Calendario venatorio al palo, l’Ispra può fare “melina” fino a tutto il mese di giugno. Nessuna data certa, dunque, per l’avvio della caccia di selezione in Umbria, in ritardo già di due settimane rispetto a quanto inizialmente previsto nel Calendario venatorio.
Di fronte alle sollecitazioni per avere il parere (obbligatorio ma non vincolante), l’Ispra in data 22 giugno comunica che la richiesta è stata protocollata il 1° giugno e che “è in corso l’istruttoria di redazione del relativo parere”. Ricordando che “il tempo massimo di evasione della pratica è fissato in 30 giorni lavorativi”. Insomma, la Regione e soprattutto i cacciatori umbri possono attendere anche tutto il mese di giugno. E a questo punto, non può valere la rassicurazione inizialmente inoltrata dall’assessore Morroni alle associazioni venatorie di recupera i giorni di caccia persi in autunno.
Di fronte alle sollecitazioni per avere il parere (obbligatorio ma non vincolante), l’Ispra in data 22 giugno comunica che la richiesta è stata protocollata il 1° giugno e che “è in corso l’istruttoria di redazione del relativo parere”. Ricordando che “il tempo massimo di evasione della pratica è fissato in 30 giorni lavorativi”. Insomma, la Regione e soprattutto i cacciatori umbri possono attendere anche tutto il mese di giugno. E a questo punto, non può valere la rassicurazione inizialmente inoltrata dall’assessore Morroni alle associazioni venatorie di recupera i giorni di caccia persi in autunno.
Danni e gestione cinghiali,
le squadre umbre non ci stanno
Insomma, un ritardo inizialmente da imputare alla Regione, che ha dovuto rivedere le date del Calendario venatorio sulla caccia al cinghiale. Ma con l’Ispra che ora si sta prendendo tutto il tempo che la legge gli consente.
La Federcaccia dell’Umbria ha manifestato la propria preoccupazione scrivendo allo stesso Morroni e ai dirigenti regionali.
Il presidente Giovanni Selvi, ricordando come la caccia di selezione sia praticata da un determinato target di cacciatori e l’impostazione conservativa della gestione, esprime sorpresa per il ritardo con cui, con Ispra, si sta affrontando la valutazione di condivisione del Calendario venatorio 2020-2021. Per iniziare l’attività del Piano di prelievo già approvato che, ricorda, deve seguire dei periodi biologici delle specie sui quali non dovrebbero esserci deroghe. “Pertanto, ogni giorno di ritardo dell’inizio della stagione per il prelievo dei cervidi – scrive Federcaccia porterà sicuramente a complicare gli obiettivi del piano stesso”.
Perciò, oltre a sollecitare la Regione per quanto di competenza, Federcaccia suggerisce per il recupero del tempo, non la coda al secondo periodo (perché proprio ad ottobre inizia la caduta dei palchi, risultando difficoltosa la distinzione tra i sessi), bensì anticipando la ripresa di agosto, in modo da avere qualche giorno di calma senza sovrapposizioni con altre forme di caccia.
“Alla luce di quanto sta succedendo – aggiunge Selvi – crediamo sia opportuno valutare procedure esaustive, condivisibili con Ispra, che contengano la pianificazione dei prelievi per distretto e i periodi di prelievo, in modo da svincolare il piano autorizzativo della caccia di selezione dal Calendario venatorio, che spesso ha percorsi, esigenze e considerazioni temporali diverse”.
La Libera Caccia (dell’Umbria e Provinciale di Perugia) si chiede se la mancanza di risposta finora da parte dell’Ispra sia “voluta, strumentale, soltanto inadempiente come i servizi rimandati da alcune istituzioni pubbliche”.
“Sta di fatto – scrive Libera Caccia – che la caccia di selezione, che segue regole e regolamenti precisi collaudati da tempo, che esige tempi e modi esatti per il suo espletamento, quest’anno non riesce a partire”.
“Qualcuno segnala divergenze fra la parte tecnica dirigenziale e la parte politica della nostra Regione. E confidiamo che queste divergenze non ci siano. Ma se invece l’Ispra ritarda il suo parere per boicottare lo svolgimento dell’attività venatoria – prosegue la Libera Caccia – ci sembra che occorra tutta la riprovazione ufficiale da parte della governatrice Tesei e dell’assessore Moroni. Anzi, a quel punto il caso meriterebbe perfino un’interrogazione parlamentare al ministro di competenza”.
La questione legata al ritardo dell’avvio non può essere risolta allungando la chiusura della caccia di selezione. La situazione stravolge regole dettate da argomentazioni scientifiche.
Del resto, anche in altre regioni, rileva la Libera Caccia, si deve constatare “un inspiegabile ritardo da parte dell’ente che deve dare il suo parere sul calendario venatorio”.
Ma c’è chi ha ovviato a questo problema. La Regione Marche, ad esempio, ha presentato il Calendario venatorio all’Ispra il 24 aprile ed ancora non ha avuto risposta. Ma per loro esperienza, dei politici e dei funzionari, ha fatto due delibere di Giunta: una per la caccia di selezione, molto prima di aprile e un’altra delibera di Giunta per il Calendario venatorio. Ciò ha permesso l’inizio della Caccia di selezione nelle Marche.
“L’assessore Morroni, che al suo insediamento ha comunicato voglia di fare rileva la Libera Caccia – ha trovato non pochi ostacoli nel suo primo anno di amministrazione. Pensiamo, dunque, che debba correggere qualche tiro. La situazione, generale sanitaria italiana, con l’emergenza Covid, non lo ha certo aiutato. Ma il Coronavirus non può essere accettato ancora come un alibi. Del resto chi sceglie di far politica, e crediamo davvero che non sia cosa semplice e facile, deve anche saper risolvere i problemi, inaspettati (?) che intralciano il proprio lavoro amministrativo”.
L’Associazione Nazionale Libera Caccia, tutta, assicura che “sarà sempre pronta e capace di offrire suggerimenti tecnici e amministrativi appropriati, dettati soltanto da sentimenti collaborativi”.