorare e formare i detenuti, perché più lavoro e più formazione per i detenuti significano non solo un clima più sereno nelle carceri, ma soprattutto meno tendenza a tornare a delinquere e una società più sicura. Abbiamo chiesto, infine, di attuare da subito i protocolli regionali per l’assistenza e la prevenzione psichiatrica“.

Siamo convinti – concludono però Verini e Ginetti – che al di là della chiusura positiva dei gravi eventi dei giorni scorsi, sia necessario praticare nel migliore dei modi possibili e con tutti gli strumenti a disposizione l’articolo 27 della Costituzione, che individua nel carcere un istituto di pena ma anche e soprattutto di rieducazione. Gli impegni in questo senso messi in essere negli anni in cui siamo stati al governo sono stati completamente disattesi e minati negli ultimi 14 mesi dall’ormai ex ministro ‘dell’Insicurezza’ Salvini: sminuire il ruolo rieducativo delle carceri e dire ‘buttiamo via la chiave’ significa rendere la società più insicura e il paese più incivile”.