“L’ Amore è quella cosa che rende il viaggio degno di essere percorso”. Così recita una famosa citazione di Franklin P. Jones. Del resto, cosa c’è nella vita di più importante dell’amore? La vita senza amore è come un albero senza frutti né fiori. Rita Dell’Omo sa cosa vuol dire crescere cercando ogni giorno, con coraggio, l’amore in ogni dove e in ogni cosa. Ha iniziato a respirare il profumo di questo meraviglioso sentimento sin da quando era bambina. Rita non ha mai avuto paura dell’amore perché le è stato insegnato che amare, altro non è che l’accettazione di ciò che si è, di ciò che è stato e di ciò che sarà, accogliendo con gratitudine tutto quello di cui la vita ogni giorno le fa dono. E’ con questo insegnamento che Rita cresce, diventando una donna, sensibile, generosa, empatica e altruista.
“Sono grata di tutto ciò che ho ricevuto dalla mia famiglia sin da quando ero piccola. La mia è stata una bellissima infanzia perché si respirava un bellissimo amore. Non ricordo di aver mai visto i miei genitori litigare. Si amavano e rispettavano, scegliendosi ogni giorno”. Emozionata e nostalgica, così Rita dell’Omo inizia la sua intervista.
Rita nasce a Latina il 22 febbraio ‘70 da mamma Alba e papà Fernando. È da loro che impara e sviluppa il senso estetico. Mamma vetrinista, papà nel mondo dell’arte, sono riusciti a farle respirare la bellezza vista con gli occhi della passione e dell’amore per tutto ciò che stimola emozione.
“Ho sviluppato il senso estetico grazie ai miei genitori. È grazie a ciò che loro hanno tramandato in me che sono da sempre cresciuta con l’idea di lavorare nella moda o nell’architettura. Una passione che ancora è rimasta. Da bambina vivevo a Perugia. A 6 anni ho fatto le scuole lì. Il mio più grande desiderio era quello di lavorare nel mondo artistico. Ho iniziato gli studi. Mi piacevano le lingue”, così prosegue Rita, ricordando la sua serena adolescenza. Purtroppo, però, la vita è fatta di alti e bassi. Si vive d’istanti. G. Donadei in una delle sue citazioni più famose, così recitava: “La vita è questa, niente è facile, e nulla è impossibile”. La vita è fatta di imprevisti e spesso non si è pronti ad affrontarli e Rita in quel momento ha sentito dentro di sé solo un terribile vuoto.
“Avevo 14 anni quando mia madre si è ammalata di leucemia. A 17 anni sono stata io la donatrice del midollo osseo. Sono stata sottoposta ad un intervento e non so neanch’io come sia riuscita a superare quella paura. Purtroppo, da lì a poco, la sua condizione di salute si è complicata ed è venuta a mancare. Per me, la sua scomparsa, è stato un grande trauma. Un trauma che mi ha letteralmente cambiato la vita. All’improvviso ho visto davanti ai miei occhi tutti i miei sogni frantumarsi in mille pezzi per il grande dolore. Essendo stata la donatrice, dentro di me (seppur inconsciamente) mi sentivo responsabile e ho iniziato a punirmi evitando, per anni, le cose belle. Avevo cancellato ogni forma di entusiasmo diventando cupa, seriosa, soffocando le mie ambizioni. La mia vita, all’improvviso era diventata sterile, non aveva più senso ciò che aspiravo a fare nel futuro o almeno non era quella che fino a quel momento mi ero immaginata”, prosegue Rita con un nodo alla gola che gli strappa la voce in un sussurro.
“Ho iniziato a fare tutto ciò che non mi gratificava, come se stessi cercando proprio quello, per non meritami di meglio. Ho studiato giurisprudenza. Ho fatto pochi esami, non era per me e ho mollato. Ho lavorato come segretaria di direzione, fatto corsi export. Ho fatto tutti lavori che non c’entravano nulla con la mia personalità e le mie passioni. Ho poi proseguito aprendo un’agenzia immobiliare, e in seguito ho accettato il ruolo di responsabile export /import per un’azienda italo-cinese. In quell’ambiente nulla è lasciato al caso. Dovevi vestire in un certo modo, imparare a relazionarti, ad usare un linguaggio e portamento consono alle circostanze. In quegli anni ho imparato tanto. Un viaggio durato fino a 30 anni,” prosegue. Ma non può piovere per sempre. E quando la tempesta è finita una cosa è certa, non si è mai la stessa persona che vi è entrata. Un vecchio proverbio cinese dice: “Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento” e Rita ha saputo cogliere con gratitudine quel cambiamento.
“Nel frattempo, ho fatto psicoterapia, una disciplina che mi ha permesso di capire il motivo per cui stavo portando avanti una vita che mi rendeva infelice. È stato lì che ho aperto gli occhi e ho guardato altrove e mentre continuavo a lavorare, ho sentito dentro di me la voglia di fare il grande salto e l’ho finalmente fatto. Ho lasciato questo mondo e ho fatto un corso da wedding planner in America. All’epoca non era ancora una professione conosciuta in Italia o comunque se ne parlava poco. Poi al mio ritorno, in un primo momento ho detto a me stessa che non avrei mai potuto sopravvivere con questo lavoro. Ma le cose hanno pian piano preso un diverso decorso. Ho iniziato a organizzare i miei primi matrimoni per le mie amiche rafforzando esperienza e passione. Ho così iniziato a vedere quel lavoro non solo come una semplice passione ma come una vera e propria professione. Ho continuato a fare corsi sul planning e sul design, alcuni con Enzo Miccio, per formarmi e non mi sono mai fermata. Da lì a poco mi si è aperto un mondo,” così Rita ripercorre le tappe del suo percorso professionale. Ma come in ogni viaggio ci sono sempre strade impervie da superare. Strade che rallentano il passo lasciandoti indietro.
“Per me era difficile impormi ed emergere perché mi sono sempre rifiutata di stare sulla scena e questo mi ha penalizzata. Ancora adesso è limitante. Purtroppo, per mia natura, non ho quest’indole perché sono dell’idea che questo lavoro vada fatto dietro le quinte e ne ho pagato il fio. La cosa di cui sono fiera è che le persone mi hanno sempre stimata, persino le colleghe. Questo mi rende consapevole del fatto che tutte le mie competenze sono evidenti e apprezzate, in un mondo dove la concorrenza è diventata spietata. Se dovessi fare un bilancio il mio più grande errore è stato quello di non mettermi davanti alle telecamere… finora!” prosegue ironicamente sorridendo.
Donna sensibile, maniacale e affidabile, Rita Dell’Omo è riuscita ad emergere e a diventare, dopo oltre 23 anni di esperienza tra le prime Wedding Planner riconosciute e certificate in Italia, e l’unica in Umbria. Una professionista ed esteta di questo mondo, tra le più apprezzate proprio per la sua trasparenza e onestà intellettuale. E tra le citazioni che più la rappresentano, quella di Antonio Curnetta, racchiude quanto di più vero sulla sua personalità: “Nelle mie parole, ciò che penso. Nei miei silenzi ciò che sento.”
“Non nascondo nulla, anche se la cosa non mi gioca a favore. Sono sempre proiettata verso l’altro. Le coppie devono trarre dei vantaggi sempre e comunque. L’esperienza sul campo è sicuramente per me un punto di forza insieme all’empatia. Riesco a mettermi nei loro panni e le spose si sentono capite. La mia capacità di cogliere emozioni, gusti, idee, di rendere reale un sogno che riescono solo a idealizzare e farlo diventare concreto, viene percepita e per me è un privilegio. Il punto di debolezza è che queste cose si capiscono solo entrando in contatto diretto con me, in quanto dall’esterno risulto una persona severa e molto sulle sue. In realtà è tutta apparenza. Chi mi conosce sa che sono una persona cordiale e molto alla mano”, conclude fiera dei suoi traguardi. Innamorata del bello, alla domanda: Se fossi una parola, Rita risponde sicura di sé:
“Estetica”. Non poteva riconoscersi in parola diversa per descriverla. Una parola che racchiude tutta la sua personalità, le sue emozioni e passioni come quella per il canto.
“Al canto mi sono avvicinata perché mia madre era una grande appassionata di musica, in modo particolare di Charles Aznavour, Jaques Brel e di Mina in modo viscerale. Tanto è vero che era in lista per partecipare come concorrente al Musichiere, ma a causa della prematura morte di Mario Riva, la trasmissione non proseguì. La mia voce è molto simile a quella di Mina, mia madre l’avrebbe apprezzata. Avevo circa 20 anni quando per gioco ho iniziato a cantare brani di Mina, e tutti credevano che la volessi imitare, ma in realtà la mia voce è molto simile. Lo facevo solo per una mia passione, lo sanno tutt’ora in pochi, anche se sporadicamente mi sono esibita per un’associazione musicale in alcuni spettacoli di beneficienza. Ora non canto più ma non potrei mai rinunciare alla musica.”
Rita donna forte e determinata ha dovuto affrontare non pochi momenti di dolore che ancora ricorda come se fosse una ferita che al solo ricordo si riapre, come il giorno dei funerali di sua madre. Un’immagine ancora nitida nella sua mente che ha sempre offuscato i suoi sogni, ma che con gli anni è diventata la sua forza, il suo stimolo ad uscire da quel guscio che si era creata dando forza alle sue paure.
“Avevo 17 anni eravamo nella camera mortuaria del San Camillo a Roma. Non volevo vederla, il dolore era troppo grande. Quando ho preso il coraggio per farlo, ho realizzato che era tutto vero e il mondo mi è crollato addosso. Ho visto la mia vita scorrere come se stessi vedendo un piccolo frame di un film. Il film della mia futura vita e di come sarebbe cambiata in peggio. Avevo in programma di studiare a Milano ma ci ho dovuto rinunciare e tutto mi sembrava perso per sempre. Da quel lutto ho deciso di non avere figli. Non volevo far passare loro quello che ho vissuto io”, una decisione radicale, ma Rita sa essere anche categorica all’occorrenza.
Nonostante tutto, le sue spalle sono sempre state forti e la vita le ha insegnato a rialzarsi. Fortunatamente da qualche anno non è più da sola, ma con la persona che più di tutte ha saputo comprenderla ancor prima di amarla, dandole forza e sostegno nel bene e nel male: il marito Stefano Coggiola.
“Mio marito è stato il mio porto sicuro che mi ha dato la stabilità di cui avevo bisogno. Era l’unico che poteva tenermi testa su questa terra ed è un aspetto che tutt’ora mi affascina”. Stefano non è stato il solo ed unico supporto nella vita e nel lavoro. A valorizzare la sua professionalità tutto il mondo BNI. Una realtà che le ha permesso di tessere la tela di nuove relazioni, conoscenze che le hanno aperto possibili futuri orizzonti non solo professionali ma soprattutto relazionali.
“Io non conoscevo questa organizzazione. Me la ha fatta conoscere mio marito. Quando ci siamo trasferiti da Torino a Latina e stavamo cercando una rete che ci desse delle basi sul territorio, ci siamo iscritti ad un capitolo di Roma. Per natura sono una persona che ama i contatti, lo spirito di squadra, mi piace questo tipo di approccio che punta all’aiuto reciproco. È un’esperienza che consiglio perché è una struttura e si sposa molto con i miei valori e principi. “Responsabilità e Givers gain” sono i core values che sento più vicini al mio essere” conclude soddisfatta ed entusiasta del fatto che questo semestre la vede alla presidenza di un capitolo della Region Perugia.
Ma come ogni guerriera ha le sue debolezze che oggi, dopo un duro lavoro su di sé, sono diventati i suoi punti di forza. La vita è una giostra, a volte sale e a volte scende. È nelle risalite che si diventa forti.
“Sono una donna molto sensibile ma non amo far trapelare questo aspetto di me, per una forma di autoprotezione, anche se oggi è diventato il mio punto di forza. La paura è il mio più grande limite. Il proverbio “quando ti scotti con la minestra soffi anche sull’insalata” descrive perfettamente gli strascichi con cui devi fare i conti quando vivi un evento traumatico. Oggi però ho imparato ad accettare la paura, convincendomi che fa comunque parte della vita e cerco di trovare da essa sempre un aspetto positivo, un insegnamento che mi fortifichi”, così prosegue fiera.
E alla domanda quali sono i tuoi progetti futuri, Rita non ha dubbi: “Il mio progetto per il futuro è di lavorare esclusivamente in Umbria e diventarne punto di riferimento perché, a seguito del Covid, ho capito, tra le altre cose, che la qualità del tempo e della vita è importante. È in questa meravigliosa terra che voglio fermarmi, perché la amo. Nessun luogo sarebbe migliore per proseguire il mio cammino. Del resto, è qui che sono cresciuta.” Il suo sguardo si riempie di emozioni e la sua voce di entusiasmo per quello che sarà il suo meraviglioso futuro. E come non può tutto questo entusiasmo travolgere chi come lei riuscirà a raggiungere i propri sogni, magari trovando in questa storia, la forza per non mollare.
“Non rinunciare mai ai propri sogni, questo suggerirei a chi ne ha uno proprio ma ha paura di realizzarlo. Gli suggerirei di impiegare tutte le energie possibili, di perseverare sempre con fiducia. Come recitava Sàndor Màrai in una delle citazioni a me più care: “La gente si accontenta della superficie, di quei segni convenzionali che può scambiarsi senza pericolo, dell’assaggio, e resta assetata per tutta la vita”. Mai perdere la grinta e la voglia di fare” così, conclude la sua intervista Rita Dell’Omo, augurandosi di ispirare ogni lettore a fare dei propri sogni la vera missione di vita.
Intervista di Laura Caldara